out-li-er, noun
1: something that is situated away from or classed differently from a main or related body
2: a statistical observation that is markedly different in value from the others of the sample.
(Outliers – Malcom Gladwell)
Bob Emiliani rappresenta un’eccezione, un’anomalia nel mondo della ‘lean’ per il coraggio delle idee, per aver compreso e diffuso il concetto che esiste una ‘real lean’ (kaizen e rispetto per le persone) contrapposta a una ‘fake lean’ (l’uso estensivo degli strumenti, dei tools diventato così pervasivo). E’ stato uno dei primi, se non il primo, a comprendere come fosse necessario includere le persone, elementi indispensabili del cambiamento in azienda quando molti si focalizzavano solo sugli strumenti.
E’ questa una delle ragioni che ci ha fatto incontrare anni fa.
I sui lavori, frutto di ricerche, analisi, di intuizioni felici e profonde, sul miglioramento, su kaizen, sulla storia del progressive management – Better thinking, better result; Practical Lean Leadership; Speed Leadership, solo per citarne alcuni -sono stati per me fonte di ispirazione e importanti nello studio e nella pratica dello spirito del miglioramento.
Emiliani, recentemente, ha scritto tre libri sul management:
The Triumph of Classical Management over Lean Management: how tradition prevails and what to do about it.
In questo libro, viene ‘esaminato criticamente l’istituzione della leadership. L’analisi verte sugli assunti economici, sociali, politici, storici, filosofici e di business. E’ un’analisi completa del perché i leader resistono o rifiutano il Lean Management e rimangono impegnati nel pensiero e nella pratica del management classico.
Irrational Institutions: Business, Its Leaders, and The Lean Movement.
Qui viene esaminata la costante interazione tra pensiero razionale e irrazionale nel business, la loro fondamentale importanza e necessità nel pensiero umano e nella risoluzione dei problemi. Mostra come i giudizi estetici contribuiscono a rendere il business, i suoi leader e il movimento Lean prigionieri dello status quo del management classico.
Management Mysterium: the quest for progress.
L’analisi esamina un aspetto per lo più invisibile nella pratica del management: gli aspetti intangibili, spirituali, sacri e talvolta misteriosi e mitici della gestione delle organizzazioni.
Una trilogia provocatoria, critica e profonda che analizza le attuali pratiche di management, individua le cause che provocano la resistenza al cambiamento nelle organizzazioni e le ragioni per cui molti sforzi di miglioramento falliscono o producono risultati del tutto marginali.
Una lettura che molti non ameranno, sfrontata com’è nel mostrare che ‘il re è nudo’ e che molti dei problemi che appesantiscono le aziende, affliggono le persone e creano demotivazione e bloccano l’innovazione derivano proprio da assunti oramai obsoleti che guidano il pensiero e l’azione del top management.
I tre libri contengono piccole gemme e trovate intriganti, semplici ma dirette nella loro forza esplicativa che colgono in un lampo la complessità e i blocchi di alcune assunzioni classiche di management che oramai hanno fatto il loro tempo.
La complessità del business, la globalizzazione, la tecnologia, l’ambiente, le sempre più forti diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza, la cronica carenza di leadership che attanaglia la politica a livello nazionale e internazionale, richiederanno di ripensare molte cose se vogliamo immaginare un mondo e una società più a misura d’uomo e che possa reggere le sfide che il futuro inevitabilmente presenterà.
Una discussione seria sul futuro richiede anche una riflessione profonda sulla teoria e pratica del management visto l’impatto che l’economia e le aziende hanno e avranno ancora sulla società, sulle persone, sull’ambiente e sulla qualità della vita.
Immaginare nuovi modelli di leadership, nuovi modelli organizzativi, dovrebbe iniziare con un’analisi della situazione esistente che metta in luce criticità, opportunità e blocchi e che renda evidenti le assunzioni (consapevoli o meno) che determinano azioni e comportamenti; i libri di Bob fanno proprio questo, identificando elementi e presupposti del management classico che oramai risentono dell’usura del tempo. Sono un buon punto di partenza per la costruzione di qualcosa di nuovo.
Ridurre i cambiamenti necessari alla sola tecnologia, alla digitalizzazione, all’uso più o meno esteso di intelligenze artificiali non produrrà i benefici auspicati se non vengono cambiati anche certi presupposti fondanti come i modelli di leadership e le teorie di management.
Mai più di oggi abbiamo bisogno di leadership, di visione, di problem soling, di creatività e di innovazione.
Mai più di oggi abbiamo bisogno di umanità, di riportare al centro le persone, siano i dipendenti o i clienti, o la comunità e più in generale la società tutta.
Mai come oggi è necessario avere il coraggio di ripensare il modo di fare business e ripensare l’azienda stessa, la sua guida, la sua funzione, il suo scopo, i suoi processi.
Mai più di oggi abbiamo bisogno di capire cosa funziona e cosa non funziona più.
Mai come oggi abbiamo bisogno di cambiare e di migliorare.
Il management classico ha fatto il suo tempo, è appunto classico, superato, da relegare ai libri di storia, comprendere cosa di positivo ancora può dare, aggiungervi pezzi che mancano e portarlo al livello successivo richiederà coraggio, immaginazione e realismo.
Il primo passo è comprenderne la struttura, i limiti, i presupposti, i difetti per poterlo cambiare, e in questa prospettiva la trilogia di Bob, ‘l’outlier’, può dare un contributo importante.
Gli uomini non possono vivere senza cercare di descrivere e spiegare a se stessi l’universo. E i modelli che impiegano nel farlo non possono non influenzare profondamente le loro vite, anche e anzi specialmente quando ne sono inconsapevoli: buona parte dell’infelicità e della frustrazione degli uomini è dovuta all’applicazione meccanica e inconsapevole (oltre che deliberata) di modelli là dove non funzionano.
(Isaiah Berlin)
Design a better world
Buona settimana
Massimo
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