Industry 4.0 e la domanda di Woody Allen.
Una battuta famosa di Woody Allen è lo spunto per questa riflessione.
E se nel 2315 ci svegliassimo per sentirci raccontare che il fumo non aveva mai fatto male a nessuno?
che modificherei così:
e se nel 2315 ci svegliassimo per sentirci raccontare che Industry 4.0 non ha né innovato né rivoluzionato proprio un bel niente?
L’immagine del drone che consegna pezzi all’interno della fabbrica, o dell’operatore che digita su un tablet, o del materiale che arriva con il codice a barre che viene letto in automatico per alimentare un robot antropomorfo e dello schermo sul quale compaiono istruzioni di montaggio, accendono la fantasia.
Immaginiamo fabbriche perfette, digitalizzate, dove tutto è automatizzato… naturalmente il tutto condito con un po’ di lean o di World Class Manufacturing o qualche altra technicality.
Come resistere al fascino discreto della tecnologia?
Siti, blog, social media e giornali specializzati e non, parlano di Industry 4.0 con profusione di esempi, allusioni e suggestioni, come resistere?
Secondo Bill Gates la prima regola di ogni tecnologia è che l’automazione applicata ad un’operazione efficiente ne aumenterà l’efficienza. La seconda è che l’automazione applicata ad un’operazione inefficiente ne aumenterà l’inefficienza.
Quindi quali processi vale la pena di automatizzare, o digitalizzare per dirla in modo attuale?
Non sarebbe auspicabile, prima dell’automazione, renderli efficienti?
Oppure, come si assiste in, purtroppo, molti casi, si digitalizza l’inefficienza producendola più velocemente e su scala più grande?
Pensare che inserire qualche tablet o qualche codice a barre e spacciarli per una rivoluzione oltre che ridicolo è anche falso, essendo tecnologie disponibili già da molto tempo e pratica comune, come sa chiunque abbia una minima frequentazione di qualche realtà industriale.
La digitalizzazione o informatizzazione delle aziende è iniziata molti anni fa.
Un informatico olandese, Edsger W. Dijkstra, sosteneva che la domanda se un computer possa
pensare non è più interessante della domanda se un sottomarino possa nuotare. Quindi, delegare il pensiero (o l’illusione di farlo) a un computer è pura follia.
Se tutto viene o verrà digitalizzato, automatizzato, come si potranno gestire i necessari cambiamenti e le necessarie modifiche derivanti da auspicabili miglioramenti nei processi o cambiamenti nelle situazioni di mercato o della tecnologia?
Quali saranno i costi, ad oggi non visibili, in termini di modifiche software e hardware? Oppure chi “vende” questi gadget offre oggetti rigidi e immodificabili, nati già perfetti?
(Rimando a un post del 2015 – L’intelligenza artificiale non può battere la stupidità naturale – per alcune considerazioni proprio su questi temi)
Nella vecchia logica del “scava il buco / riempi il buco” molta di questa tecnologia digitale è un immenso mercato per le varie società di software che passeranno i prossimi tempi prima in “customizzazioni” dei programmi, poi nelle necessarie “manutenzioni” e infine nei costosissimi “aggiornamenti”.
Il business è molto ricco e interessante…
Andate, digitalizzate e automatizzate…
La fabbrica del futuro avrà solo due dipendenti, un uomo e un cane.
L’uomo sarà là per dare cibo al cane e il cane per impedire all’uomo di avvicinarsi alle apparecchiature.
(Warren G. Bennis)
Qualche tempo fa, in visita a uno stabilimento, il manager che mi accompagnava mi mostrava, orgoglioso e in attesa di un commento sorpreso ed estasiato da parte mia, un robot antropomorfo che svolgeva delle operazioni su una linea di montaggio e … un operatore che prelevava i pezzi da un cassone e alimentava il robot…
Uno stravolgimento… l’uomo assisteva il robot!
Evidentemente mi sono perso qualcosa.
Un altro campo in cui Industry 4.0 sta impazzando è quello dei magazzini automatici, molto spesso concepiti con logiche vecchie, gadget già superati dagli eventi.
