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Leadership

By 12 Luglio 2015 Marzo 29th, 2018 No Comments

Leadership
Non abbiamo la possibilità di fare molte cose nella vita.
Ognuna di queste dovrebbe essere davvero eccellente.
Perché è la nostra vita.
Steve Jobs

E’ soprattutto una questione di leadership!

Vorrei tentare oggi di collegare insieme i vari post delle ultime settimane in modo coerente e comprensibile. Abbiamo affrontato molti temi, dalla “mind fitness”, alla strategia, alla visione, alla costruzione di organizzazioni che operano secondo assunzioni diverse da quelli attuali.
Ci sono alcuni elementi comuni che legano tutte queste riflessioni insieme.

Innanzitutto si avverte, forte, la necessità di un cambiamento; per usare un termine caro a Edwards Deming, di una “trasformazione”, cioè qualcosa di più profondo di un cambiamento (superficiale): il Management è in uno stato stabile. La trasformazione è necessaria per uscire dalla situazione attuale, non una mera raffazzonatura (patchwork) del presente stile di management. (W.E. Deming)

Come intraprendere allora una trasformazione?
Costruire – o ricostruire! – un’azienda capace di innovare partendo dalla generazione di energie e risorse nei suoi collaboratori significa agire su tre leve: tre motori del cambiamento in grado di dare il via a un processo di autentica trasformazione.
Si tratta della cultura aziendale, del training e, naturalmente, di un nuovo modello di leadership. (Re-think! – M.Torinesi, F.Grandis)

Blog 2915a

Il terzo elemento è una leadership che possa intraprendere questa trasformazione e che agisca secondo nuovi modelli, più in linea con i tempi attuali. E questo inevitabilmente ci porta a riflettere sul ruolo del leader.

Che cosa è un leader?
Il lavoro di un leader è di realizzare la trasformazione della sua organizzazione. Egli possiede conoscenza, personalità e forza di persuasione.
Come può realizzare la trasformazione? In primo luogo, egli ha una teoria. Capisce perché la trasformazione porterebbe guadagni per la sua organizzazione e per tutte le persone con cui la sua organizzazione tratta. In secondo luogo, si sente in dovere di compiere la trasformazione come un obbligo verso se stesso e verso la sua organizzazione. In terzo luogo, è un uomo pratico. Egli ha un piano, “step by step”, e può spiegarlo in termini semplici.
Ma quello che è nella sua testa non è sufficiente. Egli deve convincere e cambiare abbastanza persone al potere per farlo accadere. Possiede potere persuasivo. Capisce le persone.
(W. Edwards Deming)

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Il breve brano citato di Deming contiene tutta una serie di principi e spunti che richiederebbero davvero tanto spazio per essere adeguatamente commentati.
Proviamo a farlo in modo sintetico:

  • Il lavoro del leader è di realizzare la trasformazione: è un compito non delegabile; egli traccia la direzione, nell’interesse dell’organizzazione e delle sue persone; egli ha l’autorità per iniziare la trasformazione.
  • Egli possiede conoscenza, personalità e forza di persuasione: per possedere conoscenza deve fare dell’apprendimento continuo un mantra e non rimanere fissato a schemi e modelli imparati magari venti anni prima; personalità e forza di persuasione non significano “autorità” e “ordini”, ma capacità di ispirare e creare le condizioni affinché le persone possano sentirsi motivate, prendere l’iniziativa e agire anche in direzioni nuove.
  • Ha una teoria: il leader sviluppa una “visione”, cioè uno stato futuro migliore e preferibile a quello attuale e definisce una direzione.
  • E’ un uomo pratico: una visione senza azione è un sogno ad occhi aperti. Un’azione senza visione è un incubo. (proverbio giapponese)
  • Deve convincere a cambiare abbastanza persone per farlo accadere: La leadership è azione, non posizione (D.H. Mcgannon) Non si guidano le persone picchiandole sulla testa – quella è aggressione, non leadership. (Dwight David Eisenhower)
  • Capisce le persone: il leader deve spiegare, ispirare (prima di tutto con l’esempio) e creare significato; egli agisce, per proteggere le persone, l’organizzazione e i clienti.

