Ognuno di noi ha, o dovrebbe avere, i suoi momenti Zen.
Uno spazio prima di tutto mentale nel quale dedicarsi a una piccola attività rilassante, momenti nei quali ri-focalizzarsi e ri-centrarsi. Attività che si svolgono per il semplice piacere di farle, senza dover produrre qualcosa di particolare.
Nella filosofia giapponese la pratica delle arti, anche marziali ma non solo, ha lo scopo per chi le pratica di migliorarsi. Non è la produzione dell’oggetto o l’esecuzione del movimento lo scopo, ma sono un mezzo per consentire al praticante un miglioramento che prima di tutto è personale, interno.
Il mio momento Zen è il ‘pasticciare’: prendere una foto, o un oggetto dal vero, e provare a disegnarlo. L’obiettivo non è la produzione di un’opera d’arte, ma il semplice piacere di lasciar vagare la mano tirando linee. E’ una piccola abitudine, una routine, che chiude quasi sempre la giornata, un momento, Zen appunto, per ritrovarsi e lasciar fluire pensieri, emozioni, ansie, preoccupazioni. Se, caro amico – lettore, fossi interessato a vedere i vari ‘momenti Zen’ puoi visitare la mia pagina Instagram (@massimo.torinesi).
Il primo schizzo che accompagna il post è il mio processo di disegno: una serie di step che partono da uno schizzo nel quale posizionare i vari elementi, verificarne proporzioni, distanze e forme (naso, bocca, occhi, contorni del viso, ecc) e poi via a via il successivo correggere, definire, delimitare, tratteggiare.
Anche un ‘pasticcio’ o schizzo segue un processo e a volte se il risultato non è corretto procedo alla correzione/modifica.
Il risultato è determinato con un criterio di valutazione (in questo caso estetico e quindi soggettivo), il criterio che ho definito mi consente di comprendere se è conforme a quello che voglio ottenere, se si procedo allo step successivo, se no procedo alla correzione. Ovvio? Banale? Si, indubbiamente.
Quello che voglio dire è che esiste o dovrebbe esistere sempre un processo – un ‘come’ che può essere cambiato, migliorato, modificato se il ‘cosa’ non è quello atteso.
La mia prima considerazione è quindi che un processo può (e dovrebbe) essere migliorato. I giapponesi lo chiamano ‘kaizen’.
La seconda considerazione è che disegnare consente di vedere le cose in modo diverso, più profondo. Quando mi capita di riprodurre un ritratto in qualche modo è come se cercassi di entrare in quel volto, seguendone le linee, le ombre, le forme. E’ un pò come se stessi insieme con la persona che sto cercando di ritrarre.
Inoltre schizzare o disegnare consentono di chiarire e disegnando scoprire un modo/mondo diverso. E’ prima di tutto un modo di osservare.
Da questo punto di vista è molto utile per analizzare oggetti ma anche problemi o processi. Ovviamente se il disegno viene utilizzato con questo fine il tratto è fluido, impreciso, abbozzato, suggerisce più che mostrare.
Interessantissimi sono gli schizzi di designer quando approcciano un’idea che prende forma come linea contorta e poi diventa precisa man mano che il processo mentale del designer prende forma, si affina. E’ lo ‘schizzo esplorativo’. L’obiettivo non è la produzione di un’opera artistica, finita, ma uno strumento che aiuta il pensare, sviluppare il concetto.
Ho sviluppato anche un training su questa modalità chiamata ‘visual thinking’, visualizzare il pensiero e ho visto con piacere molti partecipanti appassionarsi a questa modalità particolare per analizzare problemi, idee, attività.
In un bellissimo, piccolo libro edito da Skira, il pittore e disegnatore Tullio Pericoli scrive:
Un giorno – oltre ventimila anni fa – uno di loro, quasi senza pensarci, prese un tizzone dal fuoco ormai spento, lo appoggiò sulla parete della caverna e lo strofinò da sinistra verso destra facendo comparire un segno. (…) era nata la linea.
Da quel momento tutto cambiò. Con la comparsa di quel segno nero fu come se un pezzo del dipinto, di cui gli uomini erano sempre stati parte, si fosse spostato sulla parete.
(…) Ci volle tempo, ma un pò alla volta gli uomini cominciarono ad avere nelle loro mani le cose, perchè con quella linea riuscirono a contornarle e delimitarle, dando così una forma alla natura e ai suoi abitatori; ai bisonti, alle giraffe, agli uccelli, ma anche al sole, ai pianeti e alle costellazioni. E a loro stessi. Così si estraniarono dal mondo quel tanto che bastava a vedere i contorni: in breve a vederlo e quindi a indagarlo, studiarlo, decifrarlo. E anche a ricrearlo. Da creati divennero creatori.
(Tullio Pericoli – Scritture e figure – Ed. Skira)
Lo schizzo, il disegno ci aiutano a capire, a indagare, a studiare, a decifrare e ci fa diventare creatori. Creare: far nascere dal nulla. Ecco che allora l’idea prende forma davanti ai nostri occhi, si chiarisce, si manifesta, si rende evidente. E il creare è un fare. Non può esserci atto creativo senza un fare.
Scrivevo in una nostra brochure:
Manager e imprenditori devono spesso cogliere rapidamente l’essenza di un problema o di un’idea nel corso di una riunione. La capacità di sintetizzare e comunicare con l’uso delle immagini, con schizzi veloci fatti a mano, mentre si sta discutendo, su una lavagna o su un foglio, è una capacità che può fare la differenza. Questa piccola abilità andrebbe coltivata e approfondita.
Il Visual Thinking (pensiero visuale) è un modo di organizzare le idee, uno strumento del pensiero, un insieme di semplici ma potenti tecniche di analisi e di esposizione per migliorare l’efficacia nel comunicare e nell’analizzare un problema di business.
Sentiamo raccontare molto spesso di tecniche mirabolanti, di tecnologie ‘disruptive’, di metodi infallibili, di guru che propongono soluzioni definite ‘innovative’, ma fatte le debite considerazioni non c’è nulla di più potente, più innovativo, più creativo di una semplice matita utilizzata con semplicità, padronanza e intelligenza.
A volte basta solo una linea…
Dal ‘momento Zen un pensiero kaizen per imparare a pensare bene (mind-fitness).
E lo sottolineo con forza, tutti sappiamo disegnare solo che è un’abilità che nel tempo perdiamo, ma possiamo riappropriarcene e migliorare cosi il nostro modo di pensare.
Basta poco, una matita, un foglio di carta e la voglia di provarci.
Buona settimana
Design a better world.
Massimo