Nessuno, quando questa cosa della ‘pandemia’ è iniziata immaginava quello che poi sarebbe successo. Wuhan sembrava lontano, un altra città, un altro paese, un altro continente. E invece ci siamo finiti diritti in mezzo.
Nel breve spazio di qualche settimana è cambiato il mondo.
Non solo il mondo in senso astratto, ma il ‘nostro’ mondo…
Covid 19 sta testando in modo spietato la resilienza del nostro sistema: il sistema sanitario (in prima linea nella lotta al virus), il sistema politico, il sistema economico, il sistema sociale e la nostra capacità di resistenza individuale.
Avremo tempo poi, spero ce ne ricorderemo, di riflettere sulle tante lezioni e le tante criticità che questo ‘stress’ al sistema ha fatto emergere, ma questa è un’altra storia, ma appuntatevelo, come ho fatto io, per non cancellare una parte importante della crisi.
Il ‘maledetto’ Covid 19, una minaccia invisibile, trascurata all’inizio, esplosa poi in modo prepotente, amplificata dai mass media e da esperti su tutto che dispensano consigli come si dovrebbero dispensare le… mascherine (sig!).
La minaccia, il pericolo è serio e non va trascurato.
Una minaccia che ci riporta non solo ai diritti ma anche ai doveri, al senso di responsabilità, al rispetto del prossimo e delle regole che devono governare una qualsiasi società che voglia dirsi civile.
Rispetto dei doveri che valgono per tutti, nessuno escluso.
Abbiamo cioè degli ‘obblighi’ che siamo tenuti a rispettare nei confronti degli altri se non di noi stessi; il non-rispetto di questi obblighi è una violazione delle leggi scritte ed emanate dalle autorità ma anche delle regole che dovrebbero guidare la pacifica e ‘sana’ convivenza tra persone.
Parliamo molto facilmente di diritti ma fuggiamo al solo sentir parlare di doveri…
E qui, noi Italiani, eccezionali per tanti versi, spicchiamo per schiacciare sempre l’occhiolino alla ‘furbizia’, come se fosse una dote eccezionale. Abbiamo sempre un’eccezione per fare come ci pare.
Se una cosa ci ha insegnato questo maledetto Covid 19 è proprio che si vince o si perde insieme, da soli non possiamo andare molto lontano.
Le regole sono di semplice buon senso: ridurre i contatti per ridurre il rischio di contagio e di diffusione del virus, lavarsi le mani, rispettare il ‘lockdown’, seguire le indicazioni delle autorità. Oramai le dovremmo avere tutti ben presenti.
Rimedi che da secoli si mettono in atto quando vi sono delle epidemie. E’ illuminante rileggersi la storia dell’epidemia della peste a Milano come la racconta Alessandro Manzoni.
Tutto era già scritto…
Accettiamo, in questo momento, una limitazione delle nostre libertà consapevoli che è necessario farlo per superare la crisi.
L’epidemia o meglio la ‘pandemia’ ha scatenato e scatena le nostre paure più ataviche. Può colpire tutti e in modo subdolo. E se succedesse a me?
Il quasi-collasso del Sistema Sanitario Nazionale preoccupa tutti: ci facciamo il film che un problema di salute serio, nostro o dei nostri cari non trovi la risposta che ci aspetteremmo e questo aumenta l’ansia, la preoccupazione, la paura.
Viviamo male, agitati, preoccupati, impauriti…
Come possiamo gestire questa cosa più grande di noi? Cosa posso fare? Come devo comportarmi?
Questa ridda di pensieri si avvita su se stessa e cresce, cresce, fino quasi a soffocarci…e siamo spaventati.
Ci sentiamo impotenti.
L’insidiosità del virus è così sottile che ci rende impotenti, incapaci di contrastarlo. Difficile ammetterlo, ma è così.
Siamo in difficoltà…
E’ assolutamente normale che questa cosa ci spaventi e la paura, antico segnale di attenzione, richiede che cerchiamo di agire il meglio possibile, facendo tutto quello che possiamo fare (ricordate i doveri e le regole?), di più non è possibile.
Questa paura non ci deve bloccare, la dobbiamo accettare e attraversare perché è parte di noi, non serve opporsi, bisogna solo evitare che questo orrore non diventi bloccante.
Dobbiamo passare attraverso la paura, guardarla, pensarci ma non ossessionarci.
Penso a tutti quegli uomini e quelle donne che in questo momento, pur impauriti e spaventati, allo stremo e in molti casi in carenza di mezzi, stanno lottando per noi e con noi, negli ospedali, nei pronto soccorso, nelle ambulanze, nei presidi sanitari, un grande esempio di sacrificio, umanità e senso del dovere, provo gratitudine e riconoscenza e ispirazione per lottare, perché la paura si può vincere.
‘Anch’io ho paura, è umano.’ dice Giorgio Armani in una bella intervista al Giornale (“Anch’io ho paura, è umano. Ma aiuterò l’Italia a ripartire”- il giornale.it – 13 marzo 2020) e ancora aggiunge:
(…) sono sicuro che l’orgoglio alla fine uscirà, come sempre, nella nostra capacità di reinventarci nei momenti più bui. Vorrei fosse un orgoglio collettivo, sociale, capace di creare compattezza e unione. Vorrei che ne uscisse un’Italia più consapevole e meno individualista, in qualsiasi campo. Vorrei che prendessimo tutti in considerazione che forse è giunto il momento di rallentare.
Siamo umani e abbiamo paura, è normale, è ‘umano’ appunto.
Non lasciamo che questa cosa ci immobilizzi, reagiamo, rispettiamo le regole e insieme, come solo un grande paese può e sa fare, ne usciremo.
Insieme contro il ‘maledetto’!
Ritroviamo quel senso di collettività, di ‘compattezza’ per dirla alla Armani che ci ha così tanto caratterizzato in molti momenti bui della nostra storia antica e recente.
Un uomo eccezionale che conosceva bene la paura ha detto:
Ho imparato che il coraggio non è l’assenza di paura, ma il trionfo su di essa. L’uomo coraggioso non è colui che non si sente impaurito, ma colui che vince la paura. (Nelson Mandela)
Possiamo / dobbiamo vincere la paura, attraversarla e non farci paralizzare.
Dobbiamo essere coraggiosi…!
Troveremo tanti altri come noi con i quali combattere.
Non so se come dicono ‘andrà tutto bene’, ma so che supereremo questo brutto momento.
Design a better world
Buona settimana
Massimo
CREDITI
FOTO: Edvard Munch, 1893, The Scream, oil, tempera and pastel on cardboard, 91 x 73 cm, National Gallery of Norway – scaricata da Wikipedia