BLOG

Risate 4.0 e sul perche’ non ho ancora smesso di ridere…

By 20 Gennaio 2019 Luglio 8th, 2019 No Comments

L’immaginazione ci consola di ciò che non possiamo essere. 
Il senso dell’umorismo di ciò che siamo.
Winston Churchill

Non ho potuto evitare una sonora risata…

Secondo un recente rapporto le persone avranno bisogno di circa 101 giorni di formazione per essere pronti ai lavori del futuro perché il 42% delle competenze richieste, saranno nuove rispetto a quelle possedute nel 2018…

E ho cominciato a ridere…
Ci sono cose che sono così serie che puoi solo farci una battuta sopra.

Non per l’affermazione in sé, di cui ne condivido il ragionamento, ma pensando alle convinzioni di molte organizzazioni nelle quali la formazione è vista come una perdita di tempo: se si fa, quando si fa, deve essere gratuita o finanziata, costare poco se non è finanziata, durare poco ed essere promossa come un premio/incentivo.
Immagino l’orrore sul volto di qualche imprenditore/manager o il terrore per il budget insufficiente di qualche responsabile della formazione all’idea di 101 giorni di formazione e mi viene da ridere!
Eh sì! Si dovrà tornare a investire anche sulle persone.

Industry 4.0 richiede una Risata 4.0 !

Informarsi’ non equivale a ‘formarsi’.
Sono sempre stato uno scarso giocatore di tennis, sport che non mi ha mai particolarmente attratto. 
Ho imparato a tirare la pallina al di là della rete (a volte anche oltre le protezioni che circondano il campo, sig!) e a fare la battuta e poi mi sono fermato.
Il minimo necessario per riuscire a divertirmi in una partita con gli amici.
Come sa chiunque abbia fatto uno sport, per riuscire a praticarlo, almeno a un certo livello -intermedio tra l’amatore e il professionista – occorrono metodo, disciplina, costanza, motivazione, tempo e tanto impegno e fatica. 
La presenza di un allenatore esperto fa decisamente la differenza, sia dal punto di vista tecnico, che di performance, che di soddisfazione.
Senza questi elementi basilari è difficile che si possano ottenere dei risultati degni di nota.
Principi evidenti nello sport e assenti in molti programmi di cosiddetta “formazione”.
Apprendere in modo efficace implica certamente un apporto di conoscenza, ma anche la possibilità di praticare quanto appreso, di commettere degli errori, di imparare e di rifletterci sopra.
La conoscenza non è competenza (skill). 
Una competenza si crea integrando quanto appreso con la pratica, in un processo che, almeno per competenze di ordine superiore, non è certo brevissimo.

La partecipazione a un seminario o a un congresso, eccezione fatta per specialisti che hanno già un background solido (ad esempio i congressi medici dove l’obiettivo è l’aggiornamento delle conoscenze esistenti), può essere informativo, divertente, istruttivo e contribuire in modo importante ad alimentare un bacino di conoscenze personali, ma senza l’applicazione di quanto visto e l’attivazione di un processo di correzione / riflessione non può tradursi in competenza. 
Posso passare ore a guardare partite di tennis alla televisione o interviste a tennisti famosi, ma fino a quando non decido di prendere in mano una racchetta e avviare un processo strutturato di apprendimento (aiutato o meno) è praticamente impossibile che possa imparare a giocare.

Per questo è necessario fare una distinzione tra informazione e formazione, qui intesa come sviluppo di una competenza pratica o operativa.
L’apprendimento permanente continuo (lifelong learning) già oggi un requisito fondamentale per mantenersi “in forma” sul piano delle competenze, dovrebbe diventare un obiettivo nonché un piano di azione personale per chiunque voglia evitare di subire un processo di “invecchiamento accelerato”.

