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Il catalogo dell’anno scorso. Programmati per invecchiare o per crescere?

By 17 Gennaio 2016 Marzo 29th, 2018 3 Comments

Il catalogo dell’anno scorso. Programmati per invecchiare o per crescere?

Molte organizzazioni adottano la strategia dell’obsolescenza programmata:
l’obsolescenza programmata (planned o built-in obsolescence) è una strategia volta a definire il ciclo vitale (durata) di un prodotto in modo da renderne la vita utile limitata a un periodo prefissato. Il prodotto diventa così inservibile dopo un certo tempo, oppure diventa semplicemente obsoleto agli occhi dei possessori in confronto a nuovi modelli che appaiono più moderni, seppur poco o per nulla migliori dal punto di vista funzionale. (Wikipedia)

Il fatto è che l’obsolescenza programmata non è utilizzata solo per limitare la durata di un prodotto, ma anche per limitare l’efficacia / efficienza dei propri collaboratori.
Ovvero, non avendo strategie di mantenimento e crescita delle competenze dei propri collaboratori, di fatto ne limitano le capacità e conseguentemente la crescita sia umana che professionale.
Mai come oggi, infatti, le competenze invecchiano velocemente e molte aziende non avendo pensato allo sviluppo delle loro persone si ritrovano così, velocemente, con collaboratori non più adeguati, poi di fatto relegati a mansioni che richiedono skill di livello più basso, oppure sostituiti da nuovi assunti, le cui competenze, almeno per breve tempo, sono superiori a quelle dei dipendenti da anni in azienda. Infatti, poiché non c’è un piano di crescita, mantenimento e sviluppo delle competenze, anche i nuovi assunti diventeranno presto, superati.

Frutto d’ignoranza – che vuol dire: ignorare determinate cose, per non essersene mai occupato o per non averne avuto notizia – oppure di una mentalità ristretta che vede la formazione dei dipendenti come un costo, o di paure ataviche – “e se dopo che li abbiamo formati, se ne vanno?” (già, “ma se non li formiamo e restano?” dovrebbero invece chiedersi), costruiscono una trappola perfetta di progressivo invecchiamento delle competenze, compromettendo, così, la possibilità per l’azienda stessa di rimanere, nel tempo, innovativa ed efficiente, per non parlare poi della (de)motivazione dei collaboratori.

La frase “anzianità aziendale”, con il suo freddo significato economico, definisce bene lo stato di cose esistente: aziende che a volte sono, intellettualmente, degli ospizi, dove logiche antiche cristallizzano comportamenti, modi di pensare e di agire, anacronistici, con buona pace di tutto l’armamentario retorico sull’innovazione, il cambiamento, la motivazione e lo sviluppo delle risorse umane.
Una buona parte della responsabilità è anche della funzione Human Resource che è, purtroppo, rimasta legata a ricette, meccanismi e schemi di un’altra epoca, responsabile di non voler rimettere in discussione precetti che assomigliano, più che ad approcci di business innovativi, a dogmi religiosi.
E il confronto su questi temi è in realtà sempre molto difficile.

Così non curando sviluppo e competenze dei collaboratori, le aziende ne programmano davvero la loro obsolescenza.

Obsolescenza Programmata

Ho scritto più volte che le aziende di domani saranno aperte al mondo e al confronto, saranno organizzazioni che imparano e che investono in modo importante sulle loro persone.

Inserire nuove tecnologie senza creare le condizioni organizzative e senza le necessarie competenze, è, questo sì, buttare denaro; ma molti manager e imprenditori continuano a investire nel hardware (macchine, attrezzature, sistemi informatici) dimenticandosi che anche il più potente computer senza un adeguato software (competenze, persone) è solo un marchingegno inutile.

Le conoscenze invecchiano rapidamente, l’aspettativa di vita e la vita lavorativa si allungano. Sono tendenze oramai chiare e che continueranno a lungo. Il manager o il dipendente, se non vuole diventare obsoleto ed essere come il catalogo dell’anno scorso, deve investire su di sé e sullo sviluppo delle proprie competenze. Deve imparare a imparare.

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Quello che ho imparato dalla mia esperienza è che gli ingredienti più importanti in una educazione infantile sono la curiosità, l’interesse, l’immaginazione, e un senso di avventura della vita. Non troverete i corsi in cui queste vengono insegnate; eppure sono le qualità che rendono l’apprendimento gratificante, che rendono la vita entusiasmante, che ci portano sempre alla ricerca di nuove esperienze e di comprensione più profonda. Esse sono anche le qualità che ci permettono di continuare a crescere come esseri umani fino all’ultimo giorno della nostra vita, e di continuare a imparare. (Eleanor Roosevelt – You Learn by Living)

Le quattro qualità citate da Eleanor Roosevelt, sono impulsi e atteggiamenti che portano all’apprendimento e al continuo affinamento delle nostre competenze e abilità. Senza curiosità e senza interesse mancano le motivazioni allo sviluppo personale che non può essere solo finalizzato alla crescita professionale, che è il risultato del lavoro che abbiamo fatto prima di tutto su noi stessi e poi delle opportunità che abbiamo incontrato.

