In questo momento di particolare preoccupazione per l’emergenza del coronavirus un pensiero va a tutti coloro i quali si stanno prodigando attivamente per aiutare l’Italia e i cittadini a superare il momento difficile: medici, infermieri, analisti di laboratorio, volontari, Protezione Civile, autorità.
Grazie per tutto quello che state facendo!
Vicinanza e umana comprensione per la preoccupazione e le sofferenze delle persone colpite dal morbo e che stanno lottando, rispetto alle quali sono inutili altre parole.
Ci sarà tempo poi per riflettere su come è stata gestita la crisi e la comunicazione.
Autorità, politici, giornalisti, addetti alla comunicazione, tutti, dovrebbero usare senso di responsabilità, condividere messaggi e contenuti, citare fonti attendibili e comunicare in modo adeguato alle circostanze, cosa che purtroppo, in molti casi, è stata fatta in modo piuttosto discutibile, come dimostra l’ondata di isteria collettiva che sembra caratterizzare questo momento.
Si potrebbe però, tanto nelle cose piccole, come nelle grandi, evitare, in gran parte, quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo, d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare.
Ma parlare, questa cosa così sola, è talmente più facile di tutte quell’altre insieme, che anche noi, dico noi uomini in generale, siamo un pò da compatire.
Alessandro Manzoni – Promessi Sposi
E un’altra frase di Manzoni mi colpisce per la sua attualità:
Così l’ignoranza, coraggiosa e guardinga alla rovescia, aggiungeva ora angustie all’angustie, e dava falsi terrori, in compenso de’ ragionevoli e salutari che aveva levati da principio.
Citare statistiche, ‘enfatizzare la vita nella zona rossa’, far vedere immagini di paesi deserti con l’intento di colpire e fare audience invece che informare ha, in casi come l’attuale, un effetto devastante, non dimostra ne senso di responsabilità nei confronti di chi preoccupato cerca chiarezza, conforto e sicurezza, ne è rispettoso di chi il disagio lo sta vivendo sulla sua pelle.
Ma come ho detto spero sia oggetto di future riflessioni.
Tra le stranezze di questi tempi annoveriamo il gran parlare che si fa dello ‘smart working’ come se fosse una grande invenzione, una novità e la soluzione del problema per chi si deve recare in azienda.
Ma cosa ne penseranno albergatori, ristoratori, addetti ai servizi, settori dell’intrattenimento (teatri, cinema) ecc. ecc. che lavorano a contatto con il pubblico?
Noi, ad esempio, rientriamo in questa categoria; per proteggere i nostri clienti, abbiamo cancellato delle attività di training, subendone un rilevante danno economico, e inoltre, noi come tanti altri, lavoriamo nelle aziende a contatto con le persone e in un momento così impegnativo queste attività sono le prime ad essere cancellate.
E che dire delle numerosissime attività produttive che, fortunatamente, ci sono ancora nel paese? Vogliamo proporre che i dipendenti si portino a casa una pressa, o un tornio?
Sono, naturalmente, ben contento per quelle aziende e quei dipendenti che possono continuare a lavorare da casa e se possono farlo molto bene.
E tutti gli altri?
Quest’emergenza impatterà in modo pesantissimo su tutta l’economia del paese.
E’ espressione di quel mondo VUCA (Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity) che ora non è più un’astrazione ma una realtà… il lato peggiore della globalizzazione.
Vi è anche rischio di interruzione delle supply chain su alcune merci oramai prodotte, con visioni miopi, solamente nel Far East, con buona pace di tanti studi sul rischio e procedure per assicurare la continuità del business, per non menzionare la de-industrializzazione del nostro paese che decisioni manageriali e politiche mancanti di ogni visione strategica hanno creato e rischiano di creare con la distruzione di interi settori produttivi.
Ho vissuto, semplicemente per un fatto anagrafico, la crisi che segui la prima guerra del Golfo nel 1991 (con conseguente svuotamento dei supermercati, la storia si ripete..sig!) la successiva e ancora più pesante crisi dell’11 settembre 2001 e l’ultima recessione del 2008.
Questa nuova emergenza ci porterà a ripensare e rivedere modelli e comportamenti pericolosi e distruttivi?
Oppure una volta passata e salvata la pelle proseguiremo fino alla prossima?
Già.. perché c’è sempre una prossima volta…
Abbiamo bisogno di informazioni corrette, di una comunicazione responsabile e misurata, di ragionevolezza, calma e condivisione per superare una crisi di portata nazionale che deve spingere tutti a fare la propria parte.
Siamo ancora nel mezzo del caos, ma possiamo cominciare a pensare a cosa viene dopo, a cosa sarà necessario cambiare, dovremo riflettere e imparare la lezione, solo così questa cosa terribile e assurda potrà trovare un qualche senso.
Forza e coraggio…allora!
Ce la possiamo fare a uscirne forse più forti di prima.
Design a better world
Buona settimana
Massimo
6 Comments