Lavorare sulle proprie competenze di leadership, questo il compito che hanno affrontato i partecipanti nella giornata di martedì a Torino e giovedì a Vicenza, con la guida di Bob Emiliani.
Un modo nuovo, originale e molto pratico di lavorare su una professione troppe volte quasi metafisica: quella del leader.
Imprenditori, manager e quadri intermedi hanno avuto così la possibilità di condividere fatiche, sfide e nuovi pensieri per migliorare la guida delle proprie organizzazioni.
L’obiettivo che insieme a Bob, abbiamo voluto perseguire è proporre nuovi percorsi per chiudere il gap tra i cambiamenti del mercato e delle tecnologie e la conduzione delle aziende rimasta a decenni fa, gap responsabile di molti dei problemi cronici che affliggono certe organizzazioni.
La ricerca di nuovi modelli di leadership non appare più procrastinabile ed è piuttosto curioso (se non preoccupante) la perseveranza con cui alcuni manager applicano gestioni e modalità oramai obsolete, cechi alla loro stessa cecità.
Ho apprezzato particolarmente che i partecipanti ai workshop siano riusciti a ritagliare nelle loro agende, sempre molto fitte di impegni, lo spazio necessario per fermarsi, riflettere, confrontarsi, apprendere e sperimentare nuove idee.
La resistenza al cambiamento assume molte forme e la saturazione dell’agenda e la cronica mancanza di tempo è una di queste.
Troppo impegnati per fermarsi a pensare, alcuni manager sembrano come il classico criceto sulla ruota: troppo impegnati a correre senza andare in realtà da nessuna parte.
Mi rimane da capire come si possa gestire un’organizzazione se non si riescono nemmeno a gestire i propri impegni …
In realtà non è affatto vero che manchi il tempo, dipende infatti da quali sono le vere priorità e a volte impegnare il proprio tempo appaga il proprio ego: più sono impegnato, più sono importante (sig!), così, una certa corrente di pensiero.
Speed Leadership si colloca splendidamente nel modello di leader a tre dimensioni di cui ho parlato recentemente in uno dei video che abbiamo prodotto.
Studio, ricerca e sperimentazione sul campo di nuovi modelli di leadership adeguati a un mondo in rapido cambiamento che mi sta impegnando/interessando da tempo.
Comprendere come la leadership possa essere analizzata da un punto di vista di processi apre una serie di nuove possibilità e di spazi di miglioramento sia in termini di efficacia che di efficienza prima di tutto personali e poi, negli effetti, a livello di organizzazione, di ambiente e di persone. Un percorso operativo e di pensiero ricco di spunti e di idee.
La leadership è un’attività incline agli errori:
Potresti essere soddisfatto della tua leadership, ma non dovresti esserlo.
(…) Il problema non è che i leader commettano errori, perché, dopo tutto, è come le persone imparano. Il problema è non riconoscere e correggere gli errori. Il problema più grande è quello di esporre i propri collaboratori (e le altre parti interessate) agli stessi errori ripetutamente, anno dopo anno. (Bob Emiliani – Speed Leadership)
Riconoscere gli errori ci aiuta a capire il problema più profondamente e puntare verso la rimozione delle cause, capire la causa ci aiuta a trovare soluzioni che prevengono i problemi.
Processi e errori nei processi diventano così aree specifiche e concrete dove intervenire per migliorare e diventare leader più efficaci.
L’analisi dei processi di leadership diventa così strategica nel determinare la velocità delle aziende, i tempi di risposta e le modalità di riconoscimento dei problemi e della qualità delle risposte (problem solving), nonché le attività legate allo sviluppo dei propri collaboratori.
Il lavoro sulle tre dimensioni della leadership e i processi di leadership diventano un modello operativo concreto privo di molte delle difficoltà e impraticabilità di certi approcci chiamati “coaching”, astratti nei termini e poco concreti nell’operatività e che spesso si traducono in generiche enunciazioni di principio prive di rigore scientifico e metodologico.
Arte e scienza si fondono in un modello originale e operativo (tecnologia) di leadership aperto all’evoluzione e privo delle rigidità di certi schemi prefissati, tipici delle ricette e delle soluzioni facili con un numero variabile di step o fasi.
Metodo, disciplina e creatività trovano così una sintesi interessante.
Ad essi si affiancano aspetti legati ai valori e all’etica che definiscono le traiettorie preferibili di attivazione, nella convinzione che solo razionalità senza emozione, ma soprattutto senza umanità, possa portare a sterili tecnicismi e a una impraticabilità di fatto nel mondo vero.
Insomma, percorsi nuovi sui quali stiamo lavorando con passione e anche con originalità.
Il tempo trascorso insieme e le lunghe chiacchierate con Bob produrranno altre cose che speriamo di presentare in un prossimo futuro, sapendo che entrambi soffriamo di allergia a schemi e modelli rigidi e non evolutivi.
Dalle giornate trascorse con i partecipanti e di cui daremo notizia con qualche video nelle prossime settimane, mi porto la partecipazione molto intensa, le conversazioni appassionate, il desiderio di molti di lavorare per migliorare a livello personale e le proprie organizzazioni e la consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo nel costruire un ambiente “umano”.
Quando le discussioni e il tempo ti portano a discutere di certi argomenti sensibili si instaura sempre un feeling molto forte e comune che è in sè prezioso.
A tutti voi un grazie di cuore per la partecipazione, l’impegno e i contributi mai banali.
E infine un grazie da parte mia e del nostro piccolo team a Bob Emiliani per il tempo che ci ha dedicato e per tutti gli spunti che ha saputo fornirci.
Ti aspettiamo di nuovo, presto!
Design a better world!
Buona settimana
Massimo