Perché è inutile cercare le risposte se prima non ci facciamo le domande.Devi lasciare il passato dietro di te prima di andare avanti.
(dal film “Forrest Gump”)
Ebbene sì: la verità è che l’impresa, un tempo solo una macchina per fare soldi, è ormai prima di tutto una macchina per fare obbedire. Le dittature, in Europa, sono morte ma hanno lasciato dei bei cadaveri.
Tutti in riga e sull’attenti, ecco il credo della grande impresa. Per cui ci si annoia terribilmente, impantanati nella routine, fra riunioni, dirigenti meschini, un’organizzazione pesante e appesantita, una lingua-slogan e menzogne a non finire. Insomma, l’impresa è un universo grigio e noioso in cui l’aria è irrespirabile: dei sondaggi recenti mostrano che fra voi italiani sono sempre di più quelli che non credono nel lavoro.
Allora disimpegnatevi! Il progetto di Buongiorno pigrizia è di contribuire all’estensione del dominio della pigrizia in Italia. Cos’è la pigrizia? Prima di tutto una moda venuta da Parigi, è un’arte che consiste nel fare finta di lavorare, cosa che porta con sé due piacevoli conseguenze: la prima è che si conserva senza fatica il proprio posto di lavoro, la seconda è che si diventa parassiti all’interno del sistema, contribuendo così ad accelerarne l’ineluttabile crollo. Affrettare la caduta del capitalismo le cui coordinate sono il cinismo e l’assurdità, ecco un bell’atto di coraggio, forse l’ultimo che sia ancora alla portata di noi naufraghi della Storia.
(Corinne Maier – Buongiorno pigrizia – 2005)
Inizio impegnativo?
Certamente sì.
Anche se il libro della Maier è di qualche anno fa, tratteggia una situazione molto attuale, almeno in certe organizzazioni.
E il segno di un qualcosa che si è rotto e che non si riesce a ricostruire.
“Lingua-slogan e menzogne a non finire”, tipiche del “leader griffato”.
Una curiosa espressione del Reality Gap è il “leader griffato”: il leader che avendo i contatti giusti, le giuste relazioni, partecipa ai convegni giusti, legge i libri giusti, conosce tutti gli ultimi trend alla moda in tema di leadership, performance, autosviluppo, gestione dei collaboratori, time management, “cambiamento delle convinzioni”, ecc., ecc. (bla-bla-bla!). Egli, forte del potere della griffe, dispensa consigli, cita frasi ad effetto, produce slogan memorabili e ama apparire (ovunque possibilmente!).
Insomma un leader di “livello”, griffato appunto.
(Il leader griffato – 4/6/2017)
Grazie alle mie – sempre più rare – apparizioni su Facebook, noto l’apparire di corsi di famosi allenatori e segnalazioni di training sulla motivazione e sullo sviluppo delle performance, che attraggono molti “like”.
Con avidità alcuni manager sono alla ricerca di risposte.
S’iscriveranno alla giornata, saranno illuminati e poi una volta rientrati … non faranno assolutamente nulla!
Già, a parte il miracolo del cambiamento in un giorno (sig!), se si “agisce per cambiare”, bisogna prima di tutto “cambiare e poi agire” e lì la questione comincia a farsi spinosa.
E’ meglio la pigrizia menzionata dalla Maier.
E’ Il problema della ricerca ostinata di risposte…
Tossì diverse volte e sputacchiò ancora; mi faceva quasi un po’ pena. Se era partito da un altro pianeta e aveva affrontato un viaggio di parecchi mesi, certo doveva essere affamato… Corsi verso l’albero e raccolsi da terra un’appetitosa mela. A nome di tutto il pianeta su cui abitavo sentivo il dovere di mostrarmi ospitale.
“Puoi mangiare una mela” dissi porgendogli il frutto.
Sembrava che non ne avesse mai viste in vita sua: per un po’ rimase incantato ad annusarla, poi si fece coraggio e le diede un morsettino.
“Gnam, gnam” disse con la bocca piena.
“E’ buona?” domandai.
Lui fece un profondo inchino.
Volevo sapere che gusto avesse una mela quando la si mangia per la prima volta, e insistei:
“Ti è piaciuta?”
Mika si inchinò a ripetizione.
“Perché fai l’inchino?” domandai.
Si inchinò di nuovo. Sbigottito da quel profluvio di cortesia, gli chiesi ancora una volta:
“Perché fai l’inchino?”
Ora fu lui a rimanere sbalordito. Credo non sapesse se doveva fare un altro inchino oppure limitarsi a rispondere.
“Nel posto da cui vengo ci inchiniamo sempre quando qualcuno fa una domanda acuta” spiegò. “E più profonda è la domanda, più profondo è l’inchino”.
Non avevo mai sentito una cosa tanto strana: non riuscivo a capacitarmi che una domanda potesse meritare un inchino.
“E allora quando dovete salutarvi cosa fate?”
