Ripubblico con molto piacere il ‘MANIFESTO della comunicazione non ostile’ disponibile sul sito paroleostili.it/manifesto.
Lo ripropongo perché, pur non essendo molto presente sui social, provo un senso di fastidio nel leggere molti commenti che vorrebbero essere arguti ma che risultano solo offensivi o quando mi capita di assistere a dibattiti televisivi nei quali politici, esperti e giornalisti che dovrebbero essere esempi di comportamento, litigano parlandosi sopra, vuoti di ogni argomentazione a supporto delle loro tesi.
La pandemia, inoltre, ha messo in luce, tra i tanti errori, una classe politica che incapace di gestire l’ordinario è letteralmente collassata sullo straordinario. Una debacle non solo italiana ma di proporzioni planetarie.
In un bell’articolo sul Financial Times, Yuval Noah Harari scrive:
“Le epidemie non sono più forza incontrollabile della natura.
Perché, allora, ci sono state così tante morti e sofferenze? A causa di cattive decisioni politiche.”
(Yuval Noah Harari: Lessons from a year of Covid – Financial Times 26 febbraio 2021)
Il Covid ha fatto emergere violentemente non solo le criticità di sistemi sanitari che di ‘eccellente’ avevano solo il nome, ma i limiti di una leadership ancorata a paradigmi superati. La comunicazione poi, invece di essere affrontata con capacità, rigore scientifico, empatia ed attenzione, soprattutto considerato il momento di grave crisi, è stata gestita malissimo da politici, scienziati, giornalisti generando confusione, ansia, preoccupazione, insomma un gradino prima del panico totale.
Cercare in questo macello di ragionare con calma, portando evidenze scientifiche, citando scienziati con dati e numeri non ha sempre pagato. Mi è successo personalmente diverse volte: ‘se criticavi Conte allora eri con Salvini, se criticavi Fontana allora eri con i 5 Stelle’ e cosi via. Ragionamenti e riflessioni da stadio invece che basati sull’evidenza.
Parole come ‘tolleranza’, ‘dissenso’, ‘libertà di pensiero’ sembrano essere termini di altri tempi.
Dario Antiseri nella sua bella introduzione al libro di Karl Popper ‘Le fonti della conoscenza e dell’ignoranza’ scrive:
Anche tra persone colte non è raro sentir dire che la “democrazia è il governo della maggioranza” o che la “democrazia è il governo del popolo”.
Per Popper, però queste formulazioni non sono di molto aiuto: una maggioranza potrebbe governare tirannicamente; il popolo, tutto un popolo (il “furore” del popolo) potrebbe anche scegliere una tirannide. Se tutti i cittadini di una nazione, e quindi un popolo nella sua piena totalità, fossero nazisti o stalinisti, avremmo forse una democrazia?
Il consenso, dunque, non è sufficiente a stabilire una democrazia. Quel che occorre è esattamente il CONSENSO sul DISSENSO, cioè il consenso sugli uguali diritti di chi la pensa diversamente, e da qui il consenso sulle regole della società aperta. “Non sono della tua idea, ma sono disposto a dare la vita perchè tu possa esprimere la tua opinione”. Così Voltaire dichiarava la propria fede nella democrazia.
La società aperta è aperta dalla fallibilità della conoscenza umana e dalla consapevolezza che sempre dovremmo vivere – per dirla con Max Weber – in un mondo di valori politeista.
‘Consenso sul dissenso’ ovvero accettare che possano esistere opinioni diverse, rispettarle, in una parola tolleranza.
Tolleranza. Che cos’è la tolleranza?
E’ l’appannaggio dell’umanità. Noi siamo tutti impastati di debolezze e di errori; perdoniamoci reciprocamente le nostre stoltezze; questa è la prima legge della natura.
(…) E’ chiaro che ogni individuo il quale perseguita un uomo, suo fratello, perchè non è della sua opinione, è un mostro. (Voltaire – Dizionario filosofico)
Chi non accetta che possa esistere un’opinione diversa è un mostro, giova ripeterlo.
Ci sono voluti migliaia di anni per liberarsi dal fanatismo e dalla superstizione e non ci siamo ancora pienamente riusciti, quindi ben vengano idee e opinioni diverse.
Tutti abbiamo il diritto di pensare diversamente.
I punti del Manifesto meritano un’attenta riflessione e dovrebbero poi aiutare a creare una comunicazione tollerante, pungente si, provocatoria si, ma sempre rispettosa dell’altro.
Virtuale è reale.
Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
Si è ciò che si comunica.
Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
Le parole danno forma al pensiero.
Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quello che penso.
Prima di parlare bisogna ascoltare.
Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
Le parole sono un ponte.
Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
LE PAROLE HANNO CONSEGUENZE.
So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
Condividere è una responsabilità.
Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
Le PAROLE SI POSSONO DISCUTERE. LE PERSONE SI DEVONO RISPETTARE.
Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
GLI INSULTI NON SONO ARGOMENTI.
Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
Anche il silenzio comunica.
Quando la scelta migliore è tacere, taccio.
Siamo ‘impastati di debolezze e di errori’, sono più le cose che non sappiamo di quelle che conosciamo e ci sono moltissime altre che non sappiamo di non sapere. L’umiltà, l’ascolto, la ricerca dovrebbero allora essere le parole d’ordine di chi vuole avere un atteggiamento aperto e tollerante.
Una frase attribuita a Enrico Fermi recita:
Ci sono due possibili conclusioni: se il risultato conferma le ipotesi, allora hai appena fatto una misura; se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta. Se vogliamo fare delle scoperte dobbiamo accettare anche i risultati contrari (opinioni diverse).
E dovremmo dotarci di un importante strumento: il cestino della carta straccia.
Uno dei maggiori e più importanti strumenti delle elucubrazioni teoriche è il cestino della carta straccia. (Richard Feynman)
Quante idee, opinioni, dobbiamo essere pronti a gettare se vogliamo scoprire, capire come funziona il mondo?
Mi hanno sempre fatto paura quelli che hanno solo certezze, per questo voglio essere libero di pensare diversamente e di continuare la ricerca.
Abbiamo bisogno di imparare a comunicare bene, di essere tolleranti, di ascoltare ma e soprattutto di rispettare anche chi ha un’opinione diversa solo così possiamo progredire come persone, come comunità e come società.
Non esiste uomo che sia più importante di un altro uomo. (Karl Popper)
Buona settimana
Design a better world.
Massimo