Less is more (kanso) e le leggi della semplicità.Di tutte le cose, la semplicità è la più difficile da copiare.
Sir Richard Steel
La semplicità è un concetto affascinante e impegnativo.
Da Guglielmo di Occam con il suo famoso rasoio (inutilità di formulare più ipotesi di quelle che siano strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno quando quelle iniziali siano sufficienti – Wikipedia), a Einstein (se non sei in grado di spiegarlo in maniera semplice, non lo capisci abbastanza bene), passando per Dieter Rams (less but better) e finendo a Steve Jobs, filosofi, scienziati e designer hanno, da sempre, attribuito un valore importante alla semplicità.
Ne ho scritto in:
Semplicità (post del 30/6/14),
Se la tua azienda fosse un aereo, ci voleresti sopra? (post del 22/3/15),
Lean + “something” … (post del 6/3/16),
Toyota Setsuna: design, immaginazione e visioni del futuro (post del 17/4/16),
e appare spesso come tema in molti altri post.
I giapponesi usano il termine Kanso (簡素) che significa “semplice”, uno dei concetti racchiusi nella parola è “less is more”, idea che ha giocato un ruolo nella propensione dei giapponesi a compattare le cose alla loro essenza.
Con tutte le complicazioni e le complessità della vita di oggi, vivere e ragionare tenendo a mente la semplicità è davvero importante.
Lavorando nelle aziende sulla modifica e il miglioramento dei processi, oppure in workshop sull’innovazione di prodotto, cerchiamo di tenere sempre sullo sfondo l’idea di rendere le cose semplici.
Siamo bravissimi a complicare le cose fino a renderle inestricabili.
Steve Jobs era un convinto sostenitore della semplicità:
È stato uno dei miei mantra, concentrazione su una cosa e semplicità. La semplicità può essere più difficile della complessità: devi lavorare duro per ripulire il tuo pensiero e renderlo semplice. Ma alla fine paga, perché una volta che ci riesci puoi spostare le montagne. (Steve Jobs)
Ripulire il pensiero, asciugare concetti, prodotti o processi, richiede un lavoro davvero impegnativo, ma se si riesce a farlo, il risultato è incredibilmente innovativo.
John Maeda autore di un agile libretto sulla semplicità (Le leggi della semplicità) ha scritto che: La semplicità non è soltanto una qualità che induce a un’appassionata lealtà nei confronti del design di un prodotto, ma è anche uno strumento strategico chiave attraverso cui le imprese possono confrontare le loro intrinseche complessità.
Naturalmente dobbiamo distinguere la “buona” semplicità dal “semplicismo” e “dall’eccessiva semplificazione”:
Semplicistico: con il termine semplicistico spesso si intende il passaggio diretto dall’osservazione di un certo fenomeno alla sua immediata e semplice spiegazione, saltando a piè pari la reale complessità della situazione in esame.
(…) Si parla di semplicismo quando si propone un approccio “semplice” come conseguenza di una comprensione imperfetta o incompleta di qualcosa. (Edward De Bono – Semplicità).
L’eccesso di semplificazione è invece legato a un’operazione di semplificazione troppo spinta, che induce a trascurare importanti aspetti della questione. L’eccesso di semplificazione non conduce quindi a conclusioni errate, bensì a soluzioni inadeguate perché incomplete.
(Edward De Bono – opera citata)
La semplificazione si deve fermare quando i valori guadagnati sono annullati dalle perdite provocate in altri valori: in altre parole, la semplificazione diventa eccessiva quando viene perseguita senza porre attenzione ai suoi costi. E’ accettabile semplificare una salsa per poterla preparare più facilmente, ma bisogna fare attenzione a non annullarne il sapore.
(Edward De Bono – opera citata)
Molti tentativi di modifica dell’esistente nei vari ambiti, organizzativo – sviluppo prodotto – strategie commerciali, o ricadono nel semplicismo trascurando parti importanti oppure risentono di un eccesso di semplificazione eliminando parti che invece sono necessarie per migliorare con successo.
Per non cadere nei due errori di semplicismo e di eccesso di semplificazione e semplificare con successo un oggetto, un processo, etc., è necessario conoscerlo a fondo.
Se rendere le cose complicate è facile, trasformale in semplici è molto difficile.
La creatività e la semplificazione (quella buona) tendono a convergere.
C’è bisogno di trovare modi nuovi e alternativi di fare le cose, ma per progettare con questo innovativo atteggiamento mentale ci vuole molta creatività.
(Edward De Bono – opera citata)
Le rappresentazioni mentali che ci costruiamo possono ostacolare la semplicità.
Una delle più forti è la vecchia trappola indiana per le scimmie: la trappola consiste in una noce di cocco svuotata e legata a uno steccato con una catena. La noce di cocco contiene del riso che si può prendere attraverso un buco. L’apertura è grande quanto basta perché entri la mano della scimmia, ma è troppo piccola perché ne esca il suo pugno pieno di riso. La scimmia infila la mano e si ritrova intrappolata. (Robert Pirsing)
Così attaccata al bisogno del riso, la scimmia non riesce a lasciarlo andare e ne rimane imprigionata. Incredibilmente, mentre con facilità ci sbarazziamo di un prodotto difettoso, fatichiamo a liberarci di vecchie idee e schemi anche se hanno dimostrato di non funzionare.
