MOLTO, MOLTO PERSONALE…
Avevo chiuso il post della settimana scorsa con un messaggio positivo per il rientro al lavoro, ma purtroppo non è andata proprio così. Questa e’ la piccola storia tutta personale di quello che è successo.
Lunedì mattina come di solito mi alzo per fare colazione e andare al lavoro, ma improvvisamente mi sento male, mal di testa fortissimo, vomito, etc.
Devo probabilmente la vita a tre fattori: 1) la tempestività di mia moglie nel chiamare l’ambulanza; 2) la professionalità e tempestività del neurochirurgo che mi ha accolto al reparto di terapia intensiva e 3) evidentemente non era ancora la mia ora!
EMORRAGIA CEREBRALE DA ANEURISMA. In molti casi la vena si rompe e muori, in altri arrivi in ospedale in coma, in altri ancora hai tutta una serie di conseguenze. Anche se non ricordo nulla del primo giorno, in realtà non ho mai perso conoscenza. Alla fine dovrei cavarmela con poco, una grande paura e qualche giorno di ospedale. Al momento sono in attesa di essere trasferito al reparto.
Tutta questa vicenda è certamente molto personale, ma ci sono tre riflessioni che mi piace condividere.
OSPEDALI
Ho avuto modo di apprezzare la grande professionalità, tempestività, necessario rigore e grande umanità di tutto il personale del Reparto di Terapia Intensiva e Subintensiva Neurochirurgica del San Gerardo di Monza, medici, infermieri e ausiliari. Un bellissimo esempio di squadra affiatata, giovane, appassionata e attenta alle persone.
Esperienza bellissima che si scontra con altre anche recenti esperienze molto negative fatte in altri ospedali: Ospedale Gaetano Pini di Milano, Nuovo Ospedale di Vimercate. Sarei ben contento che qualcuno dei responsabili dei due ospedali chiedesse informazioni, ma tanto non lo faranno. A Vimercate sono andato anche a protestare all’ufficio preposto: 1 minuto di orologio per un prelievo di sangue, 3 ore di attesa, probabilmente in Mozambico sono più efficienti.
Quando avremo capito che gli ospedali possono essere organizzati e gestiti in modo efficiente con soddisfazione dei pazienti e delle tante persone che ci lavorano con passione, sarà sempre troppo tardi. E’ necessario togliere a burocratici incapaci e a politici di malaffare la gestione di queste strutture e portarle ai livelli di eccellenza che possono raggiungere. Ma prima di tutto è necessario che noi impariamo ad agire da cittadini consapevoli e non come sudditi da maltrattare o da sfruttare. Facciamoci sentire, alziamo forte la voce, è la nostra vita e la vita dei nostri cari che è in questione. Possiamo fare molto anche a latere delle tante strutture ufficiali compromesse, possiamo segnalare casi di eccellenza, casi di malasanità. Alziamo la voce, aumentiamo la pressione sulle strutture sanitarie responsabili di tanta disorganizzazione perché, in molti casi, non hanno le competenze per gestire strutture complesse e articolate. Chi non si è trovato ad avere fissato un appuntamento dallo specialista alla stessa ora di altre 50 persone? Solo perché chi gestisce gli appuntamenti ha una sua idea del tempo medio della visita che non corrisponde al vero? Siamo pieni di casi così. Ma è ora di finirla.
TUTTI QUELLI CHE HO AVUTO VICINI
Seconda riflessione: un grazie di cuore a tutti gli amici, i clienti, i colleghi, i parenti e tutte quelle persone che mi hanno fatto sentire la loro vicinanza in modo così importante. E’ stata una cosa incredibile e bellissima. Grazie davvero!
MORTE
Per l’ultimo pensiero, mi richiamo a Steve Jobs:
“La mia terza storia è a proposto della morte. Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta è “no” per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato. Ricordarmi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa di avere qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore. (Steve Jobs)”
E come ha ben detto Steve ho scoperto che sto seguendo il mio cuore, che amo quello che sto facendo e che voglio farlo ancora meglio.
Quindi: STAY HUNGRY, STAY FOOLISH.
Buona settimana
Massimo