Ospitiamo con piacere una riflessione – ‘in famiglia’ – di Daniel Torinesi sull’innovazione in un settore particolare: quello dei videogiochi. Alla fine un mio breve commento.
Buona lettura
Massimo
L’industria dei videogiochi è oggi uno dei principali mercati dell’intrattenimento e registra numeri sempre in crescita anno dopo anno. Con un valore di 170 miliardi di dollari nel 2020 e un valore atteso di circa 300 miliardi nel 2026, il settore videoludico, nonostante i rallentamenti dovuti dalla mancanza di microchip che stanno colpendo principalmente le console di Sony e Microsoft (rispettivamente Playstation e Xbox), sembra essere inarrestabile.
Come in ogni industria ci sono stati nella sua storia dei prodotti game changer, che hanno stravolto tutto e cambiato irreversibilmente il mercato, sia dal punto di vista tecnologico, sia dal punto di vista delle aspettative dei giocatori.
Half-Life – La narrativa
Pubblicato nel 1998 da una allora sconosciuta Valve Software, Half-Life nasce su una versione ampiamente modificata del motore grafico di Quake, altro capolavoro sviluppato da id Software pochi anni prima.
Cos’ha fatto Half-Life di così diverso da cambiare per sempre il modo di creare videogiochi dato che in passato erano già stati pubblicati titoli tanto apprezzati?
Half-Life ha dato un’anima a quello che fino a quel momento era puro intrattenimento. Tutti i videogiochi sopracitati erano concentrati sul gameplay, ossia sulla giocabilità, sullo “sparare a tutto ciò che vedi sullo schermo”, e ciò era evidente fin dal primo istante in cui l’esperienza di gioco cominciava: il giocatore veniva buttato nel mondo virtuale e, armato fino ai denti, iniziava subito a distruggere qualsiasi cosa lo circondasse.
Half-Life, invece, prese un’altra strada.
Il gioco si apre all’interno di una monorotaia che percorre tutta la Black Mesa Research Facility (il centro di ricerca dove è ambientato) e fornisce al giocatore una serie di immagini e informazioni senza precedenti: una piacevole voce registrata accompagna il tragitto spiegando la storia della struttura mentre il giocatore si perde ad osservare scene di vita quotidiana come scienziati in riunione o in pausa pranzo, robot impegnati a spostare materiali, guardie di sicurezza in esercitazione e tanto altro, il tutto senza avere un’arma in mano.
Finita la sequenza di apertura, il giocatore è libero di esplorare gli uffici e si trova ad avere a che fare, per la prima volta nella storia, con NPC (non-player characters, personaggi non giocanti) che si rivolgono a lui con il nome del protagonista (Gordon Freeman), semplicemente scambiando quattro chiacchiere invece di scontrarsi violentemente come ogni NPC fino a prima di Half-Life. Ciò che prima era un’esperienza di gioco basilare diventava un mondo reale abitato da personaggi con sempre qualcosa di diverso da dire o da fare davanti agli occhi increduli del giocatore.
Nel suo viaggio all’interno della struttura, il giocatore si imbatterà in nemici intelligenti (umani e non) in grado di attuare tattiche e tendergli imboscate, NPC alleati in grado di aiutarlo e fornirgli informazioni utili, innumerevoli rompicapo e puzzle da risolvere per proseguire, situazioni diverse e pericolose da affrontare ogni volta con ingegno e strategia.
Half-Life 2 – L’interazione con l’ambiente
Il successo di Half-Life fu immediato, vinse ben 50 premi “Game of the Year” da numerose pubblicazioni e lanciò Valve Software tra i nomi più importanti dell’industria.
Come si può creare un degno sequel di un gioco che è stato riconosciuto come cult già lo stesso anno in cui è stato pubblicato?
Nel 2004 Valve rilasciò Half-Life 2 dopo anni turbolenti per la sua creazione, e il risultato? Rivoluzionò tutto ancora, ma in un modo diverso.
Valve decise di investire moltissime risorse sullo sviluppo di un nuovo motore grafico (Source Engine) in grado di replicare con quasi assoluta fedeltà la fisica per migliorare l’esperienza di gioco. Nel 2004 il livello di realismo di Half-Life 2 era senza precedenti.
Oltre a nuovi effetti di luce e ombre, modelli di personaggi e oggetti ad alta risoluzione, rumori ambientali e attenzione ai dettagli per acqua, terreno e altre superfici (cose che basterebbero già per definire un successo un gioco uscito in quegli anni), la capacità di interazione tra giocatore e ambiente fornita dal Source Engine fu rivoluzionaria. Nei giochi di quegli anni gli oggetti erano quasi sempre fissati o proiettati, insomma non era possibile la più minima interazione con essi. Conscia dell’innovazione straordinaria che era il nuovo motore grafico, Valve decise di far risaltare al massimo le sue potenzialità attraverso la Gravity Gun, uno strumento futuristico che consente al giocatore di interagire con gli oggetti attraverso una sorta di raggio gravitazionale in grado di spostarli e distruggerli, dando l’idea che ogni singola cosa presente nel mondo di gioco sia vera e che abbia il suo peso e le sue caratteristiche.
