Call me “designer”.Un piccolo libretto scritto da Bruno Munari, famoso artista e designer italiano, FANTASIA Editori Laterza, contiene interessanti riflessioni sull’innovazione (tutte le citazioni più sotto riportate, se non diversamente indicate provengono dal libro di Munari).
Egli inizia con alcune definizioni:
FANTASIA: tutto ciò che prima non c’era anche se irrealizzabile.
INVENZIONE: tutto ciò che prima non c’era ma esclusivamente pratico e senza problemi estetici.
CREATIVITA’: tutto ciò che prima non c’era ma realizzabile in modo essenziale e globale.
IMMAGINAZIONE: la fantasia, l’invenzione, la creatività pensano, l’immaginazione vede.
(…) Il mondo artistico, il mondo della creatività e della fantasia, è sempre tenuto segreto, mai si deve rivelare (ammesso che lo si sappia) come nasce un’idea o come si costruisce un’opera d’arte. Al grande pubblico sono mostrati solo i prodotti finiti, lasciando la gente nello stupore.
(…) Io penso invece che la gente voglia capire e quindi mi accingo a cercare di spiegare.
Capire come funziona la creatività, l’innovazione, ci può aiutare ad essere più creativi e a trovare soluzioni più originali da applicare in ogni ambito della nostra vita e naturalmente anche nell’ambito del business.
(…)La fantasia è la facoltà più libera delle altre, essa infatti può anche non tener conto della realizzabilità o del funzionamento di ciò che ha pensato. E’ libera di pensare qualunque cosa, anche la più assurda, incredibile, impossibile.
(…)L’invenzione usa la stessa tecnica della fantasia, cioè la relazione fra ciò che si conosce, ma finalizzandola ad un uso pratico.
(…)La creatività è anch’essa, un uso finalizzato della fantasia, anzi della fantasia e dell’invenzione, in modo globale.
(…)L’immaginazione è il mezzo per visualizzare, per rendere visibile ciò che la fantasia, l’invenzione e la creatività, pensano.
(…)Mentre la fantasia, l’invenzione e la creatività producono qualcosa che prima non c’era, l’immaginazione può immaginare anche qualcosa che già esiste ma che al momento non è tra noi.
Come ho scritto qualche tempo fa, innovare vuol dire “far nuovo – alterare l’ordine delle cose stabilite per fare cose nuove”. Le cose nuove, i nuovi comportamenti, i nuovi prodotti da dove provengono?
A livello personale, innovare, vuol dire cambiare il proprio modo di operare, modificare il proprio pensiero e il proprio comportamento sperimentando modalità più efficaci, più adeguate. Sempre che, ovviamente, se ne percepisca la necessità. Il cambiamento fine a se stesso non è molto sensato, dovremmo avere sempre una ragione che ci spinge a modificare il nostro modo di operare. A volte la ragione non è evidente e magari giace nel nostro inconscio.
Una molla interessante è l’insoddisfazione per una certa situazione, oppure perseguire un obiettivo più strategico, quale potrebbe essere quello di voler cambiare per migliorare (si pensi ad esempio a un atleta o a un artista), di lavorare per sviluppare e realizzare il proprio potenziale.
Un obiettivo potrebbe essere quello di aumentare le alternative a disposizione e quindi le possibilità di scelta, guardando in nuove direzioni. Dovremmo, cioè cercare di essere aperti alle possibilità, capaci di riconoscerle e abili nel costruirne di nuove. Fantasia, invenzione, creatività e immaginazione, sono tutte operanti in questi contesti di cambiamento.
Quando l’obiettivo di far nuovo ha una valenza più generale, si applica a un’organizzazione, parliamo allora di “innovazione”. Ha una valenza economica, ma non solo, potremmo immaginare processi d’innovazione applicati al sociale, al modo in cui sono gestiti alcuni problemi che riguardano tutti i membri di una collettività (si pensi, solo per citarne due, alla sanità o ai problemi del traffico). L’innovazione dovrebbe essere al centro dell’agenda non solo di manager e imprenditori, ma anche di politici e responsabili del bene pubblico.
(…)Il prodotto della fantasia, come quello della creatività e dell’invenzione, nasce da relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce. E’ evidente che non può far relazioni tra ciò che non conosce, e nemmeno tra ciò che conosce e ciò che non conosce.
