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E’ ora di cominciare a pensare al ‘dopo’…

By 31 Marzo 2020 No Comments

Ci sarà un dopo?
Certamente si. 
Il ‘lockdown’ non può continuare all’infinito e prima o poi bisognerà uscire da questa gigantesca bolla.
Si comincia a parlarne. 
Al momento, ovviamente, non è ancora chiaro quale sarà il percorso da seguire anche perché sono ancora molte le cose che non si sanno.
Tuttavia immaginare di fare studi a campione sulla popolazione per comprendere meglio la distinzione tra tasso di letalità e tasso di mortalità potrebbe essere molto utile, così anche per cercare di capire meglio diffusione e contagio. 
Tamponi si, tamponi no… non voglio entrare in una discussione che richiede competenze di epidemiologia e di medicina che non ho, ma la scienza ci insegna che si possono fare test, analisi di campionamento, per acquisire quelle informazioni che non abbiamo.
Trovo anche sensata l’idea ventilata di riaperture graduali e scaglionate ma che dovrebbero essere supportate da ricerche e analisi.
Altrettanto ragionevole mi sembra potenziare la struttura sanitaria, anche per il rischio di una seconda ondata epidemica che potrebbe sempre verificarsi.

Correndo il rischio di attirarmi qualche critica, non capisco invece bene cosa sta facendo o non facendo il governo. 
E’ di oggi la polemica del presidente della Regione Lombardia sulle pastoie burocratiche per il rilascio delle mascherine. Storia, se è vera, assolutamente incredibile.
E che di dire di conferenze stampa che non dicono nulla e lasciano tutti nell’incertezza?
Il povero presidente Conte, che si è trovato a gestire questa cosa enorme, non è Winston Churchill, non ne ha né il carisma né lo spessore politico e forse dovrebbe operare con maggiore condivisione chiamando le varie forze politiche a una presa di responsabilità. 
Ma lascio ad altri, più preparati, l’analisi di come quest’emergenza sia stata gestita a livello politico con un continuo conflitto, tra l’altro, tra le regioni e il governo e con una comunicazione che lascia davvero molto a desiderare e ingiustificabile da parte di chi governa un paese cosiddetto civile e moderno. 

Ora dobbiamo fissare delle priorità. 
E’ il momento di smetterla con discorsi sul ‘sesso degli angeli’ e di preoccuparsi delle cose concrete. Per esempio, la salute dei cittadini e non solo di quelli contagiati ma anche del resto della popolazione che in questo momento se non muore di corona virus rischia di morire per tutte le altre patologie: potenziare la sanità, prepararsi ad immettere dottori e infermieri, attrezzature e materiali; lavorare seriamente per rendere i processi efficienti e liberarsi di tutta una massa di cialtroni che occupano posizioni di potere ottenute solo per ragioni di convivenza politica e non di competenza.

Sento raccontare spesso che la nostra sanità è un caso di eccellenza. 
Vorrei venissero chiariti e definiti i criteri che ci fanno dire una cosa del genere, quando molte analisi dimostrano che abbiamo un rapporto di letti/cittadini, ad esempio, che si situa a livello medio rispetto ad altri paesi. 
In cosa siamo eccellenti? Come misuriamo l’eccellenza? 
E inoltre se siamo bravi non siamo perfetti, per cui possiamo ancora migliorare no?

Ho già scritto altrove quanto siamo debitori agli sforzi eroici che stanno facendo in questo momento dottori e infermieri troppo volte messi a lavorare in sistemi che non li aiutano, ma questo non significa dimenticarsi che il sistema si può migliorare. 
Proprio in Lombardia le liste di attesa prima della crisi per certi esami erano di mesi che si accorciavano a ore se si andava in privato. Ce lo siamo dimenticati?

La verità è che nessuno, nessun paese, era preparato a gestire questa epidemia e allora cosa ci ha insegnato? Cosa vogliamo cambiare/migliorare?
Sono almeno 10 anni che folli riforme scritte da politicanti incompetenti (e magari qualcuno lo abbiamo anche nominato senatore) hanno depauperato il sistema sanitario, ci vogliamo ragionare sopra o cancelliamo tutto? Sappiamo da tempo che sarebbero mancati i dottori, perché non abbiamo provveduto?

E l’economia? Il supporto alle aziende e alle imprese?
Secondo alcuni studi autorevoli il calo del del PIL potrebbe arrivare al 15%, come confronto, si pensi che il calo del PIL durante la crisi del 2008 fu del  4.5%, questo significa che se vogliamo evitare un disastro economico dovremo sostenere uno sforzo maggiore (interventi a supporto dell’economia) in un arco temporale molto più ridotto. 
Fuori da tutte le belle dichiarazioni d’intenti, cosa succede in pratica, intendo di concreto domani mattina?

E l’Europa? 
Abbiamo ricevuto aiuti dalla Cina, dalla Russia, da Cuba, anche dall’Albania e tutti gli altri? Euro-egoismo?
Anche l’Europa, se vuole sopravvivere come entità politica ed economica dovrà rivedere parecchie cose. Dovrà essere rifondata.
Riusciranno questi politici a farlo? Quale visione propongono? Qual’è il piano di lavoro concreto, misurabile e tempificato?
Sono state formulate proposte concrete, serie e in molti casi ragionevoli, riusciremo a metterle in atto? 
I nostri rappresentanti hanno il coraggio di metterci la faccia? Si assumeranno la responsabilità? Riusciranno a mettere da parte questioni di bottega per superare l’emergenza?
Smettiamo di parlare del nulla e confrontiamoci su cose concrete: scuola, ospedali, economia, mercati, traffico, infrastrutture, settori produttivi, ecc. Basta con la teoria/ideologia e andiamo sul ‘fare’.
Una grande sfida che richiede e richiederà nuovi modelli, nuovi schemi, un diverso senso di responsabilità di politici, imprenditori, cittadini.

E in ultimo, proprio noi tutti, dobbiamo deciderci a diventare cittadini, istruiti, educati, responsabili, disciplinati, informati. 
Dobbiamo smettere di sentirci sudditi ai quali l’aristocrazia (la politica, i forti interessi economici, i cosiddetti poteri forti) fa passare tutto e il contrario di tutto e quando ha esaurito tutte le possibilità aumenta le tasse (mentre i soliti furbetti continuano ad evaderle) o si inventa continuamente nuove autocertificazioni. Basta con una burocrazia soffocante, inutile e costosa.

Vorrei chiudere con la famosa metafora di Plutarco:
Credo che la politica sia come un pozzo: chi vi cade dentro accidentalmente e inaspettatamente, è preso da angosce e rimorsi, mentre chi vi scende con la tranquillità che gli deriva dalla preparazione e dalla riflessione, affronta gli impegni con senso di misura e niente lo può esacerbare, perché è il bene, e nient’altro, il fine della sua azione.

Abbiamo bisogno, oggi più che mai, di preparazione e riflessione e azioni finalizzate al bene di tutti.
Perché dal pozzo si può e si deve uscire. 
Siamo in molti a volerne venir fuori; è ora di cominciare a pensare al ‘dopo’.
Al ‘dopo’… ma che sia un ‘dopo’ diverso, migliore, con un ruolo come cittadini, come italiani, come europei e con politici all’altezza della sfida.
Di meno non può essere accettabile.
La prossima partita è sul futuro che vogliamo costruire.

Design a better world
Buona settimana
Massimo

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