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La Pandemia: non perdere la bussola.

By 4 Novembre 2020 No Comments

Rieccoci! 
Con un termine infelice a quello che è stato definito ‘lockdown soft’ (cosa poi ci sia di soft non credo lo sappia nessuno). 
Devo ammettere che non mi sorprende del tutto. Ho segnalato fin da marzo che la gestione di questa pandemia era molto confusa, contraddittoria e pasticciata nonostante gli assurdi proclami di definirsi ‘modello da prendere ad esempio’ (sig!).
Rimando l’amico/lettore ad alcuni dei post precedenti dove segnalavo alcune perplessità.

In un bell’articolo pubblicato su Domani del 26 ottobre 2020 dal titolo premonitore ‘Quel primo momento di verità dopo la propaganda’, la filosofa Giorgia Serughetti scriveva:
La tendenza generale è leggere il presente restando aggrappati a schemi del passato, nell’attesa di un improbabile ritorno ai funzionamenti noti e ai problemi ordinari. Questo, però, non è possibile.
Violenti o nolenti, i decisori politici devono confrontarsi con una situazione in cui, come ha scritto il sociologo tedesco Helmut Rosa, “molte catene processuali sono state interrotte, molte abitudini spezzate, molti ingranaggi inceppati”.
Siccome le società complesse fanno largamente affidamento proprio su regole di funzionamento e d’interazione fisse e predeterminate, questa condizione di assoluta necessità appare non solo sconcertante dal punto di vista pratico ma anche difficile da afferrare sul piano cognitivo.
Ciò resulta tanto più arduo per una politica che, da  decenni, ha perso capacità di visione. Che, in un processo di costante svalutazione, si è ridotta soprattutto a pratica di amministrazione della cosa pubblica con “cassette degli attrezzi” già pre-costituite. Ora che queste appaiono irrimediabilmente obsolete, il rischio di smarrimento si fa evidente.

Due punti fanno riflettere: leggere il presente restando aggrappati a schemi del passato, chi mi ha seguito e mi conosce sa bene da quanto tempo sostengo che sia necessario un cambio di paradigma (modelli di pensiero) non solo nei decisori politici ma anche in imprenditori e manager e, altro spunto interessante, le “cassette degli attrezzi” già pre-costituite, ovvero l’uso dei soliti tool spacciati come innovativi anche nel mondo del business pieno di tanta supposta ‘innovazione’ che altro non è se non il riproporre ricette vecchie con nomi nuovi.
Il risultato non è più un rischio ma purtroppo una certezza: un pervasivo e strisciante senso di smarrimento condito di ansia e preoccupazione.

La mia riflessione di oggi non è sulla politica che osservo con un crescente senso di fastidio e di sorpresa per un modo di discutere e di argomentare tipico della tv spazzatura che vuole colpire a tutti i costi attento all’audience o ai sondaggi più che a un serio processo di comprensione, analisi e decisione, ma sul mondo delle aziende riprendendo molti temi che mi sono vicini.

Serve una ‘lettura del presente’ con uno sguardo nuovo e con nuove categorie concettuali cosa non facile perché è sempre problematico mettere le cose in prospettiva mentre ci sei immerso fino al collo è, tuttavia, assolutamente necessario. 
Il giorno della presa della Bastiglia, 14 luglio 1789, Luigi XIV scrisse sul suo diario ‘Oggi niente di nuovo.’ Una incapacità di vedere i cambiamenti pericolosa.
E a proposito di soluzioni (cassette degli attrezzi) che non funzionano potremmo ricordare la celebre frase di Einstein ‘non si possono risolvere i problemi con lo stesso modo di pensare che li ha creati’. 
Immagino che vorreste soluzioni o idee o proposte. Ne parlerò magari più avanti poiché tutta questa premessa serviva a introdurre il vero tema, cioè il senso di smarrimento, ansia e preoccupazione che ci ha preso tutti. 
Come possiamo combatterlo?
Senza aver la pretesa di originalità o di proporre una soluzione definitiva voglio provare ad esprimere il mio punto di vista.

