Qualche giorno fa su LinkedIn ho condiviso un post di Paolo Cortesi del 19 febbraio 2020 dal titolo intrigante ‘Ovviamente Nostradamus aveva previsto il Coronavirus… (Non è vero ma ci credo)’, a breve commento avevo scritto:
Una previsione non si nega a nessuno… Siamo tutti futurologi.
“Presto ci sarà un giorno in cui l’ultima “interpretazione” verrà travolta da una risata.”
(Paolo Cortesi)
Ecco perchè sorrido tutte le volte che sento degli ‘esperti’ formulare previsioni.
Sport molto praticato, migliaia di Webinar, conferenze, che in realtà non possono prevedere nulla o prevedono l’ovvio.
E’ l’epoca dei Nostradamus.
Non voglio smentirmi cimentandomi in previsioni di dubbio valore o, peggio ancora, seguendo la moda, producendo scenari futuri, comportamenti che hanno tutti in comune una rilevante qualità: sono sciocchezze (a meno che, ovviamente, uno non possegga il sapere di Nostradamus). Comprendo bene che sia necessario apparire magari anche a scapito della chiarezza ma si aumenta solo la confusione che già impera impazzata.
Tuttavia una riflessione concreta su quello che stiamo vedendo credo la si possa fare.
E partirei dalla clessidra.
(…) Il rumore della sabbia della clessidra che scorre scendendo da un recipiente all’altro. Lo scorrimento in sé non viene rappresentato ma tenuto astutamente nascosto da uno degli elementi verticali di legno che tengono assieme la metà superiore della clessidra, quella cioè che simboleggia l’avvenire, e la sua parte inferiore, quella cioè che indica quanto nel tempo è già avvenuto.
Il presente, cioè il punto di congiunzione tra la temporalità del futuro in alto e quella del passato in basso, si trova dissimulato e reso invisibile da un anello di legno nero.
(Michel Onfray)
Il Business di ieri.
La parte inferiore della clessidra – che indica quanto nel tempo è già avvenuto – cioè il passato è il business di ieri, di prima del coronavirus, nel quale erano già presenti segnali deboli di criticità.
Eravamo in crisi anche prima della pandemia e il virus ha aggravato velocemente e inesorabilmente una situazione già difficile.
Ricordo che le previsioni di crescita del PIL prima di febbraio/marzo davano una crescita, per l’Italia, vicina allo zero (se non addirittura negativo), strascichi lunghi di una recessione partita nel 2008 e mai superata.
Nel febbraio del 2019 scrivevo un post – Recessioni tecniche e recessioni mentali – dove citavo un’analisi del Financial Times dal titolo illuminante: Why Italy’s economy is stagnating:
Nell’articolo si parla di debolezza strutturale e merita di essere riportata per esteso l’opinione espressa da un economista della Goldman Sachs, Silvia Ardagna: “In the 1970s and early 1980s, the Italian business model of small and medium-sized enterprises drove growth” ma aggiunge“many of those companies did not invest in R&D and lacked management capabilities and human capital to allow them to compete on a global scale”. (post citato del 3 febbraio 2019)
La situazione, quindi, era già brutta prima della crisi del coronavirus. Aveva però una caratteristica: ci eravamo assuefatti. ‘Business as usual’ e via… Una crisi strisciante che consentiva di mantenere intatti tutti i sacri idoli di un un modo di fare business, da modelli di management e da un’economia tutta finanziaria che erano già finiti tra i rottami della storia da un pezzo, solo che non ce ne eravamo accorti o meglio … preferivamo ignorare il problema.
Ma intanto la sabbia scorreva inevitabilmente verso il basso, il futuro da possibilità diventa presente e poi finisce relegato alla storia.
Lo scorrere della sabbia è tenuto astutamente nascosto da uno degli elementi verticali di legno…
Il Business di oggi
Il presente, cioè il punto di congiunzione tra la temporalità del futuro in alto e quella del passato in basso, si trova dissimulato e reso invisibile da un anello di legno nero.
Il presente è dissimulato (nascosto), ci siamo dentro, a volte purtroppo senza consapevolezza. Guardiamo verso il basso (passato) per riproporre risposte che ‘avevano funzionato’ sperando che il futuro sia un’estensione lineare del passato cosa che non accade quasi mai, soprattutto in periodi così turbolenti.
