E se il buono e il cattivo dipendessero da noi?
Non riesco a immaginare un inferno più perfetto che restare intrappolato dentro le proprie paure. (Anonimo)
La crisi sanitaria causata dal Covid 19 è diventata sia una crisi umana per l’alto numero di decessi, sia una pesante crisi economica che rischia di diventare sociale e avere un forte impatto proprio sulle persone.
Ma non c’è davvero nulla che possiamo fare?
Per uscire dal pantano nel quale l’attuale situazione ci ha gettati dobbiamo provare a pensare ‘in modo differente’.
Di questi tempi stiamo aspettando, oramai con stoica pazienza, che il governo e l’Europa si decidano ad agire in modo concreto (ometto il termine ‘rapido’ perché è un concetto incomprensibile per certa burocrazia).
Il professor Ricolfi in un articolo dell’Huffington Post rispondendo ad una domanda del giornalista ha detto:
Dovessi riassumere con una formula, direi: provare a trasformare l’Italia da inferno burocratico a paradiso imprenditoriale. Una sorta di Irlanda mediterranea, dove chiunque voglia intraprendere un’attività economica può farlo senza ostacoli non necessari.
In concreto vuol dire essenzialmente tre cose.
La prima: renderci un paese normale quanto a burocrazia, eliminando la “presunzione di furbizia” che è ubiqua nella nostra legislazione, dal codice degli appalti alle infinite norme e procedure che asfissiano i produttori.
La seconda: un taglio drastico, immediato, e almeno triennale delle tasse.
La terza: saldare entro 30 giorni tutti i debiti delle pubbliche amministrazioni verso il settore privato, senza andirivieni bancari e fra enti pubblici. E’ incredibile che lo Stato faccia moral suasion sulle banche perché aiutino i produttori a indebitarsi, e non pensi che molte imprese devono indebitarsi precisamente perché lo Stato non paga i suoi debiti.
(Gianni Del Vecchio – Tre mosse per scongiurare la società parassita di massa”. Intervista a Luca Ricolfi – 18 maggio 2020 Huffington Post)
In attesa che arrivi qualche ‘mossa’ che tutti ci auguriamo, ci sono alcune cose che le aziende possono fare se riuscissero a superare la paralisi del momento e provassero a pensare in modo differente.
A differenza delle altre specie, per quanto sappiamo, non ci limitiamo a vivere nel mondo. Trascorriamo una gran parte del nostro tempo a parlare di ciò che succede, a rifletterci sopra e a cercare di comprenderne il significato. Possiamo farlo proprio grazie allo stupefacente potere dell’immaginazione, che sta alla base della nostra capacità di pensare in parole e numeri, in immagini e gesti, possiamo usare tutto questo per creare teorie, oggetti e tutto il complesso sistema di idee e valori del genere umano. Non ci limitiamo a vedere il mondo com’è; lo interpretiamo alla luce delle particolari idee e dei particolari principi che hanno plasmato la nostra cultura e il nostro pensiero. Tutto questo sta tra noi e una visione non rielaborata del mondo, e agisce da filtro tra ciò che percepiamo e ciò che pensiamo.
Ciò che pensiamo di noi stessi e del mondo ci rende chi siamo e chi potremmo essere. E’ questo che intende Amleto quando dice: “Il buono e il cattivo dipendono dal pensiero che li rende tali.” La buona notizia è che possiamo sempre provare a pensare in modo differente. Se ci creiamo una nostra visione del mondo, possiamo ricreare il mondo sotto una diversa prospettiva e rivedere la nostra situazione.
(Ken Robinson – The element)
Investire… paradossale ma potente misura di rilancio.
Investire nell’azienda e nelle persone, perché così quando l’economia tornerà a crescere troverà l’azienda pronta e preparata.
In tempi di crisi siamo stati abituati a vedere da sempre i soliti tre tagli: la cancelleria, la formazione e le persone, ricette antiche che vengono sempre rispolverate nel tentativo di ridurre o tenere sotto controllo i costi ma di fatto depauperando l’azienda di risorse non facilmente sostituibili.
Migliorare i processi interni, rendendoli più veloci, più efficaci e più efficienti, trovando spazi per recuperare produttività e risolvere i ‘problemi di sempre’, conosciuti, ‘gestiti’ ma mai risolti.
Ripensare l’approccio commerciale, intensificando i rapporti con i clienti esistenti, cercando nuovi clienti e approcciando nuovi mercati modificando la proposta in termini di prodotti e/o servizi.
Questa crisi potrebbe essere, infatti, un’opportunità in un momento in cui molte aziende stanno ripensando la propria supply chain rendendola più robusta e meno esposta a debolezze strutturali.
Esserci e farsi avanti potrebbe aiutare a scoprire nuove possibilità, nuovi mercati e nuovi clienti.
Insomma sostenere l’esistente e cercare il nuovo.
E’ il momento di tornare ad immaginare futuri possibili e con realismo percorrere strade nuove.
Per ritornare a Shakespeare c’è stato molto di ‘cattivo’ in questa crisi, e se non fosse capitata sarebbe stato meglio (la nostra piccola società ha perso una quota molto significativa di fatturato, quindi so di cosa sto scrivendo!), ma detto questo bisogna tornare a guardare avanti con fiducia e con voglia di fare.
Il vero blocco da superare è il pensiero di sempre, le vecchie ricette e la sfida sta tutta in quel ‘pensare in modo differente’ che può davvero fare la differenza, perché chi saprà pensare in ‘modo differente’ acchiapperà il futuro.
Si può immaginare l’inferno e costruire una prigione dalla quale è difficile scappare oppure immaginare il paradiso, tra i due non ho dubbi su quale puntare…
Design a better world
Buona settimana
Massimo
Foto Crediti
Fonte Wikipedia: Pere Borrell del Caso – Collection Banco de España, Madrid