La seconda vita e il nostro più grande potere.
Una pausa.
Oggi abbandono il mondo delle aziende per prendere una boccata d’aria e parlare di noi, di persone che cercano di vivere con dignità, onestà, faticando e cercando di dare un piccolo contributo.
Lo sforzo e l’impegno sono notevoli, i risultati, tuttavia, incerti, ma più la lotta è ardua, più grande sono la soddisfazione e la motivazione nel provarci.
Nel suo ultimo libro, Quasi Niente, scritto con Luigi Maieron, Mauro Corona riassume con la sua proverbiale capacità di sintesi, a volte anche un po’ rude, alcune idee molto interessanti:
Ho sempre creduto che il valore più grande stia nell’utilità di ciò che si dice.
(…) Bisognerebbe smetterla di dare consigli e comportarci in una certa maniera che riscopra l’etica.
(…) Wittgenstein disse: “ un filosofo non dovrebbe aver maggior prestigio di un idraulico”. Allora siate semplici anche nella scrittura.
(…) Tutto questo parte dalla nostra testa, se davvero lo vogliamo nessuno è inadeguato. Tutti siamo in cammino in questa vita, solo che ci serve un po’ di orientamento, orientamento facile, accessibile alla nostra portata, soprattutto oggi che sembrano non esserci più radici culturali.
(…) Anche dalla persona in apparenza molto ignorante puoi imparare la più alta lezione di filosofia.
Nessun consiglio, solo qualche pensiero.
Due frasi mi sono rimaste in testa e mi hanno portato a riflettere sul potenziale che abbiamo e che potremmo sviluppare.
La prima, di cui non ho trovato la fonte, dice: “non limitare le tue sfide, sfida i tuoi limiti”.
La crescita come persone deriva proprio dallo sfidare i limiti, dal riuscire a superare se stessi e le proprie paure.
Le paure ci imprigionano, ci limitano, ci trasformano in prigionieri di noi stessi: paura di fallire, di apparire stupidi, di non farcela, dell’ignoto e così via, la lista è lunga.
L’unico modo di sfuggire alla condizione di prigioniero è capire come è fatta la prigione (Italo Calvino).
La prigione è dentro di noi, è nella nostra mente e nelle paure che costruisce.
Tutti (o quasi tutti) ne abbiamo, è umano, l’impresa, la fatica sta nel riuscire a superarle.
Per superarle dobbiamo conoscerle, non consentire che diventino bloccanti, ma comprenderle e “fare” (agire) per superarle.
Il primo passo è la consapevolezza.
La seconda frase è di Confucio:
Si hanno due vite. La seconda comincia il giorno in cui ci si rende conto che non se ne ha che una.
E se ne abbiamo una, forse non dovremmo cercare di viverla nel modo più pieno?
Ognuno di noi non può che vivere la vita di una sola persona. Questo però non ci fa sentire soli? Non ci fa sentire insoddisfatti?
O piuttosto al contrario, non è qualcosa che ci arricchisce? Questa nostra unica vita non è qualcosa di immenso? Per chi decide di vivere la sua vita pienamente lo è.
(Haruhiko Shiratori)
Molte sono le persone che ci dicono e ci suggeriscono come dovremmo vivere.
Recentemente ho tentato di leggere un libro sullo “sfidare l’impossibile” scritto da un “guru” abbastanza conosciuto, ma non sono riuscito che a leggerne poche pagine tanto era pieno di banalità e ovvietà. Le librerie sono piene di libri sul self-help, un mercato mai saturo; purtroppo molti di questi testi, in realtà, arricchiscono solo i loro autori.
Se guardo indietro capisco che la vita non può essere vissuta come un programma, non è una carriera, non risponde a un modello che ci siamo costruiti o che ci hanno tramandato e non è neppure una sfida. E’ un’avventura fatta di incontri che ti possono trasformare. Sempre che riusciamo a vedere gli altri non come avversari da affrontare e da battere. Queste cose le ho capite molto tardi e devo riconoscere che mi sono pentito del perenne combattimento che nel mio caso è stato anche feroce.
Forse la vera felicità consiste nel non avere desideri, come ha detto qualcuno.
Avere sogni è importante, immaginare cose impossibili: vivere in un altro mondo, avere le ali, librarsi nel cielo tra le montagne. Andare sott’acqua con i pesci, starci dei mesi, il sogno è quella fantasia irrealizzabile che scalda l’anima.
(…) I desideri invece ci raffreddano e ci spengono. Sono traguardi da superare e bottini da incassare.
(Mauro Corona, Luigi Maieron – Quasi niente)
L’apertura a “incontri che ti possono trasformare” è un’azione semplice ma molto efficace. Incontro continuamente molte persone, uniche, incredibili, con storie affascinanti e punti di vista che arricchiscono di colori una visione del mondo che diventa sempre più piena e viva. Quegli incontri sono pieni di vitalità, di ricchezza, di intuizioni, di idee. E la creatività si nutre di idee, di associazioni inaspettate e di collegamenti.
