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Ottimismo? Forse la parola è un’altra.

Bisogna essere ottimisti?
Quando è necessario rimanere positivi e trasmettere positività?
Quando tutto va bene è molto facile. 
Quando le cose girano nel verso giusto possiamo essere contenti ma è anche facile essere ottimisti.
E’ quando invece le cose si fanno difficili, impegnative, che è necessario assumere un atteggiamento positivo che non vuol dire non essere consapevoli, non vuol dire ignorare i problemi altrimenti sarebbe incoscienza, irresponsabilità o peggio ancora stupidità.
Non vuol dire nemmeno fingere.
Vuol dire guardare avanti…

Quello che stiamo vivendo è un momento buio, che viviamo con ansia, paura e preoccupazione.
Abbiamo tutti ancora vivi negli occhi quei camion militari a Bergamo e ci immedesimiamo in quelle persone che hanno perso un padre o una madre, un marito o una moglie, un fratello o una sorella, un nonno o una nonna. 
Ogni distinzione davanti al grande dolore di una perdita importante si annulla. 
Quelli potevano essere i nostri cari… 
E’ straziante, è rabbia impotente, è paura, può capitare anche a noi…
Ci sentiamo vicini perché loro sono noi e noi siamo loro. 
Uff…!
Se la esaminiamo da un punto di vista prospettico fa parte delle cose che avvengono fin dai tempi antichi, fa parte degli eventi, al pari di terremoti o altre catastrofi, che semplicemente succedono. 
Purtroppo è successo a noi questa volta, non in una parte del mondo lontana, ma qui, nel nostro paese, nella nostra città, alle persone a cui vogliamo bene o che conosciamo.
Rabbia, dolore, tristezza, frustrazione, impotenza, paura, ansia…
Che altro dire per descrivere una situazione che abbiamo visto solo in qualche film del genere catastrofico o letto in qualche libro, magari seduti sotto un’ombrellone?

Non sarà una crisi di breve durata ma certamente passerà. In un modo o nell’altro finirà.
Spero con tutto il cuore che finisca il prima possibile, con il minor danno possibile e, soprattutto, con il minor numero possibile di vittime.
Ci siamo in mezzo ora e l’unica cosa che possiamo fare ragionevolmente è andare avanti. Dobbiamo rispettare le regole definite dalle autorità che limitano la nostra libertà ma vanno nell’interesse del bene di tutti, adottare quelle procedure che proteggono gli altri da noi, insomma seguire quello che ci viene detto di fare da chi ne sa più di noi.

Tutto qui?
No!
Dobbiano essere ottimisti?

Forse ci serve un atteggiamento diverso…

L’ammiraglio Jim Stockdale fu l’ufficiale americano più alto in grado a finire allo Hanoi Hilton, com’era chiamato il campo di detenzione dei prigionieri di guerra in Vietnam. Torturato più di venti volte durante otto anni di carcerazione, dal 1965 al 1973, Stockdale non potè usufruire di nessuno dei diritti riconosciuti ai prigionieri di guerra, non poteva prevedere quando sarebbe stato liberato e nemmeno aveva la certezza di sopravvivere e di rivedere la sua famiglia. Si accollò il peso del comando, facendo tutto il possibile per aumentare le speranze di sopravvivenza  dei compagni di prigionia, combattendo contemporaneamente una guerra contro i carcerieri e i tentativi di usare i prigionieri a scopi propagandistici. 
(Jim Collins – O meglio o niente)

Intervistato dall’autore del libro, J.Collins, Stockdale rispose:
“Non ho mai perso la mia fiducia su come sarebbe finita” mi rispose quando glielo chiesi. “Non ho mai dubitato, non solo che ne sarei uscito, ma anche che alla fine avrei vinto io, e avrei trasformato quell’esperienza in uno spartiacque della mia vita. Una vita che, se guardo indietro, non vorrei cambiare.”
Non dissi nulla per un pò, e continuammo a camminare lentamente verso il club della facoltà. Stockdale zoppicava e muoveva ad arco la gamba irrigidita, mai pienamente guarita in seguito alle torture. Alla fine, dopo un centinaio di metri in silenzio, gli domandai: “Chi non ce l’ha fatta?”
“Oh facile” disse. “Gli ottimisti.”
“Gli ottimisti? Non capisco.” Ero veramente confuso, dato che quello che aveva appena detto, pochi minuti prima.
“Gli ottimisti. Erano quelli che dicevano: ‘A Natale saremo fuori.’ Poi il Natale arrivava e passava. Allora dicevano: ’Saremo fuori a Pasqua’. E passava anche Pasqua, E poi di nuovo Natale. Sono morti di crepacuore.”
Un’altra lunga pausa, continuando a camminare. Poi si girò e mi disse: “Questa è una lezione molto importante. Non bisogna mai confondere la fiducia nella vittoria finale – non ci si può permettere di perderla – con la disciplina che serve per affrontare i fatti più brutali della realtà, quali che siano.
(Jim Collins – O meglio o niente)

Il facile ottimismo è inutile e forse anche dannoso in qualche misura.
Dobbiamo invece avere fiducia e disciplina.

Fiducia nelle persone, nella scienza, nella tecnologia, nell’incredibile capacità che abbiamo e che emerge proprio nei momenti di grave crisi.
Fiducia che questa cosa terribile passerà, che il ‘maledetto’ verrà sconfitto.
Fiducia nell’uomo.

Disciplina nel fronteggiare la difficoltà della situazione, nel ragionare in modo razionale e pacato, nello stare vicini alle persone che ci circondano. 
Disciplina nel rispettare le regole (cosa che dovrebbe valere sempre!). 
Disciplina nello scegliere le giuste priorità perché in momenti di panico collettivo è facile farsi trascinare fuori rotta.
Invece di un’inutile e superficiale ottimismo di facciata, dobbiamo avere disciplina. 

Dobbiamo trovare le risorse dentro di noi per trasmettere fiducia…
Ho fiducia che passeremo questo brutto momento. 
Ho fiducia che tutti faranno quello che è necessario fare.
Ho fiducia che ce la faremo.

Non molliamo…

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Buona settimana
Massimo

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