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In equilibrio sull’orlo dell’impossibile

By 7 Febbraio 2016 Marzo 29th, 2018 No Comments

In equilibrio sull’orlo dell’impossibileimg050L’equilibrista sulla corda è in uno stato d’equilibrio instabile, vale a dire che, poiché la sua base di sostegno è molto stretta in senso laterale, e il suo centro di gravità si trova al di sopra (pressappoco a livello dell’ombelico), il centro di gravità tende continuamente a spostarsi.
Così, il minimo spostamento comporta una scomposizione della forza, la pesantezza che agisce verticalmente si scompone in altre due forze che formano fra loro un angolo retto il cui vertice è nel centro di gravità. Una segue l’asse del corpo, l’altra tende a farlo ruotare attorno alla base di sostegno; essa è tanto più grande quanto più l’asse del corpo è inclinato. E’ questa forza che tende a far cadere l’equilibrista, e il suo talento consiste nel far si che questa forza non acquisti mai una potenza superiore a quelle di cui egli dispone per contrastarla…
(Philippe Petit – Trattato di funambolismo)

Nato in Francia, Philippe Petit ha scoperto la magia e la prestidigitazione quando era ancora un bambino e ha mosso i primi passi sul filo a sedici anni.
(…)La sua decennale attività di funambolo conta oltre ottanta esibizioni in tutto il mondo, tra cui la più celebre è quella tra le torri gemelle del World Trade Center nel 1974.
(Philipe Petit – Op.citata)

La parola HEIKO in giapponese è scritta con due ideogrammi: (hei); 衡 (ko).
L’origine dell’ideogramma HEI descrive una pianta che galleggia appoggiando due foglie sull’acqua e che significa: piatto, piano, spianato, pianeggiante, orizzontale ma anche calmo e bilanciato. L’ideogramma KO deriva da bilancia, un corno di bue che mantiene un bastone diritto e vuol dire bilanciere, pesare, equilibrato. Unendo i due ideogrammi si ottiene appunto HEIKO, che vuol dire equilibrio, stabilità.
Ed è proprio per questo significato di equilibrio e stabilità che lo abbiamo scelto come nome della nostra società di NON-consulenza, termine che rimanda alla trovata di Lewis Carroll ne Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e al “non-compleanno”.
Il perché di quel “NON” lo racconterò una prossima volta (così tanto per non sparare tutte le cartucce in una sola volta!).

Qualche osservatore attento avrà notato che nel nostro logo la “O” di Heiko è disegnata con il simbolo del TAIJITU che rappresenta il concetto di YIN e YANG e l’unione dei due principi in opposizione.
Secondo la filosofia cinese tutto il mondo manifesto si regge sui due principi yin e yang;
– Lo yin e yang sono opposti: qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto.
– Lo yin e lo yang hanno radice uno nell’altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l’uno non può esistere senza l’altro. (Wikipedia)
Il cerchio che iscrive yin e yang rappresenta l’armonia. Il simbolo del taijitu è quindi il flusso del mutamento continuo che avviene però in modo armonico.
Diversi principi s’incontrano dunque nella parola heiko: equilibrio, cambiamento, armonia. Elementi che hanno il significato di valori cui tendere.

Qual è il significato di tutto questo per il business?
Vi sono contenute le idee di opposti che si devono in qualche modo combinare e cioè che un’azienda per avere successo nel XXI secolo deve operare secondo due assi: innovazione ed efficienza, entrambi indispensabili.
Efficienza e innovazione trovano così la loro sintesi in un’organizzazione che ha processi robusti – anche lo sviluppo di nuovi prodotti o servizi è un processo che può e dovrebbe essere strutturato – ma che è capace di far nuovo e di alterare l’ordine stabilito. Elementi che entrambi spiegano il vero significato di innovazione.
La metafora che meglio rappresenta l’azienda non è quella tayloristica e fordista della macchina, ma piuttosto quella di un organismo vivente, che cresce, impara ed evolve. L’evoluzione è dunque intrinseca alla natura dell’organizzazione e noi riteniamo che questo cambiamento debba avvenire in modo armonico ed equilibrato, portando al centro del sistema impresa la persona.
Il vero vantaggio competitivo delle aziende non è nella tecnologia che si può, avendone i mezzi, copiare, ma nella capacità delle sue persone di attivare processi efficienti e produrre vera innovazione, cioè nuove idee che nascono da menti che imparano, pensano e si sentono impegnate nel costruire il futuro.

