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Nessuna pretesa

By 23 Giugno 2021 No Comments

Ospitiamo con piacere una riflessione su questi tempi così impegnativi di Silvia Elena Montagnini, autrice a attrice. Alla fine un mio commento.
Buona lettura
Massimo

Stavo parlando con Max di un post e gli dicevo: io ho solo domande in questo periodo, non ho molte risposte. Alla fine sarà il segno zodiacale, sarà il lavoro, ma qui si sguazza nelle domande. 
E in questo periodo la riflessione di un amico mi ha fatta pensare e son venute fuori altre domande che non ho più posto nelle tasche per tenercele, e allora se le scrivo qui allungo le tasche e ci faccio stare anche quelle. Qualcuna ha avuto risposta, molte no. 
D’altronde “Non tutte le domande necessitano una risposta”. Diceva Publilio Siro, eppure tutte le risposte prima hanno avuto una domanda. 
E allora via!

In questa pausa costretta dalla vita – in cui qualcuno ha aspettato tempi migliori cercando di tenersi a galla, qualcuno ha aspettato aspettando che finisse il temporale. 
Un’attesa sempre per tornare a (PUNTO)
Qualcosa. (PUNTO)
Per poi via correre di nuovo. Correre dove? 
E nel frattempo che abbiamo aspettato che persone siamo state? 
Che ordine di priorità è emerso nella nostra vita? Siamo riusciti ad accorgercene? Come siamo noi fuori dal lavoro? Dalle contingenze predefinite? Ci siamo fatti un’idea di chi siamo fuori dagli schemi? Dalle traiettorie di cui spesso ci lamentiamo, ma poi quando non ci sono più… come si fa?

E questo maggio in cui è piovuto tanto (almeno qui in Piemonte..) che sembrava prenderci in giro con queste piogge costanti e noi che potevamo anche uscire anche fare cose, magari già con un vaccino addosso, ma come si fa con questa pioggia che non finisce, con questo maggio che sembra novembre. E quindi ancora a guardare fuori e ad aspettare di tornare a… 
Ma quando non sei a… (alla routine, a casa, al lavoro) dove sei? Chi sei? 
Nessuna pretesa.
È una domanda a cui ognuno in sincerità può provare a rispondere. 
Chi si è permesso di perdersi? Chi ha potuto permetterselo? Chi ha voluto farlo? Non è per forza un vanto averlo fatto eh. 
Nessuna pretesa

E ora che è giugno con questo clima monsonico con questo caldo con i temporali sempre verso tardo pomeriggio (almeno qui in Piemonte..) e ora che siamo tornati a… Siamo contenti? Mmmm.. Ni? Mah. A me sembra qualcosa sia scivolato via di mano. Ma come tutto quello che scivola è difficile da afferrare e da descrivere. Forse, come scriveva Luca, “mi si infila un bisogno di piovere, di dirlo, di arrendermi, di cedere – è un annetto almeno che dormo male, diciamo la verità”. E come mai? Quando pareva potesse essere un tempo per riflettere, per cercare un cambiamento, in fondo il tempo manca sempre, e ora che c’è… 
Nessuna pretesa