Non dirò ‘bisogna essere positivi’ perché in questo momento rischierei un TSO – Trattamento Sanitario Obbligatorio – però equilibrati si.
La gestione della comunicazione è uno dei grandi errori di questa pandemia. Un errore nel quale sono caduti tutti o quasi tutti. Giornalisti, politici e scienziati vari. 
Dai DPCM incomprensibili e confusi (vedi i ‘congiunti’ e le ‘raccomandazioni’ vero e proprio obbrobrio giuridico) di Winston ‘Giuseppi’ Conte, alle conferenze stampa negli orari di massimo ascolto, alle aperture dei TG con il numero di morti/positivi, è stato tutto un enfatizzare la paura e il terrore generando uno stato di preoccupazione molto vicino al panico. E il panico è la cosa che si dovrebbe in una situazione di emergenza assolutamente evitare. 
Ricordo ancora molto bene quando la CNN trasmise il primo attacco americano a Saddam Hussein, era il 1991, la gente in Italia corse ai supermercati per fare la scorta di cibo perchè ‘eravamo in guerra’. Comportamento assolutamente irrazionale che si è ripetuto di fronte al primo lockdown. 
In un’emergenza le due cose da fare sono attivarsi subito, agire per mettere in atto le contromisure possibili e gestire la comunicazione proprio per evitare il panico. Tutti abbiamo visto e vediamo invece come viene svolta una comunicazione isterica che non informa ma agita. 
Da evitare anche la comunicazione trionfalistica (‘modello Italia da prendere ad esempio’ – cosa non vera, l’amico/lettore si documenti su come l’epidemia è gestita in Giappone con più di 120 milioni di abitanti o in Sud Corea con 54 milioni di abitanti o in Germania) o negazionista (teorie complottistiche varie, dittatura sanitaria e via dicendo) entrambe da evitare pur per ragioni diverse. 
Esserne consapevoli ci aiuta a pesare le cose, a collocarle nel giusto contesto. E’ uno sforzo personale perché purtroppo non siamo aiutati dai mass media. Informarsi, studiare, capire e porsi domande aiuta molto e ci permette di essere consapevoli e di osservare quello che succede con un certo distacco.

Le epidemie hanno accompagnato la storia dell’uomo, anche epidemie molto più gravi di quella che stiamo passando ora, e siamo sopravvissuti. Passerà anche questa. 
La mia generazione fortunatamente non ha vissuto guerre, ma ha vissuto gli ‘anni di piombo’, l’11 settembre, la crisi del 2008 e sta vivendo la crisi del Covid 19. Sono convinto che ne usciremo. Dovremo poi lavorare parecchio per mettere a posto i disastri economici e sociali che ne deriveranno, ma ne usciremo. 
Ovviamente facciamo tutto quello che dobbiamo fare, protezioni, mascherine, distanziamento, seguiamo le regole anche se alcune discutibili, ma insomma prendiamola con un pò di filosofia. Non lasciamo che il virus della paura ben più letale del Covid ci contagi e ci faccia sbaragliare. 
Ora più che mai, chi ha un ruolo di responsabilità deve mantenere un atteggiamento equilibrato, informando, tranquillizzando e incoraggiando le persone che ha vicino. 
Non trasferisca paure irrazionali ed eserciti un ruolo di guida e di esempio, punto di riferimento in un momento di forte instabilità. 
Il mondo deve continuare a funzionare, con le dovute attenzioni e limitazioni, ma la vita continua. 
Teniamo le persone vicine, ascoltiamole, ascoltiamo ansie, paure e preoccupazioni, ma tranquillizziamole. Consapevoli, attenti, ma non bloccati.
Come ha detto qualcuno, il coraggio non è non avere paura, ma avercela e andare avanti lo stesso. E dobbiamo andare avanti.

Vorrei alleggerire citando il mitico Claudio Bisio: La cosa più intelligente che c’era sul mio Manuale delle Giovani Marmotte era: «Come distinguere il Nord dal Sud». Diceva: «Prendi la bussola… e guarda: dove c’è il muschio quello è il Nord».
Mascherine, gel, distanziamento sociale e … bussola: cerchiamo il muschio e troveremo il Nord.
Sul mio cellulare tengo una frase che mi aiuta nei momenti di difficoltà: ‘Il mondo cade a pezzi da sempre, quindi rilassati.
Nessuna negazione del problema, ma attenzione e fiducia che passerà.
Teniamo la direzione con calma e senso di responsabilità.
Passerà anche questa. 

Buona settimana
Design a better world
Massimo 

Foto crediti:
Foto da Amazon.it.

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