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Semplicemente…grazie!

By 21 Dicembre 2020 No Comments

Questa settimana un ‘pezzo’ anomalo, personale.
Parafrasando Oriana Fallaci l’avrei potuto intitolare ‘l’irritazione e la gratitudine’ un pò meno forti de la ‘Rabbia e l’orgoglio’ ma più in sintonia con un atteggiamento di generale equilibrio.

Irritazione.
A ieri abbiamo raggiunto la cifra di 68.799 morti, cifra destinata a salire. 
E’ come se da gennaio a oggi, ogni giorno per tutto l’anno, fossero caduti 4 ponti Morandi,  oppure come se avessimo subito 23 attacchi paragonabili a quello dell’11 settembre 2001.
Il presidente dell’Istat ha detto:
“Quest’anno supereremo il confine dei 700mila decessi complessivi in Italia (quindi non solo quelli provocati dal Covid, ndr) che è un valore preoccupante”. Lo ha detto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, sottolineando che “una cosa del genere l’ultima volta, nel nostro Paese, era successa nel 1944. Eravamo nel pieno della seconda guerra mondiale”.
“Nel 2019 – ha aggiunto Blangiardo – il dato era stato di 647.000 morti” mentre per quest’anno “si tratta di una stima, perché l’anno non è ancora finito”.
(TGCOM24 – 15/12/2020. Istat, Blangiardo: “Nel 2020 in Italia oltre 700mila morti come nel 1944”)

Per completezza, un check veloce sul sito della WHO (World Health Organization- dati del 20/12/2020) riporta che in Inghilterra i morti sono stati 67.075, in Francia 60.043, in Spagna 48.926, in Germania 26.049, in Giappone 2.873, in Sud Corea 674. 
Altro che modello ‘Italia’. Abbiamo fatto errori gravi nella prima ondata, ma invece di imparare abbiamo fatto peggio nella seconda. 
E non era popolare segnalarlo. 
Mi sento per dirla con Ricolfi, un ‘irriducibile’ e voglio capire.

Il 29 marzo, un gruppo di scienziati (fra cui il prof. Antonio Bianconi) invia al premier Conte e al ministro della salute Speranza una lettera in cui viene accuratamente spiegata la differenza, in termini di costi umani ed economici, fra la strategia vincente dei paesi asiatici, e la strategia perdente adottata dall’Italia. Il gruppo propone di emanare un decreto legge per adottare la strategia più efficiente, e mette a disposizione i propri studi e le proprie competenze per attuarla immediatamente.
Nessuna risposta dal governo, che prosegue imperterrito per la sua strada. Pochi tamponi, caos sulle mascherine, zero tracciamento elettronico dei contatti, nessun rafforzamento del trasporto pubblico. E, di lì a un mese, disco verde alla stagione delle riaperture, con il bonus vacanze e tutto il resto.
Per tre mesi, complice la stagione, tutto sembra andare abbastanza bene. Solo alcuni irriducibili, ogni tanto, segnalano che qualcosa non va, e che non siamo affatto un modello per il resto del mondo. Fra luglio e settembre i principali indici rivelano che il numero di positivi è in costante aumento, ma nell’esecutivo nessuno se ne preoccupa. Alla fine di settembre il quoziente di positività (una rozza stima del numero di contagiati) è già 4 volte quello di luglio. E a ottobre comincia a galoppare: alla fine del mese è 25-30 volte il livello di luglio.
(Luca Ricolfi – fondazionehume.it – Il diavolo e il padreterno – 20 dicembre 2020)

Ecco perché allora quei gazebo per il vaccino, ennesima assurda trovata, anziché primule mi sembrano crisantemi sparsi su un cimitero grande come tutta la nostra penisola. 
Per non parlare dell’ultima trovata, quella del cashback, il ‘gratta e vinci’ nazionale.  
Sono irritato perché vorrei fatti, azioni, decisioni, responsabilità, velocità.
Ecco perché non mi sento, nell’ultimo post dell’anno, di mettere il solito Babbo Natale o la renna e di chiuderlo con qualche banalità o qualche frase di circostanza.

Gratitudine.
Ho scelto, come foto di accompagnamento di questo post, un quadro di Jean-François Millet, l’Angelus:
L’opera, una delle più note di Millet, raffigura una coppia di contadini che interrompono il duro lavoro dei campi al suono delle campane, mostrati nella loro devozione, intenti nella preghiera.
(Wikipedia)
Devozione vuol dire ‘rispetto, affettuosa deferenza verso una persona’, è gratitudine ed è quella che voglio esprimere in questa seconda parte.