Realizzare i due grandi obiettivi di efficienza e innovazione vuol dire a volte trovare l’equilibrio sull’orlo dell’impossibile; la creatività del resto deriva anche dalla capacità di padroneggiare i paradossi e i limiti per trovare una nuova sintesi. La sintesi può essere trovata esplorando nuovi territori, percorrendo nuove strade e accettando la sfida intellettuale di mettere in discussione le proprie convinzioni.
Nel corso della mia vita mi sono reso conto del fatto che ci creiamo ogni sorta di ragioni per non essere creativi, per non correre dei rischi. Non sto parlando dei rischi fisici ma intellettuali. Se prima di attraversare la strada non si guarda a destra e a sinistra per vedere se arriva un autobus, si rischia di morire. Credo sia stupido e criminale rischiare la propria vita. Invece il rischio intellettuale è avere idee diverse da quelle intuitive, è avventurarsi in mondi ignoti.
(…) A volte la gente ci dice che qualcosa è impossibile, ma ho scoperto che, se ci si rifiuta di usare parole come “no” o “impossibile” si può fare tutto.
Che cosa ci vuole per costruire una piramide?
Una piramide è fatta di grossi blocchi di pietra. Se si prende uno di questi blocchi e lo si frantuma con il martello, si ottengono dei pezzi sempre più piccoli, fino ad arrivare a un granello di sabbia. E il procedimento può essere inverso.
(…) Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che ci sembra impossibile, non dobbiamo fuggire, ma avere l’audacia di guardare quell’enorme piramide e pensarla in termini di granelli di sabbia, affrontandone uno per volta.
(Philippe Petit – Credere nel vuoto)

Tutte le cose oggi possibili sono state, in un certo momento della storia, impossibili; molto dipende da dove disegniamo il confine. E il confine molto spesso è solo nella nostra mente.

E pensando all’equilibrio mi viene in mente la famosa frase di Einstein: la vita è come andare in bicicletta, se vuoi stare in equilibrio devi muoverti. E’ a questo tipo di equilibrio cui ci riferiamo: quando camminiamo, perdiamo l’equilibrio per una frazione di secondo per poi ritrovarlo e poter così avanzare.
E’ la vita.
Ed è anche la vita delle aziende e delle persone di successo.
Esplorare mondi ignoti, nuovi concetti, costruire con tanti granelli di sabbia, può e rende l’impossibile, possibile.
Sono tempi, gli attuali di forti disequilibri e di grandi disarmonie, politiche, sociali e personali.
La saggezza è equilibrio e l’intelligenza è l’abilità di saper cambiare per trovare nuovi equilibri attraversando momenti di instabilità per poter procedere.

Ci sono parole che ripeto spesso. E passione è una di queste. Se veniste a cena con me, mi sentireste dire la parola passione una ventina di volte. Il mio essere autodidatta non parte dall’apprendimento, ma dall’intuizione. Ecco un’altra parola bellissima: intuizione. Inoltre cerco sempre la perfezione. Fa parte del mio DNA. E’ una ricerca che ho iniziato a sei anni e che perdura tuttora. Anche “ricerca della perfezione” è un’espressione splendida. E’ una ricerca, perché la perfezione non si raggiunge mai. Quando si pensa di esserci vicini, si allontana. Ma il cammino di ricerca è molto importante.
(Philippe Petit – Credere nel vuoto)

Equilibrio, cambiamento, passione, intuizione, perfezione, ricerca.
In equilibrio sull’orlo dell’impossibile.
Difficile, impegnativo ma … splendido!

Buona settimana
Massimo

 

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