“Cerchiamo di escogitare qualcosa di intelligente da domandare” rispose.
“E perché?”
Fece un rapido inchino dato che gli avevo rivolto un’altra domanda, poi spiegò:
“Cerchiamo di pensare qualcosa di intelligente da domandare in modo da far inchinare l’altro”.
Fui talmente colpito da quella risposta che, quasi senza volerlo, mi inchinai profondamente.
Quando alzai lo sguardo, Mika si era infilato il pollice in bocca. Se lo tolse solo dopo un bel po’.
“Perché hai fatto l’inchino?” mi chiese allora quasi offeso.
“Perché hai risposto in modo molto intelligente alla mia domanda” spiegai.
Allora Mika con voce limpida e chiara scandì alcune parole che non ho mai più dimenticato:
“Una risposta non merita mai un inchino: per quanto intelligente e giusta ci possa sembrare, non dobbiamo mai inchinarci a una risposta”.
Annui con un cenno della testa, pentendomi immediatamente perché Mika poteva pensare che mi ero inchinato alla sua risposta.
“Chi si inchina si piega” continuò Mika. “Non devi mai piegarti davanti a una risposta”.
“E perché no?”
“Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre.”
(Jostein Gaarder – C’è nessuno?)
Se si vuole “puntare oltre” è necessario farsi le domande giuste.
Una strategia o un prodotto innovativo sono sempre delle risposte a domande originali che puntano in nuove direzioni.
Così sono le domande che portano a progettare organizzazioni moderne, nuove, adeguate ai tempi.
Il tipo di ambiente che si vuole creare all’interno dell’azienda dipende dalle domande che ci si pone sulle persone, sulla motivazione e sul ruolo del “capo”.
Anche il processo di auto-miglioramento dipende dalle domande che ci facciamo sulle nostre aspirazioni, ambizioni e competenze, sul tipo di leadership che vogliamo agire.
E’ un segno dei tempi cercare risposte facili, veloci, tipo usa e getta.
Forse l’approccio alla risposta è sbagliato.
Tutto parte dalla qualità delle domande.
Accendi il cervello.
Le nuove idee nascono guardando le cose, parlando alla gente, sperimentando, facendo domande e andando fuori dall’ufficio! (Steve Jobs)
Un’altra impegnativa domanda è quella famosa che Steve Jobs citò nel suo famoso discorso all’università di Stanford:
Negli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi:
“Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”.
E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato.
Come fa notare Ignacio Ramonet, durante gli ultimi trent’anni si sono prodotte nel mondo più informazioni che nei precedenti cinquemila, mentre “una sola copia dell’edizione domenicale del ‘New York Times’ contiene più informazioni di quante ne potesse acquisire una persona colta nel XVIII secolo durante tutta la sua vita”.
(…) “Ci sono troppe informazioni in circolazione”, conclude Eriksen: “nella società dell’informazione bisogna essere assolutamente capaci di difendersi dal 99.99% delle informazioni che ci vengono offerte e di cui non abbiamo bisogno”. Si potrebbe dire che la linea che separava i messaggi significativi (cioè l’oggetto manifesto della comunicazione) dal rumore di fondo (cioè il suo riconosciuto avversario e ostacolo) è pressochè scomparsa.
Nella spietata lotta per accaparrarsi la più scarsa tra le risorse scarse – cioè l’attenzione dei possibili consumatori – i fornitori di potenziali beni di consumo vanno disperatamente alla ricerca dei ritagli del poco tempo inutilizzato che resta ai consumatori e dei minuscoli vuoti tra i momenti di consumo che si possono ancora riempire di ulteriori informazioni.
(Zygmut Bauman – Vite di corsa)
C’è un tempo per pescare e un tempo per asciugare le reti.
“Fermate il mondo… voglio scendere!”
Asciughiamo le reti.
Le feste natalizie sono una grande occasione per trovare il tempo per pensare, per farsi domande e preparare nuovi percorsi per l’anno che va a iniziare.
Anche noi, con i nostri post settimanali ci fermeremo per riprendere agli inizi di gennaio.
Un professore di filosofia sale in cattedra e, prima di iniziare la lezione, toglie dalla cartella un grande foglio bianco con una piccola macchia d’inchiostro nel mezzo.
Rivolto agli studenti domanda:
“Che cosa vedete qui?”. “Una macchia d’inchiostro”, rispose qualcuno. “Bene”, continua il professore, “così sono gli uomini: vedono soltanto le macchie, anche le più piccole, e non il grande e stupendo foglio bianco che è la vita.” (V.Buttafava)
Che la pausa natalizia via sia propizia per popolare quel foglio con tante domande.
A voi, ai vostri cari, ai vostri collaboratori, un augurio di cuore per un sereno Natale e un fantastico 2018 e che i vostri sogni possano realizzarsi…
Design a better world …
Buona vita, Buon Natale e un Fantastico 2018.
Massimo e il team Heiko Xplore