Un grazie sentito a tutti quelli che hanno lavorato per proteggerci a prezzo di sacrifici e rischi personali: infermieri, medici, poliziotti, polizia locale, carabinieri, esercito. Grazie!

Grazie a tutti quelli che ci hanno permesso di continuare a vivere durante i vari lockdown: commessi, impiegati, operai, addetti ai supermercati, magazzinieri, trasportatori, corrieri, il cui lavoro, dietro le quinte, ci ha permesso di non farci mancare nulla. Grazie!

Grazie agli addetti alla pulizia, agli spazzini, a chi lavorando con impegno e umiltà ha reso e mantenuto ambienti, locali, spazi, puliti, sanificati, agibili. Grazie!

Grazie a quei clienti che ci hanno permesso di continuare a lavorare e di sopravvivere in un anno difficilissimo. 
Le aziende sono quelle che meglio si sono comportate nella gestione della pandemia: termoscanner, tracciamento, mascherine e distanziamento sociale sono state contromisure adottate fin dalla fine di febbraio, rendendole tra i posti più protetti.
Siamo profondamente grati a tutti quei clienti che non hanno spostato o cancellato le attività che avevamo in corso, la miglior dimostrazione di quanto davvero le ritenessero importanti e strategiche. La forza e l’importanza di una relazione non la vedi quando tutto è facile ma quando viene messa alla prova dalla difficoltà delle situazioni. 
Se siamo arrivati fino a qui lo dobbiamo a voi! Grazie!

Grazie anche al mio team e a quelli che collaborano con noi. Abbiamo passato, insieme, un anno difficilissimo e impegnativo, ora guardiamo avanti con fiducia alle prossime sfide. Grazie per l’impegno, la serietà e il senso di responsabilità dimostrati tante volte in un contesto davvero faticoso. Grazie!

E infine grazie a te, caro amico/lettore che hai avuto la costanza di seguirmi fino a qui, il coraggio di inoltrare qualche post ‘fastidioso e urtante’ e di mandarmi un messaggio o una parola di apprezzamento. Il nostro modo di stare vicino a clienti e amici è stato anche quello di esserci con parole a volte dure ma sempre sincere, cercando di fare una controinformazione in un mondo dove impazzano post-verità, fake news e banalità varie. Grazie!

Da ultimo vorrei chiudere con le frasi di Martin Luther King, in quel bellissimo discorso che tenne alla New Covenant Baptist Church nell’aprile del 1967:

Se non potrai essere un pino sulla vetta del monte, sii un cespuglio nella valle – ma sii il miglior piccolo arbusto sul fianco della montagna, sii un cespuglio se non potrai essere un albero. Se non potrai essere una strada maestra, sii solo un sentiero, se non puoi essere il sole sii una stella. Non è in virtù della grandezza che tu vinci o perdi – sii il meglio di qualunque cosa tu sia. 
Quando tu realizzerai questo avrai imparato a gestire il tempo della tua vita. Questa spinta in avanti verso il compimento dell’auto-realizzazione di se è il fine della vita di una persona.

(…) Molte persone non vanno oltre la prima dimensione della vita. Esse usano gli altri come meri gradini attraverso cui raggiungere i loro traguardi e le loro ambizioni. Queste persone non funzionano bene nella vita. Possono andare avanti per un pò, si può pensare che stanno facendo tutto bene, ma c’è una legge. La chiamano la legge di gravitazione nell’universo fisico e funziona, è definitiva ed inesorabile: ciò che va in su può venire in giù. Si deve raccogliere ciò che si semina. Dio ha strutturato l’universo in questo modo. E colui che vive non preoccupandosi degli altri sarà una persona vittima di questa legge.

Ora vado oltre e dico che bisogna aggiungere profondità alla lunghezza. La profondità della vita, come ho detto, è la preoccupazione verso l’esterno per il benessere degli altri. E un uomo non può cominciare a vivere fino a che non ha superato gli stretti confini delle sue preoccupazioni individuali, per aprirsi alla preoccupazione più ampia per tutta l’umanità.
(Martin Luther King)

Aggiungiamo profondità alla lunghezza.
Non è andato tutto bene, non sta andando tutto bene ma ce la faremo. Insieme.
A voi, ai vostri cari, ai vostri collaboratori tanti auguri per un Natale ‘distanti socialmente’ ma vicini come solo chi ha umanità può essere e per un Nuovo Anno che porti profondità e la fine di questa maledetta pandemia.
Il sole ritornerà…!

Ci ritroviamo dopo le feste.
Buon Natale e Design a better world.
Massimo e il team Heiko

Foto crediti: Wikipedia – Jean-François Millet L’Angelus (1858-59) olio su tela, 55×66 cm Museo d’Orsay, Parigi

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