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La bottega dove nascono le idee.

By 14 Maggio 2017 Marzo 29th, 2018 One Comment

La bottega dove nascono le idee.IdeeProseguiamo nella ricerca delle caratteristiche delle migliori aziende per le quali lavorare. Iniziamo con un salto nel passato, un periodo storico molto particolare che ha prodotto tante innovazioni: il Rinascimento (dalla metà del 14° secolo fino al 16°secolo), epoca che ha fatto da ponte tra il medioevo e l’età moderna.

Il XV secolo fu un’epoca di grandi sconvolgimenti economici, politici, religiosi e sociali: espansione dell’Impero Ottomano, nascita degli stati moderni, scoperta delle Americhe, Riforma Protestante.

Con il Rinascimento arriva una nuova concezione dell’uomo.

Secondo Burckhardt, la nuova percezione dell’uomo e del mondo che gli stava intorno sarebbe molto diversa da quella dei secoli precedenti. Il singolo individuo sarebbe stato ormai visto come un soggetto unico in tutto il creato, in gradi di autodeterminarsi e di coltivare le proprie doti, con le quali potrà vincere la Fortuna (nel senso latino, “sorte”) e dominare la natura modificandola. Celebre è l’affermazione attinta dal mondo classico “homo faber ipsius fortunae” (l’uomo artefice della propria sorte). (Wikipedia)

Caro amico-lettore, non preoccuparti, non intendo certo scrivere un post sulla storia del Rinascimento e se hai la pazienza di seguirmi ancora per un po’, capirai dove voglio arrivare.
Tutto questo ha a che fare con l’innovazione, cioè la capacità di creare cose nuove e originali e con le condizioni che ne permettono lo sviluppo.

Quando ti avventuri in un’intersezione di campi, discipline o culture riesci a combinare concetti preesistenti in un grande numero di idee nuove e straordinarie. Il nome che ho scelto per questo fenomeno, Effetto Medici appunto, deriva da una grandiosa esplosione di creatività, avvenuta nell’Italia del Quindicesimo secolo.
I Medici erano una famiglia di banchieri fiorentini che finanziò un grande numero di personaggi geniali, attivi in discipline molto diverse. Grazie a questa famiglia e a poche altre che ne condividevano lo spirito, scultori, scienziati, poeti, filosofi, finanzieri, pittori e architetti, giunsero a Firenze. Là s’incontrarono e, imparando gli uni dagli altri, abbatterono le barriere che esistevano tra le varie discipline.
Insieme diedero il via a un mondo nuovo, basato su idee nuove, passato alla storia come Rinascimento. Il risultato fu che la città divenne l’epicentro di una vera e propria esplosione creativa, inaugurando una delle epoche più innovative nella storia dell’umanità.
(Frans Johansson – Effetto Medici)

Brunelleschi, Macchiavelli, Guicciardini, Masaccio, Donatello, Raffaello, Michelangelo, sono alcuni dei grandi nomi di quell’epoca e naturalmente…Leonardo da Vinci.
Tra il 1460 e il 1470, Leonardo inizia il suo periodo di apprendistato presso la bottega di Andrea del Verrocchio.

La bottega di un maestro come Verrocchio non produceva soltanto dipinti e sculture ma anche una gran varietà di oggetti: pezzi di armature, campane di chiese, candelabri, casse in legno decorate, stemmi, modelli per progetti architettonici, stendardi per le feste, nonché apparati scenici e fondali per spettacoli teatrali. Di rado le opere che uscivano dalla bottega (anche quelle di altissima qualità), realizzate in genere dal maestro insieme a un gruppo di assistenti, erano firmate.

Leonardo trascorse in questo ambiente creativo i dodici anni seguenti, un periodo durante il quale seguì diligentemente il corso rigoroso di un apprendistato tradizionale. Doveva dedicarsi al disegno su tavoletta e ad acquisire familiarità con i materiali dell’artista, che non si potevano di certo comprare già fatti. Era necessario miscelare i colori freschi ogni giorno, dopo aver sfarinato i pigmenti; Leonardo doveva imparare a fabbricare i pennelli, a preparare gli smalti vitrei, ad applicare l’oro dei fondi, e alla fine, dopo molti anni, a dipingere. Inoltre, avrebbe assorbito una quantità notevole di conoscenze tecniche osservando il maestro al lavoro su progetti di ogni tipo. Con il passare del tempo, mentre affinava le sue capacità imitando i più anziani, Leonardo, insieme agli altri apprendisti, avrebbe partecipato sempre più alla produzione della bottega fino a essere nominato a sua volta maestro ed essere accettato nella corrispondente associazione, o corporazione.
Nella bottega del Verrocchio, Leonardo non fu iniziato soltanto alle competenze tecniche e artistiche, ma anche a molte entusiasmanti idee nuove. La bottega era un luogo in cui ogni giorno c’erano discussioni animate sugli ultimi eventi. La sera si faceva musica; gli amici e i colleghi del maestro passavano per scambiare progetti, schizzi e novità tecniche; scrittori e filosofi in viaggio vi facevano visita quando capitavano in città. Molti degli artisti più importanti del tempo frequentavano la bottega di Verrocchio. Botticelli, Perugino e Ghirlandaio vi trascorrevano del tempo quando già erano maestri provetti per apprendere tecniche inedite e discutere idee nuove.
La bottega fiorentina del Quindicesimo secolo favoriva una sintesi unica di arte, tecnologia e scienza.
(Fritjof Capra – La scienza universale)