La capacità di sognare, di immaginare quello che non c’è, di pensare l’impensabile.
La connessione perpetua, l’essere sempre da qualche altra parte, sembra che abbia inibito queste possibilità (incontri e sogni) a persone che vivono spostate in avanti, lontane dal momento presente, quasi che la qualità della persona sia misurata dalla velocità con cui inviano la risposta a un social, a un messaggio, a una mail.
La vita è piena di scelte, che riguardano tutte le opportunità e le possibilità che ci vengono offerte (Haruhiko Shiratori).
L’unico nostro vero potere è la possibilità di scegliere.
Il potere della scelta è solo nostro, in questo consiste la libertà che ha, però, anche un’altra faccia, la responsabilità.
Libertà e responsabilità sono due facce della stessa medaglia e dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre scelte.
Sviluppare le nostre capacità, il nostro potenziale, imparare, sono una nostra responsabilità, implica prendere la vita nelle proprie mani e cercare di progredire, evolvere, migliorare, nella professione e come persone.
La capacità e la voglia di imparare sono ciò che costituisce la vera differenza.
La nostra vita è un’opera d’arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l’arte della vita dobbiamo – come ogni artista, quale che sia la sua arte – porci delle sfide difficili (almeno nel momento in cui ce le poniamo) da contrastare a distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano (almeno nel momento in cui li scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard di eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare (almeno per quanto si è visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la capacità di fare. Dobbiamo tentare l’impossibile. E possiamo solo sperare – senza poterci basare su previsioni affidabili e tanto meno certe – di riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a eguagliare quegli standard e a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandoci così all’altezza della sfida.
(Zygmunt Bauman)
Immaginare la vita come un’opera d’arte e noi come l’artista è una metafora straordinaria che apre infinite possibilità.
Tentare l’impossibile implica coraggio e la capacità di uscire dalla nostra prigione.
E l’artista è tale perché prova, sente, vede, percepisce e trasferisce tutto questo nel suo quadro, dipingendo qualcosa che è solo in potenza e che lui solo, può immaginare.
Che opera d’arte vogliamo creare? Quali standard ci diamo per sfidare i nostri limiti? Quali sfide vogliamo raccogliere?
Josè Ortega Y Gasset ha scritto:
L’uomo non ha una natura ma una storia.
L’uomo non è altro che un dramma. La sua vita è qualcosa da scegliere, costruire mentre procede. L’essere umani consiste in quella scelta e in quella inventiva. Ogni essere umano è il romanziere di se stesso, e sebbene possa scegliere tra essere uno scrittore originale o uno che copia, non può evitare di scegliere. E’ condannato a essere libero.
Ogni essere umano è il romanziere di se stesso, e le storie sono infinite, più di quanto sono gli essere umani, per ognuno di loro ci sono infiniti futuri possibili.
Alcuni futuri sono preferibili ad altri naturalmente e qui esercitiamo il nostro potere più grande: il potere della scelta.
Possiamo fare molteplici scelte: andare, restare, accettare, lottare, imparare e così via.
Caso, incertezza, fortuna, o destino, l’imprevedibilità gioca sempre un ruolo, il nostro potere però sta nel scegliere come rapportarsi a essa, il nostro atteggiamento, il nostro stato mentale.
Il fallimento. Anzitutto alla base di questa parola ci sono le aspettative. Ci facciamo delle aspettative rispetto alla nostra vita, alle nostre azioni, e molto spesso, anzi quasi sempre, queste purtroppo non arrivano da noi ma ci vengono imposte dall’esterno. La nostra condizione di essere umani non è improntata all’azione ma alla reazione. Viviamo così, ci costruiamo così.
(…) In realtà dobbiamo capire che nessuno è un fallito. Uno nasce, cresce e muore con quello che gli capita. (…) La vita è il romanzo di ognuno di noi, che si muove tra i due estremi della nascita e della morte. (…) Non esiste il fallimento. Esiste la vita, e la vita non ha fallimenti.
(Mauro Corona – Opera citata)
Il romanzo della vita è l’ikigai:
Ikigai può essere tradotto come “ragione d’essere”, “scopo della vita”, o in modo ancora più semplice come “il motivo per cui ci alziamo la mattina”. (I diversamente motivati – post del 21/2/16)
Arriva sempre un momento in cui capiamo di dover iniziare una “seconda vita” e decidere così di sfidare i limiti che ci siamo autoimposti.
Comprenderlo è il primo passo per scrivere il “secondo” capitolo della nostra storia.
Il secondo passo è usare il nostro più grande potere: scegliere…
Design a better world …
Buona settimana
Massimo