Theodore Zeldin, studioso di Oxford, ha scritto:

(…) Nel 2008, in occasione dell’ennesima recessione economica, i leader sono stati responsabili di una catastrofe mondiale. I teorici della leadership sono stati costretti a ripensare tutto ciò che avevano insegnato, quasi come i teorici del comunismo dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Il preside della Harvard Business School ha confessato che i leader, dopo aver “causato tanto disagio a tante persone…hanno perso legittimità”; il loro fallimento si è manifestato non solo nel crollo economico delle imprese, ma anche nel loro “collasso morale” e nella “confusione” e perdita di senso che li hanno accompagnati”. Ha stigmatizzato le teorie sulla leadership perché fondate su di una ricerca scientifica che non solo “manca di rigore intellettuale” ma non riesce nemmeno a dare risposte alle questioni più importanti.
(…) Gli esperti ora sostengono che i leader oggetto dei loro studi soffrivano spesso della “paura di apparire ignoranti, stupidi o ai limiti delle loro competenze quando dovevano occuparsi di questioni inevitabili ma per cui non si ritenevano adeguatamente preparati”.
Può accadere facilmente che siano tanto colpiti dalla miriade di richieste (dall’interno come dall’esterno dell’organizzazione) da disperdere la propria attenzione e non riuscire a concludere niente di sostanziale”.

Kennedy sosteneva che la leadership e l’apprendimento sono indispensabili l’una per l’altro. Non può esserci leadership senza un costante apprendimento, senza la capacità di farsi domande e senza sviluppare soluzioni nuove e originali.

Mai, forse, come oggi, alcuni di noi hanno bisogno di utilizzare tutta la curiosità che possiedono, bisogno di cercare nuove conoscenze, necessarie per rendersi conto che nessuna conoscenza è finale.
Quasi tutto nel nostro mondo è nuovo, sorprendentemente nuovo.
Nessuno di noi può permettersi di smettere d’imparare o di lasciar fuori la curiosità su cose nuove, o di perdere l’umiltà di fronte a nuove situazioni.
Se possiamo mantenere flessibilità di mente, apertura verso nuove idee, saremo in grado di accogliere il nuovo flusso di pensiero da dovunque venga, di non contrastarlo; pesando e valutando ed esplorando gli strani nuovi concetti che si presentano ogni volta.
Non possiamo chiudere le finestre e tirare giù gli scuri; non possiamo dire “Ho imparato tutto quello che ho bisogno di sapere, le mie opinioni sono fisse e definite su tutto. Mi rifiuto di cambiare o di prendere in considerazione cose nuove”. Non oggi. Non più.
(Eleanor Roosevelt – You Learn by Living)

Non oggi, non più!
Siamo immersi in un mondo che sta cambiando velocemente, è solo nostra la scelta se, non fare nulla e diventare obsoleti (il catalogo dell’anno scorso), o muoverci e prendere l’iniziativa.
La caratteristica che distingue le persone è la capacità di cambiare e d’imparare. Possiamo utilizzarle per costruirci un percorso diverso, fatto di crescita e di soddisfazione.

Biologicamente siamo programmati per invecchiare, è la legge della vita, ma mentalmente no, possiamo mantenere e sviluppare la nostra creatività, le nostre facoltà intellettuali, la nostra capacità di ben pensare (mindfitness). Queste abilità vanno esercitate e allenate, altrimenti si atrofizzano (use it or lose it).
Chi ha la responsabilità di altre persone, dovrebbe preoccuparsi di non agire in modo da atrofizzare le abilità delle sue persone.
A livello personale possiamo (e vorrei dire, dobbiamo) assumerci la responsabilità del nostro sviluppo e della nostra crescita, studiando, esplorando, sperimentando, viaggiando, incontrando persone.
Fortunatamente l’apprendimento non è un monopolio di nessuno e ognuno può essere artefice e responsabile del proprio apprendimento e quindi dello sviluppo delle proprie potenzialità.

Pensando ai cataloghi non possiamo dimenticarne uno di veramente famoso:
Quando ero ragazzo esisteva una meravigliosa rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, che era una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci mise dentro tutto il suo tocco poetico. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e dell’editoria elettronica, quindi la rivista era interamente creata con macchine da scrivere, forbici e polaroid. Era una specie di Google in versione cartacea, 35 anni prima che Google fosse inventato: era idealistica, traboccante di strumenti chiari e concetti meravigliosi.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina di questo numero c’era una fotografia di una strada di campagna al mattino presto, quel tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete abbastanza avventurosi. Sotto la foto erano scritte queste parole: “Stay Hungry. Stay Foolish”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi. (Steve Jobs – Università di Stanford 2005)

Stay Hungry. Stay Foolish.
E cercate la vostra strada, create il vostro percorso.

Buona settimana
Massimo

 

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