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Change

By 22 Settembre 2014 Marzo 29th, 2018 No Comments

Change

Ero tentato di intitolare il post di questa settimana, “rivoluzione”, poi mi è sembrato un po’ forte e ho optato per un più tranquillo “change”.

E’ proprio di questi giorni l’intenzione del governo di varare il “Jobs Act”, mi basterebbe la seconda parola: “act”, agire. Che si sbrighino a fare qualcosa, che smettano di discutere e comincino a fare. Abbiamo bisogno di ripensare profondamente diverse cose che riguardano questo paese.

Nel 2014 stiamo ancora parlando di art.18, dimostrazione di come questioni mal poste conducano a discutere di falsi problemi. Dal 2007 sono andati persi quasi due milioni di posti di lavoro, di quali diritti stiamo parlando? Con le procedure previste per legge, si può chiudere un’azienda con centinaia di dipendenti e con l’accordo del sindacato, ancora, di che tutele stiamo parlando? E sul fronte degli imprenditori le cose non vanno meglio: basta vedere il numero di aziende scomparse dall’inizio della crisi.

Certo la crisi ha ragioni lontane e anche esterne al nostro paese, ma come dimostrano altre nazioni, le reazioni possono essere diverse, più o meno efficaci. E anche in Italia ci sono, a parità di tutte le altre condizioni, aziende che se la stanno cavando bene.

Dobbiamo cambiare un bel po’ di cose. Intanto riflettere sul rapporto aziende/sindacati che continua a essere improntato al conflitto, che è una delle possibili modalità, non certamente l’unica, esiste infatti anche la collaborazione, ma questo vorrebbe dire ripartire da una serie di valori condivisi con l’obiettivo di rilanciare il sistema paese, l’economia e l’occupazione.

Il sindacato dovrebbe evolvere verso un modo di pensare più moderno, ma anche gli imprenditori dovrebbero modificare qualcosa. La maggior parte delle aziende è gestita ancora come veniva gestita negli anni ’70 e questo non funziona più. E’ necessario che ci sia un profondo cambio nelle pratiche di gestione aziendale, che si vada verso un modo più moderno di fare impresa, che riporti le persone al centro dell’azienda. Sono sfide da far tremare i polsi ma sono anche meritevoli di tutto l’impegno possibile.

Stiamo parlando del futuro … il nostro futuro, del nostro paese, delle nostre persone, dei nostri figli.

Il futuro è decisamente aperto. Esso dipende da noi; da tutti noi. Dipende da quello che noi e molte altre persone facciamo e faremo; oggi, domani e dopodomani. E quello che facciamo e faremo dipende a sua volta dai nostri pensieri; e dai nostri desideri, dalle nostre speranze, dalle nostre paure! Dipende da come vediamo il mondo; e da come valutiamo le possibilità largamente disponibili del futuro.

Quando dico che “l’ottimismo è un dovere”, questo non implica soltanto che il futuro è aperto, ma anche che tutti noi lo configuriamo attraverso quello che noi facciamo: noi tutti siamo corresponsabili di quello che sarà.
(Karl Popper)

changeL’immagine di Clark Kent che si trasforma in Superman vuole essere un modo leggero di segnalare proprio questo, che dobbiamo trasformarci in cittadini più responsabili, in persone che quotidianamente danno il loro contributo come lavoratori, manager e imprenditori sia nell’interesse delle nostre aziende ma anche nell’interesse della collettività che a queste è strettamente collegata, cercando nuovi modi di fare le cose, cercando di stimolare la creatività perché le sfide che il mondo ci sottopone, richiedono soluzioni completamente diverse da quelle del passato.

Siamo circondati da sistemi e processi che oramai hanno fatto il loro tempo, che non funzionano più, che sono obsoleti, dobbiamo avere il coraggio di cambiarli, di modificarli, di andare verso il nuovo con fiducia e coraggio.

Sono convinto di quello che Emily Pilloton (fondatrice e direttore esecutivo di Project H Design un’organizzazione non profit di design industriale) ha scritto:

Credo che il design sia soluzione di problemi con grazia e lungimiranza.
Credo che ci sia sempre un modo migliore.
Credo che il design sia un istinto umano, che le persone sono intrinsecamente ottimiste, che ogni uomo è un designer, e che ogni problema può sia essere definito come un problema di design sia risolto con una soluzione di design.

C’è sempre un modo migliore di fare le cose, c’è sempre la possibilità di progettare e pensare a soluzioni (design) che siano nuove e creative. Possiamo cambiare e migliorare qualsiasi cosa riteniamo valga il nostro impegno e i nostri sforzi. Possiamo cominciare da quello più vicino a noi, più direttamente controllabile da noi.

Possiamo imparare, credere nell’apprendimento continuo che è il miglioramento applicato a noi stessi e alle nostre persone, se abbiamo l’autorità per poterlo fare, creare le condizioni affinché le nostre persone diventino più efficaci nel loro lavoro, che il livello professionale e le competenze per gestire problemi, sempre più complessi e complicati, aumentino.

E più grande è il tuo ruolo, più grande la tua autorità e potere, più grande è la tua responsabilità nell’impegnarti per renderlo possibile.

Insomma possiamo fare davvero molto. “L’ottimismo è un dovere!”

Buona settimana.
Massimo

 

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