Welcome back !Bentornati cari amici!
Eh sì, le vacanze sono terminate e si ricomincia: batterie cariche, nuove e vecchie motivazioni, voglia di far bene, qualche nuovo proposito e molti mesi davanti fino al prossimo break (per qualcuno saranno le feste di Natale e per qualcun altro, addirittura, la prossima estate).
Anche il mondo è andato avanti e non ha nemmeno fatto le ferie estive: qualche migliaio di migranti in arrivo, la strage d’innocenti che ora non avviene più solo in mare, alla quale, una classe di politici – italiani e europei – incapaci e incompetenti, non riesce a generare risposte nuove ed efficaci; gli “acidificatori” e la sorte del loro figliolo (che tristezza!); Roma Capitale (del malaffare); un errore nelle cifre sul numero di occupati (ricorda un po’ la storia degli “esodati” della ministra Fornero – quella delle lacrime, un’attrice mancata), purtroppo noi abbiamo ministri così, che non sanno fare il loro mestiere; lo stato di incuria in cui versano molti dei siti storici e archeologici del nostro paese (a Pompei paghi il biglietto intero ma puoi visitare solo il 30% del sito); il lunedì nero delle borse con il terremoto finanziario, che questa volta è partito dalla Cina; il 24 agosto che ha visto un miliardo di persone collegate a Facebook; l’esodo continuo dei nostri giovani che sempre più disillusi e delusi cercano nuove opportunità all’estero; aziende che continuano a chiudere o cercano di rinegoziare gli stipendi… Mi fermo qui altrimenti vado in depressione.
Verrebbe quasi voglia di ripartire! Probabilmente da qualche parte deve anche essere successo qualcosa di positivo, si tratterà di cercare meglio. Ma, se ripenso alle ultime settimane, gli argomenti erano quelli.
Con questa colonna sonora, che purtroppo non è destinata a cambiare sul breve, ricomincia l’attività.
E’ il “VUCA world”, di cui ho scritto nella prefazione al libro di Bob Emiliani “Speed Leadership”, acronimo che sta per Volatility (volatilità: tendenza a variazioni accentuate e imprevedibili), Uncertainty (incertezza: mancanza di esattezza, chiarezza, conoscenza insufficiente), Complexity (complessità: caratteristica qualitativa di un sistema, che gli fa assumere proprietà che non derivano dalla semplice giustapposizione delle parti) e Ambiguity (ambiguità: possibilità di essere variamente interpretato). Nel breve commento al libro citavo alcuni trend e driver, la cui presenza simultanea, creerà cambiamenti radicali che richiederanno ai leader di sviluppare tutta una nuova serie di competenze per essere affrontati con successo.
L’acronimo VUCA nasce in ambito militare negli anni ’90 per descrivere “la capacità di impegnarsi in situazioni segnate dal cambiamento e dalle sfide”, cioè i militari si ponevano la domanda di quali competenze i leader dovevano sviluppare per operare con successo in un ambiente così fatto.
Così Volatilità, Incertezza, Complessità e Ambiguità diventano un’interessante semplificazione della situazione esterna (il mondo, i mercati, etc) per riflettere sui nuovi modelli mentali, organizzativi e interpretativi che dovranno essere sviluppati nell’immediato futuro.
Autoconsapevolezza, adattabilità, gestione della complessità, diventano così nuovi percorsi (paths) per sviluppare un’operatività e strutture organizzative più agili, capaci di generare risposte nuove per agire con successo nel “VUCA world”. Così, al di là, del livello diretto (operatività del business) e organizzativo (organizzazione aziendale, processi, sistemi vari), vi è un terzo livello per una leadership efficace: il livello strategico. I leader strategici operano con successo in un ambiente volatile, incerto, complesso e ambiguo. E questo richiede appunto tutta una serie di nuove competenze.
Se nella nostra economia vi è qualcosa di sbagliato – qualcosa da correggere in modo più o meno radicale -, è più probabile infatti che questi aggiustamenti avvengano a opera di chi è portato a essere più coraggioso, fantasioso e flessibile, meno vincolato al passato, più sensibile alle ragioni del cambiamento. (Pierangelo Dacrema)
Non vi è, per certi aspetti, una grande differenza tra l’incapacità di certa politica di generare risposte nuove e l’incapacità di produrre nuovi comportamenti in certe aziende. Una carenza di una leadership consapevole, attenta , coraggiosa e creativa è devastante in entrambi i casi; la presenza di una pletora di funzionari che devono giustificare la loro presenza e che quindi insistono per seguire procedure e processi oramai difettosi o anacronistici è bloccante in entrambi i casi.
Tra politica e aziende vi è, però, una sostanziale differenza: l’azienda opera nel mercato, per cui se la sua inefficienza (intesa in senso ampio, come capacità di generare risposte adatte e di evolvere) supera una certa soglia, perde di competitività e chiude. La leadership di molte aziende, che hanno avuto problemi gravi fino a chiudere, dimostra proprio questo: incapacità di vedere il problema, incapacità di generare nuove domande e darsi risposte più adeguate, incompetenza nelle fasi esecutive, ricorso alle solite vecchie logiche di sempre. E la risposta così confezionata non può che essere fallimentare.
Una lezione sulla quale riflettere, uno stimolo per decidere di operare in modo diverso: cercare percorsi nuovi da esplorare, sviluppare tutta una serie di nuove competenze, sviluppare nuovi modelli organizzativi, essere cioè leader strategici e creativi.
Ogni giorno si presentano davanti a te molte piccole e sorprendenti opportunità. Qualche volta ne afferri una che ti porta in alto. Il più delle volte, però, ammesso che valga qualcosa, ti fa fare soltanto un pezzetto di strada. Per avere successo, devi mettere insieme tanti piccoli passi in avanti – anziché sperare di vincere il jackpot tutto in una volta.
(…) Sul piano pratico, si devono costantemente perfezionare le proprie capacità, dedicandovi il maggior tempo possibile, e fare piani tattici per i passi che vengono subito dopo, Poi, a seconda di ciò che effettivamente succede, si deve guardare alla mossa successiva e adeguare il piano. (Bloomberg, Michael e Matthew Winkler, Bloomberg by Bloomberg)
Un articolo comparso qualche tempo fa su Harvard Business Review suggeriva di porsi delle domande che sfidano lo status quo della vostra organizzazione “almeno 10 volte al giorno”. Quanto tempo dedichiamo a riflettere su quello che costituisce lo status quo della nostra organizzazione? E a migliorare come leader?
In molte aziende è di routine la “outlook mania”, inviti per riunioni e phone call vanno e vengono con una velocità impressionante, i manager sono sempre presi tra una riunione e l’altra, vivono nell’illusione che se tutto il tempo è organizzato, sono efficienti ed efficaci.
E’ davvero così?
E avete programmato del tempo per pensare, per migliorarvi e per far crescere i vostri collaboratori?
Un piccolo suggerimento: liberatevi di Outlook, spegnetelo e trovate tempo per il tempo. Mandate meno mail e comunicate di più.
Welcome back! Il mio augurio, invito e speranza di iniziare questa seconda parte dell’anno con nuove idee, nuovi propositi e soprattutto nuove azioni.
Io ho sempre pensato che le azioni degli uomini siano le migliori interpreti dei loro pensieri. John Locke.
Un caro saluto
Massimo