La trappola de “l’abbiamo sempre fatto così” impedisce di apportare quelle modifiche che porterebbero a dei miglioramenti: il solo fatto che certi procedimenti siano sopravvissuti a lungo non vuol dire che siano i migliori o i più semplici. A volte potrebbe solo indicare che nessuno ha cercato di scoprirne uno migliore.
(Edward De Bono – opera citata)
Perché come lo scafo di una nave attrae i molluschi, così tutti i processi attraggono complicazioni e integrazioni che vi aggiungono scarso o nessun valore.
(Edward De Bono – opera citata)
Lavorare per la semplicità richiede di impiegare i giusti strumenti di analisi:
Un falegname è capace di adoperare tutti gli attrezzi necessari per lavorare il legno, ma in ogni momento impiega quello che gli pare più adatto all’operazione che sta eseguendo.
(Edward De Bono – opera citata)
L’abilità nell’usare gli strumenti, essere attenti a evitare le trappole, conoscere tramite osservazione diretta l’oggetto o il processo da semplificare, sono condizioni fondamentali per riuscire con successo nell’intento.
Ritorniamo a John Maeda per scoprire le leggi della semplicità:
RIDUCI: il modo più semplice per conseguire la semplicità è attraverso una riduzione ragionata.
ORGANIZZA: l’organizzazione fa si che un sistema composto da molti elementi appaia costituito da pochi.
TEMPO: i risparmi di tempo somigliano alla semplicità.
IMPARA: la conoscenza rende tutto più semplice.
DIFFERENZE: la semplicità e la complessità sono necessarie l’una all’altra.
CONTESTO: ciò che sta alla periferia della semplicità non è assolutamente periferico.
EMOZIONI: meglio emozioni in più piuttosto che in meno.
FIDUCIA: noi crediamo nella semplicità.
FALLIMENTO: ci sono cose che non è possibile semplificare.
L’UNICA: Semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significato.
Se applicata a prodotti o processi inutilmente complicati, la semplicità diventa così un elemento che aggiunge valore, chiarezza e facilità d’uso.
La velocità, la disponibilità e la semplicità sono proprio alcune delle ragioni che hanno consentito lo sviluppo travolgente di Internet e di tanti servizi on-line, consentendo agli utenti di svolgere comodamente da casa tutta una serie di attività (prenotazioni, ricerche e oggi anche varie attività di shopping) che prima richiedevano diversi passaggi, movimenti da un ufficio all’altro o da un negozio all’altro.
Tre momenti hanno segnato il passaggio alla semplicità negli ultimi decenni: l’invenzione del computer, Internet e la rivoluzione iniziata nel gennaio del 2007 con il lancio dell’iPhone.
Altro che Industry 4.0!
L’iPhone e l’iPad prima, con la cura attenta all’interfaccia utente hanno segnato una svolta e rivoluzionato non solo il modo con cui interagiamo con i vari dispositivi, hanno aperto nuovi “ecosistemi” digitali, creando tutta una serie di prodotti e servizi che lavorano internamente in modo complesso, ma che in realtà hanno semplificato e reso ubiquitario il nostro rapporto con essi. E la nostra vita è cambiata!
Ripulire il pensiero e renderlo semplice, diceva Steve Jobs.
La semplicità è la ricerca di una via alternativa all’aumento di complessità e complicazione. Una cosa semplice è anche elegante perché riesce a cogliere l’essenza e a trasmetterne il valore con immediatezza.
Lo scultore produce le sue bellissime statue intaccando le parti del blocco di marmo che non sono necessarie – si tratta di un processo di eliminazione (Elbert Hubbard), eliminazione o riduzione del “non necessario” per avvicinarsi all’essenza.
Inventare prodotti e servizi la cui complessità è resa interna ai sistemi ma che si traduce in facilità d’uso per l’utente, diventerà sempre di più una sfida che chi si occupa di design e progettazione dovrà affrontare.
Rendere processi semplici e “user friendly” diventerà anche la sfida con cui molte aziende dovranno fare i conti, eliminando o riducendo una complessità o complicazioni che costano, sono inefficienti e rendono impossibile coniugare velocità, qualità e innovazione.
La semplicità si dovrà estendere anche alle modalità di collaborazione interne delle organizzazioni, semplificando procedure, rapporti gerarchici e funzionali che oltre ad essere in alcuni casi difettosi, hanno anche il grave difetto di essere estremamente lenti.
Implicita sarà anche la strutturazione di processi di comunicazione interni adeguati, rapidi, efficaci ed efficienti che supportino la collaborazione invece di ostacolarla.
Leonardo da Vinci sosteneva che la semplicità è l’estrema sofisticazione. Da genio quale era, in anticipo sui suoi tempi, ci lascia un messaggio su cui riflettere.
Chissà, forse un giorno sarà possibile scrivere un manifesto della semplicità…
I designer arrivano spesso prima del mondo del business a capire come risolvere certi problemi difficili e non possono chiudere se non citando un designer italiano famoso, Bruno Monari:
Tutti sono capaci di complicare.
Pochi sono capaci di semplificare.
Semplificare vuol dire creare un mondo più a misura d’uomo, elegante, essenziale e chiaro. Ne abbiamo davvero bisogno.
Design a better world …
Buona settimana
Massimo