BLOG

Moon Landing.

By 7 Luglio 2019 Novembre 5th, 2019 No Comments

When the lunar module lands at 4:18 p.m EDT, only 30 seconds of fuel remain. Armstrong radios “Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed.

At 10:56 p.m. EDT Armstrong is ready to plant the first human foot on another world. With more than half a billion people watching on television, he climbs down the ladder and proclaims:
That’s one small step for a man, one giant leap for mankind”.
(NASA)

Il 20 luglio 1969 Neil Armstrong metteva piede sul suolo lunare.
La realizzazione di un sogno, di una visione.

La visione di un presidente, John F. Kennedy, che nel famoso discorso davanti al Congresso il 25 maggio 1961 diceva:
Questa nazione dovrebbe impegnarsi a raggiungere, prima che questo decennio sia concluso, l’obiettivo di far sbarcare un uomo sulla luna e farlo ritornare sano e salvo alla terra. Nessun progetto spaziale in questo periodo sarà più drammatico per l’umanità o più importante per l’esplorazione lontana nello spazio.”
E poi ancora in un altro famoso discorso alla Rice University di Houston nel settembre del 1962:
Abbiamo iniziato questo viaggio verso nuovi orizzonti perché vi sono nuove conoscenze da conquistare e nuovi diritti da ottenere, perché vengano ottenuti e possano servire per il progresso di tutti. […] Abbiamo deciso di andare sulla Luna. Abbiamo deciso di andare sulla Luna in questo decennio e di impegnarci anche in altre imprese; non perché sono semplici, ma perché sono ardite, perché questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova il meglio delle nostre energie e delle nostre capacità, perché accettiamo di buon grado questa sfida, non abbiamo intenzione di rimandarla e siamo determinati a vincerla, insieme a tutte le altre.”

John Noble Wilford, celebre ‘reporter spaziale’ del New York Times, così scriveva nel suo libro del 1969, La conquista della luna:
Così aveva inizio, sui tavoli da disegno dell’ente spaziale (la NASA), nel pensiero del presidente e dei suoi consiglieri e nelle aule del Congresso, lo sforzo dell’America per inviare uomini sulla luna. Nel 1961 nessuno poteva predire quanto sarebbe costato (le stime andavano da 20 miliardi a 40 miliardi di dollari) o quanto tempo avrebbe richiesto (gli ottimisti parlavano di una discesa nel 1967). Nessuno sapeva con sicurezza neppure quali razzi e veicoli spaziali sarebbero stati necessari, o il piano di volo che avrebbero seguito.  E nessuno era veramente sicuro del valore ultimo del viaggio. Quanti vi erano direttamente impegnati sapevano tuttavia che il compito era difficile che poteva essere tragico; ma quanto difficile o tragico non osavano pensarlo. Di una cosa erano certi: sarebbe stata la più grande mobilitazione tecnologica di tutti i tempi.

Uno sforzo che ha richiesto la collaborazione e il coordinamento di centinaia di migliaia di tecnici e di scienziati, la risoluzione di innumerevoli problemi tecnici, che ha richiesto la costruzione di nuovi dispositivi e apparecchi inventati e costruiti proprio per rendere possibile la missione.

Il primo viaggio dell’uomo sulla luna fu il risultato di uno sforzo collettivo interessante direttamente quattrocentomila persone e ventimila fornitori, dell’industria e dell’università, tra i quali scienziati e ingegneri tra i più eminenti. Ma non poteva essere altrimenti. La lontana luna non avrebbe ceduto facilmente i suoi segreti. Nessun uomo da solo, indipendentemente dal suo talento o dal suo slancio sarebbe mai riuscito a posarsi sulla luna. Nessun gruppo d’uomini d’affari, di St.Louis o di qualsiasi altra città o nazione, sarebbe mai riuscito a mettere insieme i 24 miliardi di dollari necessari.

