Finalmente qualche segnale di ripresa anche in Italia. L’economia arranca, sebbene ancora faticosamente, verso un periodo che, secondo gli esperti, dovrebbe essere in ripresa.
Fino alla prossima…
Cosa ci ha insegnato questa crisi infinita?
1. Ci sarà sempre una nuova crisi.
Questo lungo periodo buio iniziato nel 2008 è forse un ciclo di più crisi che si sono susseguite una dietro l’altra. In ogni caso, stante l’ormai diffusa interconnessione e la volatilità dei mercati, ci sarà sempre una nuova crisi in qualche parte del mondo pronta a incombere. E nessuno la può prevedere. Per cui, la risposta migliore è quella di essere sempre pronti, di osservare con attenzione i segnali deboli e di intraprendere una serie di azioni ad ampio raggio che possano rendere il business più solido.
2. Le aziende hanno risposto in modi profondamente diversi alla crisi
Possiamo, semplificando molto, classificare le contromisure che le aziende hanno preso di fronte alla crisi in tre macro raggruppamenti:
aziende che hanno applicato le ricette di sempre: taglio dei costi, taglio degli investimenti e della formazione, taglio del personale. Niente di nuovo sotto il sole. Evidentemente qualcosa di sbagliato era presente già prima della crisi, ma nessuno l’ha notato. Sulle aziende di questo raggruppamento si potrebbero fare tutta una serie di osservazioni interessanti, che lasciamo a un prossimo blog.
aziende che hanno fatto quadrato, difendendo posti di lavoro e quote di mercato, cercando nuovi sbocchi anche in nuove aree geografiche o in nuovi business. E che nonostante le difficoltà hanno continuato a investire in innovazione e persone.
aziende che non ce l’hanno fatto e sono scomparse.
Quindi anche in tempi difficili c’è sempre uno spazio che va cercato; per quanto grande e sviluppata sia un’azienda, è sempre una goccia in un oceano di possibilità.
3. Le crisi economiche sono come dei virus i cui anticorpi vanno sviluppati per tempo
Molte aziende hanno vissuto anestetizzate da tutta un serie di fattori svaniti poi con l’arrivo della crisi: struttura del portafoglio clienti focalizzato su aree geografiche ristrette (questo ad esempio è un problema di molte aziende italiane poco presenti nei mercati esteri, fenomeno ben compreso e che ha visto diverse aziende prendere finalmente l’iniziativa e aprirsi all’estero), prodotti con buona marginalità, compiacimento per i buoni risultati raggiunti in passato. Tutti questi fattori hanno impedito che si instaurasse all’interno dell’azienda un solido processo di innovazione e che si formassero le necessarie competenze per sviluppare nuovi business, nuove idee, etc.
Se queste riflessioni hanno senso, ne consegue che, al fine di essere sempre pronti, è indispensabile creare processi di innovazione e sviluppo continui, strutturati in modo da diventare parte del DNA aziendale e non lasciati solo a qualche mente brillante o frutto di situazioni fortuite.
Come diceva Peter Drucker “il futuro inizia oggi !”. Quindi, è oggi che bisogna incominciare a pensarlo e a crearlo.
Massimo