(…)La fantasia quindi sarà più o meno fervida se l’individuo avrà più o meno possibilità di fare relazioni.
Relazioni e possibilità di fare, sono le parole chiave.
A livello personale significa essere curiosi, aperti, desiderosi di imparare e anche di sperimentare, insomma, di curare il proprio sviluppo personale e mentale, tanto quanto quello di benessere in senso più generale. A livello organizzativo, come ho scritto tante volte, significa creare le condizioni affinché le persone possano apprendere, sperimentare e confrontarsi in modo aperto anche se finalizzato.
In Italia, molte realtà sono ancora arretrate e chiuse. Molte organizzazioni sono gestite, nel 2015, com’erano gestiti i feudi nel Medio Evo. Il nostro è un problema culturale che ha radici profonde e pur con tutto il rispetto dovuto a chi, con coraggio e determinazione, continua a lottare per il successo della propria azienda, rileviamo che in molte parti è un mondo chiuso su un’idea d’imprenditore e dell’azienda che non corrisponde più al mondo complesso e frenetico quale l’attuale.
Le società gestite da manager hanno problematiche diverse: rispetto degli equilibri interni, logiche di carriera, tagli indiscriminati di posti e funzioni effettuati a ondate successive, ordini impartiti da chi è lontano dal mercato, attenzione patologica al risultato di breve termine, causano tutta una serie di difficoltà, sempre interne, con il rischio gravissimo di perdere di vista il mondo esterno aggravando così la situazione.
In entrambi i casi, l’evoluzione inevitabile dei mercati, della tecnologia e degli ambienti socio-culturali, porterà nei prossimi anni a una pressione crescente e costante su queste organizzazioni che saranno costrette a lasciare e a cambiare profondamente certe logiche oramai obsolete. Purtroppo molte società si troveranno a dover recuperare il tempo perduto in modo traumatico e con costi per i propri dipendenti che saranno molto alti.
Se vogliamo davvero essere più creativi e originali nel pensiero e nell’azione dobbiamo, dicevamo, aumentare la nostra capacità di creare relazioni nuove tra elementi esistenti.
E’ necessario quindi aumentare il numero di elementi:
(…)La creatività, come uso finalizzato della fantasia e dell’invenzione, si forma e si trasforma continuamente. Essa esige una intelligenza pronta ed elastica, una mente libera da preconcetti di alcun genere, pronta a imparare ciò che gli serve in ogni occasione e a modificare le proprie opinioni quando se ne presenta una più giusta.
La mia condivisione con il pensiero di Bruno Munari è totale su questo tema: sviluppo dell’intelligenza, apprendimento continuo, allenamento delle capacità mentali; temi rilevanti a livello personale e di organizzazione.
Egli prosegue dicendo: (…)L’individuo creativo è quindi in continua evoluzione e le sue possibilità creative nascono dal continuo aggiornamento e dall’allargamento della conoscenza in ogni campo. Una persona senza creatività è una persona incompleta, il suo pensiero non riesce ad affrontare i problemi che gli si presentano, egli dovrà sempre farsi aiutare da qualche altra persona di tipo creativo.
In qualche modo, nella nostra vita, nel nostro lavoro e in misura diversa, tutti siamo o dovremmo essere creativi, tutti produciamo design: lo produciamo quando prepariamo un piatto seguendo una ricetta, arrediamo casa, prepariamo una vacanza (progettiamo un’esperienza, no?), sviluppiamo le nostre competenze e abilità o al lavoro, quando risolviamo problemi, quando prepariamo una presentazione o una riunione, quando progettiamo prodotti. Fantasia, invenzione, creatività, immaginazione …
Chiunque ha concepito o implementa il processo di cambiamento che chiamiamo “design” ha il diritto di descrivere se stesso come un designer, non solo quelli che sono stati formati, o sono pagati per farlo. (Alice Rawsthorn – Hello World)
Per questo dovremmo farci chiamare “designer”.
E il nostro progetto più importante è realizzare noi stessi come persone complete e contribuire a progettare un mondo migliore, con fantasia, invenzione, creatività, immaginazione e … tanta passione e umanità.
CALL ME DESIGNER!
Buona settimana
Massimo
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