Per chi fa il mio lavoro, ma anche altri… ci siamo sentiti come parte di qualcosa che è stato fermato ma comunque necessario? (Vedi: la storia delle priorità di cui sopra).
Prima di provare a rispondere vi racconto una storiella che ho sentito da uno dei miei Maestri: Marco Sciaccaluga (Ex Regista del Teatro Nazionale di Genova, mancato quest’anno). 
Durante un viaggio in India si è imbattuto in un artista straordinario: un marionettista tra i più bravi al mondo (e lui ne capiva di queste faccende..). L’ha visto una prima volta in un quartiere/spazzatura in periferia di una metropoli. Questi posti si chiamano così perché le persona campano  cercando la cibo scaricato dai camion della spazzatura che arrivano dai grandi alberghi. 
Ecco, in questo quartiere le persone avevano costruito (con la spazzatura, con cos’altro?) un teatro all’aperto da 400 posti, tra l’altro con un’acustica incredibile. Qui il marionettista si esibiva (gratuitamente, ovvio) per bambini e anziani – gli adulti aspettavano i camion col cibo – di fronte ad una platea che rideva, piangeva e – forse – rifletteva di fronte alla storia del Mahabarata, un loro grande classico. 
Ecco, in questo posto, tra gli ultimi, centinaia di persone (immagino con una discreta fame) applaudivano e partecipavano ad un Rito che appartiene alla storia dell’uomo. Quello del Teatro e delle sue storie condivise tra le generazioni. 
Qualche giorno dopo vede lo stesso artista esibirsi (probabilmente per sbarcare il lunario) in un grande Hotel, di quelli da cui arrivava il cibo per le persone della bidonville, con passanti – e non spettatori – svogliati che transitavano di lì fermandosi pochi minuti e interrompendolo per chiedergli di vendergli qualche marionetta. A lui, un artigiano che magari aveva lavorato mesi per fare quelli che poi son diventati suoi strumenti di lavoro, di arte. Oggetti pronti a finire sul mobile del soggiorno a prendere polvere. Ma lui – furbo! – ne aveva costruiti in modo dozzinale di sicuro, apposta per venderli ai turisti occidentali. 

Ecco, forse – come diceva tempo fa un ministro del governo italiano – l’Arte non dà da mangiare, ma nutre, se centinaia di persone con altre priorità rispetto all’Arte, partecipavano così coinvolti e numerosi. 

Quindi ad una delle domande sulle priorità che suonava circa così: “Ma quello che faccio io ha senso? In questo momento storico, con il virus che ci porta via la testa e il cuore?” 
Forse qui c’è la risposta. 
Ovviamente… senza nessuna pretesa. 

Buona settimana
Silvia

Gli Artisti, loro tra tanti altri, hanno attraversato un periodo durissimo, fatto di attesa, speranza, preoccupazione, unito alle più prosaiche e normali esigenze di vivere, di pagare i conti, di dare da mangiare alla famiglia.  Un periodo molto, molto difficile, per gli artisti e per tanti altri. 
Il Covid ha devastato interi settori che ora stanno, finalmente, ripartendo. E la ripartenza è una cosa che tutti stiamo aspettando con ansia e con voglia.

Abbiamo, spero, compreso che, se siamo umani in tanti modi diversi, lo siamo anche in tanti modi simili. Alla base delle tante differenze, ci sono anche tante cose che ci avvicino. Il buon vecchio Maslow ce lo aveva indicato un pò di tempo fa.
Sono tutte quelle cose che parlano alla nostra umanità, al nostro cuore, al nostro cervello una volta che abbiamo superato vari strati di cemento che ci costruiamo per proteggerci, a volte vittime a volte carnefici di noi stessi. E forse questo periodo così strano con tutte le sue paure, costrizioni, problemi e disgrazie ce lo ha fatto capire, ci ha fatto pensare.
Tutto dovrebbe avere un suo senso, un suo significato.
O forse no. 
Le cose, a volte, semplicemente accadono. L’unica cosa che possiamo controllare, l’unico nostro vero potere, è l’atteggiamento con il quale decidiamo di affrontare quello che succede.

Non ‘è andato tutto bene’, anzi, molte cose sono proprio andate male ma ne stiamo uscendo.

Abbiamo bisogno di ritrovare energia positiva, di bellezza, di ispirazione, di immaginazione, abbiamo bisogno di Arte in tutte le sue molteplici forme ed espressioni. 
Abbiamo bisogno di ritrovarci così, semplicemente umani.
Nessuna pretesa, ma solo la voglia di ricominciare a vivere… umanamente.
Nessuna pretesa, ma … forza! C’è tanto così tanto da fare.

Buona settimana
Design a better world.
Massimo

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