Capisce che le persone sono diverse una dall’altra e cerca di creare interesse e sfida per ognuna di esse. È un “coach” più che un “capo”.

Il leader ha tre fonti di potere (Deming):
– l’autorità della posizione;
– la conoscenza;
– la personalità e capacità di persuadere.
Le ultime due sono le fonti sulle quali basa il suo operare, piuttosto che sulla prima. Crea e trasmette fiducia; non si aspetta la perfezione ma spinge se stesso e i suoi collaboratori a migliorare continuamente.

Secondo la filosofia di Deming un leader deve possedere un “sistema di conoscenza profonda (System of Profound Knowledge)” composto di quattro elementi: 1) apprezzamento per il sistema (sistema: rete di funzioni o attività che funzionano insieme); 2) conoscenza della variazione (in questo mondo c’è sempre stata e ci sarà sempre variazione – tra persone, nei risultati, nelle performance, nel servizio, nel prodotto. Dobbiamo imparare che cosa la variazione sta provando a dirci); 3) teoria della conoscenza (interpretazione dei dati, predizione, domande); 4) conoscenze di psicologia (per comprendere le persone).
Solo una “conoscenza profonda” consente al leader di essere efficace nella sua azione e di costruire un percorso di cambiamento importante e incisivo, cioè di produrre le trasformazioni necessarie. L’idea di “mind fitness” è molto vicina a questo ragionamento, sviluppando un aggiornamento di quanto, Deming, ha detto, per renderlo più attuale.

Naturalmente il presupposto del ragionamento è basato sul fatto che un cambiamento sia necessario e auspicabile e questo ci riporta alla “capacità di vedere” oggetto proprio dell’ultimo post. Il leader gioca un ruolo, e sarà così ancora per molto tempo, di “catalizzatore” della trasformazione, guidando l’intera organizzazione verso un percorso, che se non ancora chiaro in tutti i dettagli, rappresenta una direzione di marcia in vista delle sfide importanti che devono essere affrontate. E’ quindi e soprattutto una questione di leadership.

E soprattutto …
E’ una leadership dove l’esempio vale più di tante vuote parole, che dimostra nei fatti l’impegno serio e costante nell’attività di tutti i giorni, che non chiede agli altri quella che lei stessa per prima non è disposta a fare.
E’ una leadership consapevole che quello che non sa è superiore a quello che sa e che per questo non cessa di farsi domande, di cercare nuovi percorsi.
E’ una leadership creativa, curiosa e coraggiosa.
E’ una leadership che ricerca l’innovazione, che immagina, crea e produce.
E’ una leadership che, citando il mio caro amico Roberto Grandis, ricerca il ben-essere (diverso dal benessere inteso come ben avere) per se stessa, per le proprie persone, per la propria organizzazione e per la società.
E’ una leadership che crea valore e posti di lavoro e non distrugge né il primo né i secondi nell’illusione di portare risultati solo sul breve termine.
E’ una leadership che crea ambienti aperti, nei quali ha eliminato la paura e fioriscono le idee, la voglia di fare e l’iniziativa.
E’ una leadership del valore e della responsabilità, della costruzione e del fare, dello sviluppo e della crescita, dell’attenzione e dell’ascolto, della fiducia e della sfida, dell’armonia e del rispetto, che non cessa di migliorare se stessa, l’organizzazione e le persone che ci lavorano.
E’ una leadership “umana” nel pieno senso del termine: rende il mondo migliore e a misura d’uomo.

A te, amico lettore, l’augurio, l’incoraggiamento, la forza, per fare quello che serve per essere quel tipo di leader.

Il nostro primo dovere è di non seguire, come fanno gli animali, il gregge di coloro che ci precedono. (Seneca)

Buona settimana
Massimo

 

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