Half-Life 2 divenne immediatamente un classico e uno dei giochi più apprezzati di sempre.
Half-Life: Alyx – La realtà virtuale
Dopo l’uscita dell’ultimo episodio di Half-Life 2 (Episode Two) nel 2007 ci furono 12 lunghi anni di silenzio da parte di Valve.
La richiesta dei fan per un terzo titolo della serie, dato che Episode Two si concluse con un enorme finale aperto, divenne talmente elevata che si trasformò in un meme, e Internet venne invaso da utenti che chiedevano a gran voce Half-Life 3.
Come poter sviluppare un’idea nuovamente rivoluzionaria?
Il silenzio venne rotto nel novembre del 2019 quando, con enorme sorpresa da parte di tutta l’industria dei videogiochi, Valve annunciò l’uscita di un nuovo progetto chiamato “Half-Life: Alyx” prevista per marzo 2020.
Valve decise di basare tutto sulla tecnologia VR (Virtual Reality), e a primo impatto le reazioni non furono delle migliori: c’era chi era preoccupato per la scarsa qualità dei giochi di realtà virtuale in circolazione e chi era preoccupato per la natura “prequel” del gioco. Ma Valve, anche questa volta, riuscì a superare le aspettative.
Il trailer rilasciato subito dopo l’annuncio divenne virale e fece crescere enormemente le speranze nel progetto da parte della community. Su Internet esplose l’eccitazione e furono tantissimi i commenti positivi.
Mostrare a una generazione di giocatori scettici un trailer mozzafiato e alcuni minuti di gameplay sono un’ottima strategia per abbattere tutte le preoccupazioni su fluidità, qualità dell’immagine e giocabilità.
A distanza di più di un anno dal rilascio del gioco le recensioni sono ottime sia da parte degli amanti della serie, sia da parte degli amanti dei videogiochi in generale. Half-Life: Alyx viene ora indicato come il miglior titolo VR presente in circolazione e secondo tanti è il primo prodotto che davvero vale il costo di tutto il necessario per giocarci (headset e computer di ultima generazione) e il primo videogioco VR ad essere all’altezza delle aspettative verso questa nuova tecnologia.
Conclusioni
Narrativa, interazione con l’ambiente e realtà virtuale, tre aspetti chiave che hanno rivoluzionato l’industria.
Valve ha, attraverso la serie di Half-Life, incarnato perfettamente la filosofia “quality over quantity“. Riducendo al minimo le pubblicazioni e cercando di mantenere un livello elevatissimo di qualità ad ogni titolo della serie, accostando ad essa progetti secondari di successo. Ha rivoluzionato il mondo del gaming in tre occasioni distinte, in tre periodi diversi. Ha saputo trovare sempre quel qualcosa che mancava per completare l’evoluzione del settore, e ha abbandonato innumerevoli progetti che non sarebbero stati all’altezza. Invece di fare mille titoli discreti e confondersi in mezzo all’immensa vastità di videogiochi esistenti, ha deciso di puntare tutto sull’innovazione e sulla capacità di sorprendere.
Sono molte le lezioni che la storia di questa serie di videogiochi può offrire, ma probabilmente la più importante è che quando non ci sono più aspettative da raggiungere è forse il caso di crearne di nuove, dimostrare ai propri fan che c’è sempre un passo in più che si può fare e che c’è sempre una vetta più alta da raggiungere.
Buona settimana,
Daniel Torinesi
Cosa distingue un innovatore “seriale”?
Come il termine “seriale” sottolinea, la capacità continua di superarsi proponendo soluzioni originali, diverse dalla precedenti.
Un’attenzione e uno sviluppo continuo dell’esperienza (interazione) del giocatore mediata dalla narrativa, dall’interazione con l’ambiente unita in modo estremamente efficace con l’innovazione tecnologica.
E poi naturalmente la capacità di portare l’idea sul mercato in modo avvincente, accattivante, nel caso di Half-Life: Alyx con un trailer: perfetto connubio tra marketing e innovazione.
Non si può vendere quello che non si ha e quindi i contenuti, il valore, la qualità ci devono essere, altrimenti si tratta di un ’bluff’ che non può durare (non è sostenibile si direbbe oggi).
Al di là dei modelli, dei canvas, dei template, sempre proposti e ri-proposti come formule magiche da copiare, rimane l’idea, così sfuggevole, così impegnativa, prima da immaginare e poi da realizzare.
L’idea, l’intuizione non può essere catturata in uno schema.
Questa capacità di sviluppo, la creatività che produce innovazione e un solido processo di sviluppo (e di marketing!) sono quelle abilità che distinguono l’innovatore “seriale” dall’innovatore occasionale.
Una lezione interessante da un settore estremamente competitivo, nel quale lo sviluppo tecnologico si muove velocissimo e che elimina in modo spietato chi non tiene il passo.
Tanti parlano di innovazione, ma in pochi innovano, la storia di Valve è l’evidenza che c’è sempre un passo in più che si può fare e che c’è sempre una vetta più alta da raggiungere!
Buona settimana.
Design a better world
Massimo