Dalle loro parole riconoscerete cosa volevano tacere, scriveva con arguzia Stanislaw Jerzy Lec. Tanti eventi, a prescindere dai contenuti e dagli speaker, spacciati per ‘apprendimento’ andrebbero, per onestà intellettuale, definiti invece eventi informativi.
Anche l’apprendimento o come si usa dire la formazione, sono un gigantesco business dove è possibile trovare tutto e il contrario di tutto. 
Alcune organizzazioni, con abili politiche di marketing, sono presenti in modo massivo/ossessivo sui social o addirittura, come le scarpe e le borsette, ti offrono offerte da “black Friday” con sconti importanti. 
Insomma, anche la formazione, purtroppo, è diventata una commodity. 

Sarebbe auspicabile approfondire contenuti, modalità e speaker prima di affidarsi a programmi che propongono, in poche ore, di “vendere qualsiasi cosa” o “di aumentare il tuo potere personale”, di “aumentare il business della tua azienda” o altre idiozie simili. 
E che dire dei “life coach” che promettono successo, denaro e felicità con poca fatica … anche se in effetti a guardarli, loro, i ‘life coach’, in effetti i soldi li fanno e sono sempre sorridenti, quindi non c’è dubbio che qualcosa hanno capito…
Come posso non ridere mentre guardo il faccione sorridente dal volto con il mento squadrato del guru che parla ispirato alla folla adorante…il tutto con sottofondo di frasi motivanti, applausi e urla di soddisfazione?

Tutti in fila per diventare ‘coach’ e contribuire allo sviluppo e al successo personale degli altri, con programmi che faranno la magia…
E come mai allora, con tutti questa enfasi su perfomance, coaching, skills, la motivazione e le competenze nelle aziende sono al minimo storico? 

Una stima che ho letto recentemente ha calcolato in circa 10 miliardi di dollari il mercato del self-help americano…se aggiungiamo formazione/eventi e tutto il resto è un business di miliardi di dollari e non è un caso che sia così affollato.
Ma tant’è…

Risate a parte, caro amico/lettore, se non vuoi “invecchiare” prima del tempo e non in senso anagrafico che non è possibile, ma a livello di competenze e conoscenze, prendi in mano la tua ‘formazione’. E’ cosa troppo importante per lasciarla ad altri.

Uno di noi ha un fratello che fa il medico generico e si trova nei guai fino al collo. Un numero sempre maggiore dei suoi pazienti, infatti, sostengono di sapere di che cosa soffrono e anche di sapere con precisione quali farmaci potrebbero risolvere i loro problemi. Prima di andare dal dottore, i pazienti consultano Internet per un consiglio. Dopo un paio d’ore davanti al computer hanno tutte le informazioni del mondo – ma una conoscenza limitata.

(…) La competenza è la chiave che vi permette di decifrare il codice dell’informazione. Senza di essa, all’informazione manca il significato. Senza significato, l’informazione non vi da alcun potere.
(…) Ora tutti noi – o quasi – abbiamo potenzialmente accesso a tutti i dati che potremmo mai desiderare. La chiave è la nostra abilità di farci qualcosa. In un’era di accesso, la competenza è una leva potente.
(Jonas Ridderstrale – Kjell A. Nordstrom)

Competenze e conoscenze per leggere e interpretare il mondo ma anche nuovi modelli mentali per pensare meglio.
I modelli mentali ci servono per comprendere la realtà, per semplificare la complessità, per decidere cosa è più rilevante e per ragionare.
La qualità del nostro pensiero è proporzionale alla qualità dei modelli nella nostra mente e alla loro utilità nella situazione che stiamo affrontando
Migliori sono i nostri modelli migliore è la nostra capacità di pensare. 
Dobbiamo prenderci cura dei nostri modelli, manutenzionarli e a volte abbandonarli quando sono superati. 
Disimparare è importante tanto quanto imparare.
Lifelong learning

Ma allora come non ridere pensando a chi ancora si chiede, con sorpresa, nel 2019, a cosa serve la formazione?
Già…perché la vera sfida non è sulla tecnologia o sul capitale ma sull’intelligenza.
Abbiatene cura.

Design a better world!
Buona settimana
Massimo

    Pubblichiamo un nuovo post ogni settimana, se desideri riceverlo iscriviti:

    Nome e cognome (richiesto)

    Professione

    Indirizzo email (richiesto)

    Condividi l'articolo

    Leave a Reply