Suggerirei ai nostri politici e in particolare a chi ci sta governando, uno studio attento e approfondito della Legge di Murphy, anche se l’applicazione della famosa legge vale più in generale (come ogni buona legge) a molti altri ambiti: personale, aziendale, ecc.
La riporto qui perché una sua rilettura attenta ci aiuta a rimettere le cose in prospettiva.
Legge di Murphy
Se qualcosa può andar male lo farà.
Corollari
Niente è facile come sembra.
Tutto richiede più tempo di quanto si pensi.
Se c’è una possibilità che varie cose vadano male, quella che causa il danno maggiore sarà la prima a farlo.
Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa può andar male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto.
Lasciate a se stesse, le cose tendono a andare di male in peggio.
Non ci si può mettere a far qualcosa senza che qualcos’altro non vada fatto prima.
Ogni soluzione genera nuovi problemi.
I cretini sono sempre più ingegnosi delle precauzioni che si prendono per impedirgli di nuocere.
Per quanto sia nascosta una pecca, la natura riuscirà sempre a scovarla.
Madre Natura è una puttana.
(Arthur Bloch – La legge di Murphy)
Una riflessione su questo ‘annus horribilis’ ci porta a concludere che la legge di Murphy con tutti i suoi corollari ha trovato ampia e generale applicazione.
Ne ho scritto e ne scrivo da tempo sperando di suscitare qualche riflessione e magari, chissà, qualche cambio di rotta.
Già prima della pandemia stavamo vivendo una situazione di crisi che si è ulteriormente aggravata e complicata con l’arrivo del ‘maledetto’ (coronavirus per chi non ricordasse la mia definizione).
A furia di rinviare la soluzione dei problemi, alla fine arrivano tutti insieme.
Politici, non solo italiani per onestà intellettuale, già in difficoltà in tempi ordinari collassano per incapacità manifesta nell’affrontare situazioni straordinarie. L’abbiamo visto succedere in molti altri paesi europei e non.
Questo ci porterebbe a riflettere sullo sviluppo delle competenze di leadership sia a livello politico ma anche a livello aziendale. Ma non è questo il tema su cui mi voglio concentrare.
Un’eccellente sintesi dei problemi di oggi aggravati dalla pandemia l’ho trovata in un libro del 2019 scritto da Antonio Calabrò:
Viviamo tempi di passioni tristi e pensieri mediocri, di profondi disagi sociali cui troppo a lungo le classi dirigenti hanno dato scarso ascolto, di estremismi verbali frutto di rancori e invidie sociali. Di ostilità per la scienza e per l’attenzione ai numeri e ai fatti e di fascino fin troppo diffuso per fake news e “pensiero magico” incurante di verifiche con la realtà e semmai seducente su post-verità desiderate. E, ancora, di corrosive promesse di politici cosiddetti “nuovi” per improbabili scorciatoie di fronte a problemi difficili, complessi. Di una politica lontana “dall’etica della responsabilità” e incline invece alla propaganda e alla retorica della coppia dialettica “amico-nemico”.
(Antonio Calabrò – L’impresa riformista)
In poche righe sono tratteggiati tutte le principali cause della crisi che stiamo vivendo peggiorata in modo profondo da Covid19.
‘Disagi sociali’; ‘estremismi verbali’; ‘ostilità per la scienza’, in cui qualche volta cadono anche gli scienziati, basta pensare alla ridda di opinioni diverse espresse da epidemiologi, virologi e medici forse più interessati all’apparire che allo studiare.
E ancora: ‘corrosive promesse’ e ‘una politica lontana dall’etica della responsabilità’ incline alla propaganda e alla retorica’, una leadership politica cioè alla ‘Facebook’ o a ‘Twitter’, più attenta all’apparire e a far parlare di se ad ogni costo che a impostare ragionamenti e azioni serie. Dimostrazione che come con tutto il parlare che si fa dei ‘social’ esiste anche un pessimo marketing e una pessima comunicazione e che non basta aver partecipato al Grande Fratello per dichiararsi esperti di comunicazione se il messaggio è vuoto di contenuti o si manifesta solo in una sequela sterminata di verbi al gerundio o al futuro. Ma anche questa è un’altra faccenda.
Ci sono tuttavia due altre profonde considerazioni nelle parole di Calabrò: passioni tristi e pensieri mediocri. Inconicamente tratteggiano in modo preciso, semplice e profondo la crisi di oggi e che riguarda in generale un pò tutti.
Manca la passione, quella bella, profonda, rotonda, colorata, che spinge e dà la forza per le grandi imprese, la passione che ispira, che muove che nasce nel riconoscersi in una visione, in un’idea di un futuro migliore, nella grandezza e nella bellezza di un sogno a cui tendere.
Un leader senza passione non può ispirare e per definizione, quindi, non è un leader.
Purtroppo le passioni per cui oggi molto discutiamo sono tristi, incolori, pallide, spigolose e più che a sogni assomigliano a incubi.
Manca anche un pensiero profondo, nuovo, creativo, innovativo, che sappia sviluppare nuove idee e nuove soluzioni e non riciclare all’infinito vecchie soluzioni, utilizzando la tecnica del copia-incolla in un mondo che è infinitamente più complesso e incerto, a maggior ragione se questo è vero nell’ambito politico lo è ancora di più nell’ambito del business che sta subendo e subirà modifiche profonde.
La miglior reazione al grigiore e alla mediocrità che ci circonda è nel riscoprire la forza propulsiva della passione e coltivare la capacità di pensare in modo profondo e creativo.
E’ un rientro dalle vacanze impegnativo.
Mai come oggi abbiamo bisogno di fare appello alle nostre migliori energie, motivazioni e capacità per superare una situazione dalla quale si può e si deve uscire, più forti, più nuovi e più capaci.
Non posso non chiudere citando il già tanto citato Nelson Mandela: un vincitore è un sognatore che non si è arreso.
Per questo è importante tornare a sognare a quello che potrebbe essere, superando con intelligenza le evidenti difficoltà.
Non vedo altre strade.
Passione e pensieri profondi perché non saremo mai più grandi dei nostri pensieri colorati di passione per progettare un mondo migliore.
Buon rientro e buon lavoro.
Design a better world
Buona settimana
Massimo
Foto crediti:
Wikipedia – Snow Storm: Steam-Boat off a Harbour’s Mouth, c. 1842, oil on canvas. Tate Britain