Dotarsi di quei mostricciattoli automatici è molto popolare, dà un’illusione di efficienza e guai a metterli in discussione; l’attesa dell’operatore che richiama i pezzi o la lentezza del sistema sono cose di cui non si parla.
(Non si preoccupino i costruttori dei sopracitati “mostriciattoli”, in alcuni casi, ben specifici, possono anche avere una loro utilità…).
Molti sistemi cosiddetti automatici, sono in realtà superati da altre tecnologie o sistemi molti più veloci e affidabili. Ma quando l’investimento è stato fatto, deve essere utilizzato, a prescindere, come avrebbe detto Totò.
Un altro blocco che irrigidisce ulteriormente il sistema.
Ma del resto se è in budget e se poi è soggetto al super-ammortamento, come non sentirne l’impellente necessità di installarlo?
Caro buon vecchio Woody Allen:
Nella vita ci sono cose peggiori della morte. Hai mai passato una serata con un assicuratore?
E un pomeriggio a un seminario su Industry 4.0?
O con un esperto di Industry 4.0?
O con un consulente di Industry 4.0?
O con un esperto di super-ammortamenti?
O una conferenza sulla lean e Industry 4.0?
Quanti mi vorranno bene per queste affermazioni?
Beh … so che molti “decisori” (manager e imprenditori) non leggono i miei post.
O non li conoscono o se li conoscono li evitano, come si diceva una volta dell’AIDS. Preferiscono ambienti più omogenei nei quali trovare conferme più che smentite.
Mi rivolgo, quindi, a chi preferisce l’innovazione vera e vuole davvero pensare diverso.
Industry 4.0 è il MasterChef del business: 100 gr di software, qualche kg di robot antropomorfi, 5 o 6 tablet, codici a barre, wifi e cloud, un bel drone, un software di modellazione 3D, rosolare a fuoco lento, amalgamare con consulenti vari, aggiungere un po’ di lean e intraprendere “la via giapponese (che-non-si-capisce-bene-cosa-vuol-dire-ma-fa-scena-citarla)”, mescolare con il super-ammortamento, ed ecco pronto un bel dolce che renderà l’azienda più competitiva, pronta, digitale e intelligente. Naturalmente quattro chiacchiere per aggiungere le persone (l’impiattamento ha la sua importanza) e non dimenticarsene (va di moda, anche per chi non se ne è mai preoccupato) ed ecco pronti per cominciare…
Invece della trasmissione tv, una bella conferenza, o una visita alla “digital facotory” e via…
L’assalto alla diligenza continua…
Il famoso psicologo Skinner, disse: il vero problema non è se le macchine sappiano pensare ma se gli uomini lo facciano e vedendo certe sparate c’è davvero da dubitarne.
Con un salto molto hollywoodiano passiamo da Woody Allen a Marilyn Monroe:
L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi.
E Industry 4.0 è proprio così: non bella, non geniale, ma semplicemente, assolutamente noiosa.
Molto sull’argomento è semplicemente noioso, trito e ritrito …
Per questo meglio prenderla sul ridicolo e farsi una bella risata…
Aha, aha, aha…!!!
Non possiamo aspettare di svegliarci nel 2315 per farci quella famosa domanda!
Grazie Woody!
E per concludere due pensieri per qualche ulteriore riflessione:
In caso di conflitto tra l’umanità e la tecnologia, vincerà l’umanità.
(Albert Einstein)
Il problema fondamentale è che la nostra civiltà, che è una civiltà della macchina, può insegnare all’uomo tutto ad eccezione di come essere uomo.
(Andrè-Georges Malraux)
Considerazioni che si legano bene al problema fondamentale che non è tecnologico ma culturale.
Quando affronteremo il tema di quale tipo di management sia necessario nel XXI secolo, di quale imprese vogliamo progettare e del ruolo delle persone, allora saremo entrati in Industry 5.0 e sorrideremo al piccolo cabotaggio di Industry 4.0 con tutti i suoi gadget (apparentemente) rivoluzionari.
Intanto vi mando il mio drone con la scritta “Buona Settimana”.
Design a better world
Massimo
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