Nel presente dobbiamo imparare a convivere con l’incertezza:
L’incertezza deriva dalla nostra incapacità di confrontare il presente con tutto ciò che abbiamo sperimentato in precedenza. Quando le situazioni mancano di analogie con il passato, abbiamo difficoltà a immaginare come si evolveranno in futuro.
L’economista Frank Knight ha notoriamente affermato che l’incertezza è meglio compresa in contrasto con il rischio. In una situazione di rischio, scriveva Knight, possiamo calcolare la probabilità di esiti particolari, perché abbiamo visto prima molte situazioni simili.
(…) Ma in situazioni di incertezza – e Knight ha messo la maggior parte delle decisioni aziendali in questa categoria – possiamo solo immaginare cosa potrebbe accadere, perché ci manca l’esperienza per valutare il risultato più probabile. In effetti, potremmo non essere nemmeno in grado di immaginare la gamma di potenziali risultati.
(…) L’incertezza è segnata dalla novità, che, per definizione, manca di antecedenti.
(…) In tempi di incertezza, ci imbattiamo nei limiti dell’esperienza, quindi dobbiamo cercare altrove per giudicare
(J. Peter Scoblic – HBR)
Dovremmo comprendere che più del ‘cosa guardare’ è importante il ‘come guardare’, approccio che cerchiamo sempre di trasferire ai nostri clienti quando discutiamo di strategia e di organizzazione.
L’importante nel presente è non essere travolti dagli eventi, agire si, affrontarli certamente, ma sempre con una riflessione per comprendere quello che sta succedendo e modificando costantemente la visione d’insieme man mano che nuovi elementi si aggiungono.
Il Business di domani
Il futuro è per definizione sconosciuto. Non c’è Nostradamus che tenga.
Torniamo indietro di un anno, a settembre 2019, chi avrebbe immaginato quello che sarebbe successo? Il cigno nero di Taleb ha colpito in modo forte, violento.
Il problema è che i granelli di sabbia della parte superiore della clessidra non sono contenuti in un recipiente dai contorni definiti ma sono dispersi in uno spazio molto grande e non scendono nemmeno in modo regolare. A volte rallentano, a volte si raggruppano e scendono di colpo tutti insieme.
Se la misurazione del tempo è rappresentato da una discesa costante della sabbia, la realtà è fatta di rallentamenti e accelerazioni improvvise. Così una visione statica o di ‘movimento costante’ può essere difettosa e condurre a scelte sbagliate.
A eventi imprevedibili non possiamo rispondere con le rigidità tipiche di molte organizzazioni e soprattuto con un modo di pensare che tende a replicare all’infinito modi di operare oramai obsoleti. E’ necessario sviluppare organizzazioni flessibili e fluide che sappiano adattarsi, cioè il contrario, purtroppo, di quello che si vede in molte aziende.
Chiarisco, per onestà intellettuale, che il confine tra flessibilità e adattabilità, valori e atteggiamenti positivi, e la confusione e l’agitazione, dis-valori, a volte è molto labile e molte organizzazioni scambiano la seconda per la prima.
Siamo usciti da molte situazioni difficili e usciremo anche da questa, spero però più saggi e attenti, per poterci riuscire dobbiamo però modificare parecchie cose, nella società, nella politica, nelle organizzazioni ma prima e soprattutto nelle nostre menti, nei nostri processi e nei modelli mentali con i quali leggiamo e interpretiamo il mondo.
Non c’è più ‘business as usual’, sarà bene farsene una ragione e cambiare quello che è oramai è divenuto indispensabile cambiare, partendo prima di tutto da noi stessi.
Due considerazioni finali.
John Kenneth Galbraith diceva: L’unica funzione delle previsioni economiche è quella di far apparire rispettabile l’astrologia. Leggiamo allora le previsioni come leggiamo l’oroscopo, con consapevolezza anche se vengono da guru o presunti tali (vedi Nostradamus e magari il mago Oronzo).
E ricordatevi la clessidra… il tempo procede solo in un’unica direzione, non torna mai indietro.
Buona settimana
Design a better world
Massimo