Le dieci regole per avere successo. La Rana e il Bambù 5.Se stai proseguendo nella lettura, probabilmente vuol dire che il titolo di questo post ha catturato la tua attenzione.
E chi non vorrebbe avere successo seguendo dieci semplici regole?
Beh la prima regola è che non ci sono dieci regole …
Facile no?
Dal libro delle sconfitte
Molti anni fa, forse più di venti, invitai l’amico Franco Nan, alpinista di Pordenone, a tracciare con me una via nuova sulla parete settentrionale della Palazza, che s’eleva strapiombante e ostile sopra i pascoli Barucco, in Val Zemola. Per la verità, a fare quella via ci avevo già provato da solo un paio di settimane prima. In un giorno intero ero riuscito a salire appena due tiri di corda che, per chi non se ne intende, equivalgono a circa ottanta metri. Le difficoltà erano troppo elevate per un’arrampicata solitaria confortata da un minimo di sicurezza. Ma più probabilmente il motivo della rinuncia era diverso.
Non avevo sufficiente determinazione, mancavo di forza soprattutto psicologica, per un impegno simile. Non è facile convincersi a tornare indietro e accettare serenamente i fallimenti. Dobbiamo sempre trovare delle scuse o inventare bugie che ci tengono a galla. Abbiamo talmente terrore delle disfatte che quelle bugie, all’inizio pateticamente campate per salvare la faccia, pian piano il nostro cervello le elabora, le fa sue, le modifica fino a farle diventare verosimili. Alla fine del processo di salvamento, siamo noi stessi i primi a crederle verità. Almeno a me succede così. Ma ogni tanto, di notte, prima che un po’ di sonno venga a stendere un velo pietoso sugli smacchi giornalieri, quelle bugie mi si parano davanti ghignanti e sarcastiche a presentarmi il conto. Allora mi sento piccino piccino e capisco che non è salvifico mentire agli altri. E tanto meno a se stessi. Sarebbe così semplice, ma soprattutto così umano, dire: “Non ci sono riuscito, ho fallito, pazienza, proverò ancora”. E farlo sapere in giro, senza timore di venir derisi e sentirsi una nullità.
Uno dei traguardi che mi sono imposto negli ultimi anni è quello di nutrirmi con il pane del perdente, di mettere a frutto l’energia della sconfitta.
Ci si sente di gran lunga più sereni e tranquilli. E soprattutto non manca mai il cibo.
(Mauro Corona – Nel legno e nella pietra)
Una sana alimentazione quella proposta da Mauro Corona e un saggio consiglio: non mentire a se stessi. Dovremmo sviluppare la capacità di vedere le cose per come sono e non per come crediamo che siano.
Perdere l’amore
maledetta sera
che raccoglie i cocci
di una vita immaginaria
pensi che domani
è un nuovo giorno
ma ripeti non me l’aspettavo
non me l’aspettavo
(Massimo Ranieri – Perdere l’amore, 1988)
Grandi progetti o importanti iniziative si spengono perché finisce l’amore.
Il manager o l’imprenditore passa a una nuova storia, perché si sa, le storie sono impegnative e richiedo cambiamenti e fatica.
E poi, e poi … ci si annoia e allora bisogna far ripartire la giostra con qualcosa di nuovo e un nuovo amore – progetto/iniziativa – comincia… fino alla prossima!
Tiri mancati
Tu manchi il 100% dei tiri che non fai. (Wayne Gretzky)
Nel dubbio meglio non rischiare … c’è il rischio di fallire; anche se il vero fallimento è proprio quello di non averci provato.
L’agenda e outlook
La linea che separa il successo dal fallimento si chiama “Non avevo tempo”. (Robert J. Hastings)
Fratello gemello del “non è in budget”, la mancanza di tempo è diventata la gratificante giustificazione dell’uomo impegnato. Così impegnato da non trovare il tempo per pensare o coltivare l’autoapprendimento e diventare così obsoleto.
Le Norme di Finagle
Tutte le leggi di Finagle possono essere trascurate da chi ha imparato la semplice arte di fare senza pensare.
“1” Prima tracciate le curve che vi servono, poi trovate i punti che corrispondono.
“2” Ogni esperimento deve essere riproducibile e fallire sempre allo stesso modo.
“3” Non credete ai miracoli: contateci ciecamente.
(Arthur Bloch)
Amuleti, fate, maghi e predizioni sono i nuovi “tool” spesso seguiti con speranza e fede. E’ quasi un peccato che non funzionino e contribuiscano ad aumentare invece il caos e il caso (sarà una coincidenza che le due parole, “caos” e “caso” abbiano le stesse lettere poste in posizioni diverse?).
Consolazioni
Un modello consolatorio, particolarmente diffuso e pericoloso, è quello che attribuisce l’insuccesso a cause esterne.
(Pietro Trabucchi)
In tanti anni di attività non ho mai trovato nessun manager o imprenditore che non fosse d’accordo sulla necessità di cambiare, sono sempre gli “altri” che non lo capiscono…
Strumenti
La natura ha dato all’uomo due estremità: una su cui sedere e una con cui pensare. Fin da allora il successo o il fallimento dell’uomo sono dipesi da quella che ha usato di più.
(Georg Ross Kirkpatrick)
Con tutta l’enfasi sugli strumenti, dei quali tutti siamo alla disperata ricerca, la frase di Kirkpatrick ,ci porta alla dotazione di base di cui siamo già in possesso.
Dobbiamo solo usare l’estremità giusta.
Sei un dilettante o un professionista?
I dilettanti giocano per divertirsi quando fa bel tempo. I professionisti giocano per vincere in mezzo alla tempesta.