(…) E tutto questo in un clima pionieristico e romantico. A uomini e donne nelle fabbriche e nelle fucine, nelle camere sotto il basamento delle rampe di lancio, sulle passerelle delle strutture per il montaggio dei razzi, a tutti venne chiesto di creare nuovi materiali e strumenti, nuovi metodi di misurazione e di calcolo, nuove e raffinate tecniche di produzione, A tutti venne richiesto di raggiungere livelli di sicurezza mai prima pretesi.”
(John Noble Wilford – opera citata)

Anni di prove, di esperimenti, purtroppo a volte di fatali incidenti e poi, finalmente… l’allunaggio! E le indimenticabili parole di Neil Armstrong mentre posa il piede sul suolo lunare: Un piccolo passo per l’uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità!

L’uomo con la sua capacità di immaginare l’impossibile, di risolvere problemi complessi, di lavorare insieme ad altri uomini in vista di un obiettivo comune, con il coraggio di affrontare l’ignoto e la sfida, sono i veri protagonisti dello sbarco sulla luna.

In questi tempi di pensiero debole, di disimpegno e di una politica nazionale e internazionale piccola piccola, pensare di organizzare una missione come quella dell’Apollo appare più che fantascienza, una pia illusione. Ma ogni tanto fantasticare aiuta a mettere le cose in prospettiva.

Il 5 dicembre il nostro Lead Talk di fine anno avrà come titolo, e questa è un’anticipazione, proprio Moon Landing. Parleremo di innovazione, immaginazione e uomini. Ne parleremo con ospiti importanti. Quindi segnate la data in agenda.

La risposta – l’esatta valutazione del significato dell’Apollo – non può non presentarsi per decenni o per secoli. Colombo non potè vedere oltre l’oro e le spezie che cercava. Neppure noi possiamo vedere con sicurezza oltre il prestigio, la potenza e la conoscenza scientifica, i tesori cercati per la loro nazione da Armstrong, Aldrin e Collins.
Ma grazie alla conoscenza, mutano le prospettive umane. I grandi navigatori diedero all’uomo una più ampia visione del suo mondo.
L’astronomia copernicana tolse all’uomo la medievale illusione di essere al centro di tutto. Darwin rivoluzionò la concezione che l’uomo aveva delle sue origini. Freud lo portò a guardare nell’intimo delle emozioni che determinano la sua vita.
Raggiungere la luna, vedere la terra come un piccolo pianeta: questi nuovi orizzonti del dominio dell’uomo sulla natura non possono non avere ripercussioni sulla immagine che egli ha di se stesso e sulle sue reali capacità.
(John Noble Wilford – opera citata)

Dovremmo tornare ad impegnarci in sfide non semplici ma ardite e ne abbiamo tante, in tutte le direzioni. La più pressante è la necessità non più rinviabile di uno sforzo collettivo per salvare il pianeta (l’unico che abbiamo), affrontare le tante diseguaglianze che oltre ad essere ingiuste causano una fortissima pressione sociale e il progetto di un mondo che sia davvero a misura d’uomo.
Sogni…? Può essere…
Ma, come ben diceva Mandela, ‘un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è arreso’ e a me piace essere un vincitore e, ogni tanto, trovare il tempo per sognare. 
Senza sogni l’umanità non avrebbe fatto molte cose e forse saremmo ancora nelle caverne.
I segni di questo tempo veloce, iper-connesso, iper-competitivo, le sciagure, i disastri, i tanti gravi problemi irrisolti a livello sociale, politico, economico, ci portano a pensare che sia una lotta impari, impossibile da vincere, ma come nella corsa alla luna, ci serve una speranza comune, un sogno: che un mondo migliore non è solo auspicabile ma anche possibile  solo se per prima cosa ne siamo consapevoli e per seconda vogliamo agire per fare qualcosa.
Da un primo, piccolo passo può nascere molto…vero Neil Armstrong?

Buona settimana
Massimo
Design a better world!

    Pubblichiamo un nuovo post ogni settimana, se desideri riceverlo iscriviti:

    Nome e cognome (richiesto)

    Professione

    Indirizzo email (richiesto)

    Condividi l'articolo

    Leave a Reply