Quella di Capra è una descrizione viva e affascinante, nel leggerla, la bottega prende vita con la sua cacofonia di suoni, i colori, gli oggetti e le discussioni. Pare quasi di immaginarla.
Di molto in anticipo su Google o Apple e altre aziende note per essere creative, la bottega fiorentina era un luogo nel quale idee, tecniche, creatività e arte, fiorivano, evolvevano e si sviluppavano, trovando apertura, possibilità e tempo.
La creatività (il processo) ha bisogno di ambienti ricchi di stimoli, di idee, di discussioni per potersi manifestare e produrre innovazione (il risultato).
Quell’intersezione che crea un pensiero nuovo, diverso.

La creatività è solo connettere le cose.
Quando si chiede alle persone creative come hanno fatto qualcosa, si sentono un po’ in colpa perché loro non hanno in realtà fatto qualcosa, hanno semplicemente visto qualcosa.
Sembrava loro ovvio dopo un po’.
Questo perché sono stati in grado di collegare le esperienze che hanno avuto e sintetizzare nuove cose.
E la ragione per cui sono stati in grado di farlo è che hanno avuto più esperienze o hanno pensato di più sulle loro esperienze rispetto alle altre persone; così diceva Steve Jobs e lui, moderno Leonardo, ne sapeva parecchio sul tema.

E sempre Jobs, che ha creato un modo diverso di comunicare e interagire, diceva:
Nella nostra epoca di network si è tentati di pensare che le idee si possano sviluppare per email e iChat. E’ assurdo.
La creatività è un prodotto degli incontri spontanei, delle conversazioni fortuite.
Ci si imbatte in qualcuno, gli si chiede che cosa sta facendo, si dice ehi, che bello, e da questo in breve nascono le più svariate idee.

Sarei tentato di fare un confronto con quegli ambienti un po’ spenti, silenziosi e grigi che più che assomigliare a luoghi dove nascono le idee, assomigliano a luoghi desolati e nudi dove le idee giacciono sepolte in attesa che qualcuno le dissotterri, dove non ci sono incontri spontanei ma riunioni o comitati, ma ne ho già scritto a più riprese.

Il Rinascimento ha rappresentato una discontinuità rispetto al passato, il Medio Evo, ed è stato un periodo di grandi sconvolgimenti, di profondi cambiamenti.
Un po’ come i tempi che stiamo vivendo. La storia non fa salti, il nuovo convive con il vecchio per qualche tempo.
Il tempo che serve alle nuove idee per scalzare i rottami del passato.

Così è la nostra epoca.
Un’epoca dove alle possibilità offerte da Internet, alle nuove tecnologie, si affiancano i resti di un’era industriale che risale oramai a più di cento anni fa.
Un’epoca dove nuovi modelli e nuovi schemi mentali devono convivere con vecchie logiche dell’economia classica e i suoi antichi paradigmi.
 
Quelli che non sanno cambiare la propria mente non possono cambiare nient’altro.
Le parole di G.Bernard Shaw sono un avvertimento sul rischio che tutti corriamo: quello di non capire che è arrivato il momento di cambiare il nostro modo di pensare.
Il nostro tempo vede questa convivenza di vecchio e nuovo in un gioco di luci e ombre.
E il nuovo, comunque, alla fine riuscirà a imporsi.

Una buona azienda è, allora, un luogo che assomiglia a una bottega fiorentina del Quindicesimo secolo.
Era la nostra Silicon Valley, ante litteram.
Proprio noi, in Italia, siamo stati tra i primi, se non i primi, a costruire ambienti che producevano innovazioni che tutti venivano a vedere.
La bottega fiorentina dove avvenivano incontri spontanei, conversazioni fortuite, intersezioni, sintesi di arte, tecnologia e scienza, un’affascinante descrizione di un luogo che favorisce la nascita delle idee, di nuove soluzioni.
Una bottega dove nascono le idee.
A chi non piacerebbe lavorare in un posto del genere?
Uno spazio dove la creatività e l’intelligenza possano giocare …

Dare forma al futuro vuol dire prima di tutto dare forma alla mente, alle idee, alla visione di quello che potrebbe essere.
E lo spazio è importante.
Lo spazio fisico, la bottega fiorentina, ma anche uno spazio dove si possa provare, libero dalla paura dell’errore, dove si possa sperimentare e imparare.

Molto spesso cerchiamo modelli guardando a quello che arriva da fuori, andiamo in massa ad ascoltare guru ed esperti, dimenticando che molto di quello che ci serve, lo avevamo, lo abbiamo perso e dovremmo riscoprirlo. Cioè spazi dove le intersezioni possano avvenire, un campus all’americana oppure una bottega fiorentina del Quindicesimo secolo.

La nostra bottega potrebbe essere un posto ricco di stimoli, colori, oggetti, idee, che attira e non fa scappare, che motiva e arricchisce, che prende ma dà, un posto dove la persona può fare e scoprire, dove si possa sorridere.

Non sarebbe, allora, un bel posto, la “bottega”?

Design a better world …

Buona settimana
Massimo

 

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