“Non mi sento un eroe. Sono una persona normale che ha fatto il suo dovere!” così la risposta del comandante Gennaro Arma della Diamond Princess, nave da crociera bloccata in Giappone per diverse settimane dopo la scoperta di casi di coronavirus tra le persone a bordo: 3700 passeggeri e 705 casi positivi.
Il comandante Arma è stato l’ultima persona a lasciare la nave.
Una reazione esattamente opposta a quella di un altro comandante che invece, di fronte alla crisi è scappato: Francesco Schettino. Ricordiamo tutti la famosa frase del comandante De Falco allo stesso Schettino: “Vada a bordo, c….!”
Due crisi, due reazioni opposte.
Si potrebbero definire il lato migliore e il lato peggiore della leadership in situazioni di emergenza.
E altri comandanti ci fanno riflettere sulla gestione di situazioni veramente difficili.
Ernest Shackleton, esploratore polare, e la sua spedizione del 1914-1917 con la nave Endurance che fallì e rischiò di finire in tragedia. Schackleton con un’azione di incredibile audacia la trasformò in una delle più straordinarie azioni di salvataggio riportando a casa, sani e salvi, tutti i membri della spedizione.
O il comandante Chesley Sullenberger – ‘Sully’ – che effettuò un ammaraggio nel fiume Hudson, cinque minuti e otto secondi dopo il decollo, a causa di un impatto con volatili che danneggiò irreparabilmente entrambi i motori dell’Airbus A320. L’incidente non provocò vittime, tutti i 150 passeggeri e i 5 membri dell’equipaggio riuscirono ad uscire dall’areo sistemandosi sull’ala e sugli scivoli galleggianti e furono tratti in salvo nel giro di 24 minuti, inizialmente da alcuni battelli avvicinatisi all’aeromobile e poi dai soccorsi sopraggiunti nel frattempo.
Chi vorremmo avere come guida in momenti di grave difficoltà’, degli Schettino o degli Arma (o Schackleton o Sully)?
Non conosco il comandante Arma ovviamente, per cui non sono in grado di tracciarne un profilo, quello che però possiamo vedere, tutti, è il comportamento che ha tenuto di fronte all’emergenza. Non ha abbandonato la nave, non ha lasciato l’equipaggio, non ha lasciato soli i passeggeri, è stato l’ultimo a scendere dalla nave, immortalato in una foto che si aggiungerà alla storia della lotta al Covid 19.
Così come possiamo osservare il comportamento dei nostri leader, degli uomini che in questi giorni stanno gestendo una delle più gravi crisi che il mondo abbia mai affrontato.
Molti leader politici stanno cercando di gestire una cosa per la quale non sono preparati e che è certamente più grande di loro.
Nella tristezza di un’Europa sempre più chiusa in un silenzio egoistico e nazionalistico spicca come un urlo il silenzio la totale mancanza di empatia di nazioni che dovrebbero invece essere vicini all’Italia nel contrasto a un problema che ha dimensioni planetarie.
Abbiamo forse ricevuto proposte di aiuto da Polonia, Romania, Germania, Austria e via proseguendo? Gli unici che concretamente hanno fatto qualcosa e lo abbiamo visto tutti, sono stati i cinesi. Incredibile!
Sono a favore dell’Europa, non fraintendetemi, ma non di questa Europa di piccoli e patetici individui più preoccupati delle beghe di pollaio che attenti ad essere vicini a tutti i loro concittadini siano essi francesi, tedeschi o italiani.
Mi spiace doverlo ammettere ma non mi piacciono.
Sono orgoglioso di essere italiano ma non di essere europeo, non di questa Europa almeno.
Ritorniamo al punto: cosa ci aspettiamo da un buon ‘comandante’ allora?
Valutazione attenta e realistica della situazione, gestione della comunicazione, capacità di coordinamento, operatività e presa di decisioni tempestiva, massimo utilizzo delle risorse, comprensione delle preoccupazioni, delle ansie e delle paure dell’equipaggio e dei passeggeri e capacità di infondere sicurezza.
E infine e più importante di tutto, comportamenti in linea con le parole.
Momenti così difficili come quello che stiamo vivendo portano al limite non solo le capacità dei sistemi ma testano in modo decisivo anche la resilienza e le competenze dei singoli; quando la situazione è critica infatti emergono prepotentemente tutte le debolezze e le incapacità delle persone ma anche le straordinarie risorse normalmente quiescenti.
Un ‘buon’ comandante ne è perfettamente consapevole e, sebbene sia esposto ad esse come qualunque altro essere umano, non ne è vittima e non permette che la sua capacità di reazione ne sia impedita o bloccata.
Un ‘buon’ comandante sa costruire una squadra che lo aiuti e lo supporti creando un rapporto di fiducia intenso e profondo con le sue persone che agevoli, in tempi di assoluta emergenza, decisioni rapide ed efficaci evitando inutili perdite di tempo.
Un ‘comandante’ guida…con l’esempio, con le parole, con i comportamenti (azioni).
Al ‘buon’ comandante dovremmo poi affiancare un sistema ‘ben’ progettato, robusto, efficiente ed efficace, già, perché il problema sanitario che stiamo affrontando è un problema di carenza di persone (medici, infermieri, tecnici) ma anche e soprattutto un problema di sistema e di processi, almeno questa è la mia motivata convinzione.
Abbiamo avuto pessimi comandanti ma anche tanti, fortunatamente, ‘buoni’ che emergono proprio nei momenti più bui.
Ben vengano esempi come quello del comandante Arma che dimostrano come alcuni valori, capacità e competenze hanno, ancora e per fortuna, un valore determinante.
Alla fine scopriremo che per essere ‘buoni’ comandanti dobbiamo solo essere ‘normali’ e ritrovare il senso di alcune parole e di alcuni valori troppo spesso dimenticati o trascurati quali ad esempio senso del dovere, responsabilità e attenzione verso gli altri.
Un altro modo per ritornare a quelle quattro parole che servono e serviranno sempre di più: intelligenza, emozione, etica e coraggio.
Onore al merito al comandante Arma e a tutti gli altri comandanti che in questo momento sono sulla nave impegnati a fare con le loro persone e che stanno compiendo il loro dovere.
Il comandante scende per ultimo. E’ per quello che è il comandante…
Design a better world
Buona settimana
Massimo
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