(Franz Capra)
Giocare in mezzo alla tempesta significa imbrattarsi, sporcarsi di fango e se questo non facesse parte della nostra idea di impegno o dell’ immagine che ci siamo costruiti con tanta fatica?
Mollare
Gli uomini non falliscono, si arrendono.
(Elihu Root)
Il commento su questa frase più avanti verso la fine.
Geometrie
Il mondo dev’essere conico. Il fondo è la parte più grande.
(Stanislaw Jerzy Lec)
Il cono assomiglia alla piramide che piace tanto a chi costruisce organigrammi aziendali. Anche qui l’analogia è inquietante.
Che non ci sia limite al peggio?
Senza accorgermi sono arrivato a dieci. Oh per Bacco!
Che forse ci siano davvero delle regole per il successo?
Sicuramente ci sono delle strade oramai note per popolare il cimitero delle decisioni non prese, dei progetti falliti, delle iniziative morte prematuramente.
Per evitare le macerie forse dovremmo allora agire con cognizione di causa e in un modo più strategico.
Nel “cloud” aziendale imperversano parole come “resilienza”, “performance”, “coaching” e così via…
Allenatori scrivono sulle regole per guidare con successo squadre, aziende e creare business vincenti.
Scorciatoie facili e veloci per il successo.
Gli inglesi usano la parola “bullshit”, che seppure un po’ pesante nel significato, si traduce con “stronzate”. Se solo un quarto di quello che viene raccontato fosse vero, saremmo sommersi da storie di aziende eccellenti e vedremmo dirigenti d’azienda fulgidi esempi da imitare.
Per citare S. Jerzy Lec, “ogni secolo ha il suo medioevo”, fatto di stregonerie, di antichità e di pensieri ossificati.
Anche il nostro.
In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario, scrisse George Orwell e oggi più che mai abbiamo bisogno di pensare, di cambiare e di agire.
E le rivoluzioni si possono fare in molti modi.
Prima di tutto una rivoluzione nel pensiero e poi dell’agire, con rispetto, in armonia ma guardando al futuro e al tipo di organizzazioni che vogliamo creare.
Ogni tempo ha il suo Zeitgeist, lo “spirito del tempo”, cioè la tendenza culturale predominante in una determinata epoca.
Lo Zeitgeist del business è purtroppo ancorato a modelli obsoleti e superati che nella loro traballante apparente chiarezza inducono a scelte sbagliate.
Al conformismo imperante di tanta parte del mondo aziendale, accademico ed economico, preferisco uno sguardo verso direzioni diverse, peraltro già identificate da alcune tra le menti più originali della nostra epoca.
Ecco, in pratica, cosa vuol dire innovare.
Ognuno di noi ha una propria definizione di successo, un riferimento personale e degli obiettivi cui aspirare. Molte di queste descrizioni sono influenzate dallo Zeitgeist.
Alcuni definiscono il successo secondo parametri esteriori o lo identificano con il possesso di denaro, posizione, oggetti, su questi desideri, consci / inconsci, ad esempio, fanno leva i pubblicitari con le loro strategie comunicative. Trovo, in realtà, corretta l’ambizione di voler migliorare la propria condizione materiale (economica, di carriera, etc.). Guai se non ci fosse un minimo di aspirazione e di “motivazione”.
Ma è tutto giustificabile a qualsiasi costo?
Mi piace pensare che alle giuste considerazioni materiali, una buona definizione di successo tenga anche conto dello sviluppo delle potenzialità che ciascuno possiede, alla realizzazione di qualche passione o di qualche sogno cui attribuiamo valore, a lavorare per far crescere chi ci sta vicino e alla possibilità di fare la differenza, dando un contributo, piccolo o grande che sia, a migliorare questo mondo così straordinario e così pieno di contraddizioni, lasciandolo un po’ meglio di come lo abbiamo trovato.
Ci sono molti modi di andare avanti, ma un solo modo di restare fermi (F.D. Roosvelt) e oggi stare fermi è molto pericoloso.
Se vogliamo aver successo e quindi vincere, nella vita o nella competizione sul mercato, dobbiamo essere allenati a perdere, cioè provare e riprovare e imparare la lezione e fare ancora meglio.
Nell’epoca del pensiero debole, del dirigente più attento alle relazioni e alla carriera che alla sostanza, è necessario ritrovare la forza e il coraggio per fare le scelte giuste, sperimentare in nuove direzioni e abbandonare logiche medioevali.
Troppe scelte appaino ancora ancorate alle solite vecchie ricette di sempre, ripendo schemi superati.
E’ sbagliato pensare che si possa fare meglio e cercare nuove strade?
Contravvenendo per una volta, alle liste in cinque o dieci punti, mi sono molto divertito a cercare e a combinare pensieri sparsi, è stato un po’ come passeggiare tra le idee senza una meta precisa. Esattamente come quando si visita una nuova città o un museo, passando da un salone all’altro lasciandosi colpire da quello che attira l’attenzione e soffermandosi in base alle idee che nascevano una dietro l’altra. Se sono riuscito a condurvi per questo breve cammino facendovi riflettere e divertire, ho raggiunto il mio obiettivo (la mia definizione di successo?).
Ho aperto citando Mauro Corona e vorrei chiudere con lui, con una frase dedicata a tutti coloro i quali hanno un ruolo, piccolo o grande che sia, di responsabilità e di guida di persone:
Se non è allenato alla sconfitta, educato a perdere, corazzato al dolore, in pratica se non ha palle, cominciano i guai.
(Mauro Corona)
Il successo parte da li!
Design a better world!
Buona settimana
Massimo