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La bolla. Pensieri dalla “Zona Arancione”.

E’ ufficiale, da stanotte siamo nella “Zona Arancione”…
La Lombardia viene “quarantenata” (che parola orribile, sig!) per cercare di limitare la diffusione del Covid 19.
Preoccupazione, ansia e incertezza per i tanti che stanno lottando contro il virus e per l’impatto pesantissimo che avrà a livello economico, sono tra i sentimenti che, probabilmente, ci accomunano tutti. 
Per le prossime settimane mi aspetto, purtroppo, un azzeramento delle nostre attività. Svolgiamo come piccola, ma innovativa, società di ‘non-consulenza’,  attività a contatto con le persone; nel nostro tipo di lavoro, come per molti altri, il tanto citato ‘smart working’ non può essere applicato. Quindi non potremo lavorare, andare da clienti per qualche tempo.
Siamo in una sorta di bolla, sospesa in un limbo dal quale non sappiamo come uscirne e quando finirà.
Scriverne ha un che di terapeutico che aiuta ad esprimere l’inesprimibile e a cercare un senso in questo momento di caos globale.

Televisione, social, politici, esperti, una ridda di voci per dire in realtà molto poco, un insieme di pareri nella maggior parte dei casi, per essere gentili, inutili, fastidiosi e fonte di disinformazione. 
Comportamenti folli, come quelle persone uscite dalla zona rossa di Codogno che sono andati in vacanza in Trentino, o altri che volendo dimostrare coraggio diventano veicoli di contagio. 
Avremo modo in futuro di ragionare sulle tante follie di questi giorni, cercando, una volta che riusciremo a mettere in prospettiva l’intera vicenda, a vederne le tante assurdità. 
La messa in quarantena delle aree è un rimedio che risale al Medioevo, unico strumento per cercare di limitare la diffusione dell’epidemia. 
La preoccupazione delle autorità è di evitare il collasso del sistema sanitario. 
Pur essendo estremamente grato all’impegno e alla passione del personale medico che in queste settimane sta svolgendo un lavoro incredibile, spero, rifletteremo sulle tante criticità della sanità che erano già presenti prima dell’arrivo del Covid 19, criticità così spesso trascurate e irrisolte.
Il sistema era già vicino al punto critico fin da prima del virus e l’impennata creata dall’epidemia ne sta solo accelerando la crisi. Ma ora dobbiamo cercare di superare l’emergenza e una volta passata deciderci a rivederne profondamente alcuni presupposti.

Fatte tutte queste considerazioni sempre qui siamo. 
La realtà è come è e non come ci piacerebbe che fosse.
Cosa possiamo fare, quindi?

Abbiamo visto, di questi tempi, momenti di isteria e panico collettivo, quindi prima di tutto dobbiamo cercare di rimanere equilibrati, calmi e non farci prendere da momenti di follia.
Tutto questo, è solo una questione di tempo, finirà! Speriamo, naturalmente, il prima possibile ma avremo qualche settimana molto tribolata, cerchiamo di superarla non cadendo preda dello sconforto o dell’angoscia. 
Cominciamo a pensare al dopo, a quello che sarà necessario cambiare, a quello che tutta questa vicenda ci ha insegnato, agli errori commessi e ad alcuni presupposti da modificare.
Ho deciso, come piccolissima cosa, che quest’anno le vacanze (sperando che per agosto il problema sia stato superato) le passeremo in Italia, dando così il nostro piccolissimo contributo alla ripartenza. 
Ritorneranno alcune abitudini che al momento è saggio interrompere, come farebbe un malato che in cura deve attenersi a una dieta e sospendere alcuni comportamenti per superare la malattia e metteremo nella giusta prospettiva ‘smart working’, strette di mano, incontri sociali, ecc. 
Non credo, al contrario di alcuni, che certe cose cambieranno perché sono proprio quelle cose che ci rendono umani e non voglio pensare a un futuro fatto di estremo individualismo, di isolamento sociale o di rapporti gestiti on-line. Se fosse così sarebbe davvero molto triste. 
Voglio poter abbracciare un caro amico o stringere una mano senza dovermi poi disinfettare… Certo, in questo momento, come si farebbe con un malato verso il quale si devono avere attenzioni particolari, è doveroso seguire le norme indicate dal Ministero della Sanità.
E questo ci riporta anche a un altro punto: il senso di responsabilità.

Responsabilità verso gli altri e verso la collettività, l’attenzione all’altro, all’ambiente, al rispetto delle regole che non devono essere assurde ma ben pensate. 
Dovremo sia a livello nazionale e certamente anche a livello europeo rivedere parecchi presupposti, proprio partendo da valori e principi per finire poi ai comportamenti. Abbiamo visto paesi fare scelte scellerate ed egoistiche con buona pace di una visione europea o, cosa fantomatica, mondiale. 
Quando quei signori si riuniscono producono topolini; è un tema di carattere più generale, cioè la difficoltà della politica di affrontare questioni che richiedono metodi e visioni profondamente diverse da quelle seguite fino ad oggi. Dovremo rifondare e ripensare, allora, la cooperazione internazionale.
Dovremo riaffrontare il tema della comunicazione in situazioni di rischio e, udite udite, ridimensionare il ruolo dei social, virus nel virus… e qui mi auguro una presa di coscienza collettiva. Non mi riferisco a un loro ridimensionamento per legge (l’amico lettore non si preoccupi), ma a un uso attento che può derivare solo da un’accresciuta consapevolezza degli utenti e quindi a educazione, studio, riflessione. 
Le supply-chain dovranno essere ripensate e dovremo riacquisire know-how che abbiamo esportato con troppa facilità dietro a visioni di brevissimo termine, e forse più in generale, dovremo rivedere certi presupposti di un’economia sempre più legata alla finanza, alla massimizzazione del profitto invece che al bene collettivo che dovrà entrare nell’equazione, dando pieno significato alla frase ‘responsabilità sociale’ che troppe volte è citata ma assai poco applicata.
Incombono altri enormi problemi che potrebbero deflagrare causando nuove crisi di portata eccezionale: ambiente, flussi migratori e una polarizzazione della ricchezza che rischia di innescare una bomba sociale di dimensioni planetarie, tutte questioni che richiederanno un modo radicalmente diverso di fare politica a livello nazionale e internazionale.
Ci sarà tantissimo da fare e molto sul quale lavorare.

Siamo nella bolla in questo momento che ci stringe in uno spazio ristretto. 
Sarà un caso che il Covid 19 è sferico? 
Una bolla che può soffocarci chiudendoci nella paura, nell’ansia, nella preoccupazione e che rischia di avvitarci in una spirale negativa. 
Viviamola dunque questa paura, accettandola, capendola ma superandola, c’è sempre un dopo che prima o poi arriva, è nell’ordine naturale delle cose.
Rispettiamo le regole con senso di responsabilità ma non perdiamo la fiducia che le cose possono essere migliori, che possiamo davvero cambiare le cose, che possiamo uscirne più forti di prima avendo imparato; per riuscirci dobbiamo solo volerlo fare ed essere disposti a impegnarci per farlo. 
Certe responsabilità, soprattutto quelle davvero importanti, non possono essere delegate e queste forse sono le più fondamentali: essere per l’uomo e progettare un mondo migliore.
Usciremo dalla bolla, facciamoci trovare pronti…

Design a better world
Buona settimana
Massimo

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