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Feeding the Planet. Feeding the Mind.

By 16 Settembre 2015 Marzo 29th, 2018 No Comments

Feeding the Planet. Feeding the Mind.

Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale che l’Italia ospita dal primo maggio al 31 ottobre 2015 ed è il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. Per sei mesi Milano si trasforma in una vetrina mondiale in cui i Paesi mostrano il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri, più di 140 Paesi e Organizzazioni internazionali coinvolti, oltre 20 milioni di visitatori attesi. (dal sito ufficiale EXPO 2015 – expo2015.org)

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Il tema dell’esposizione è: Nutrire il Pianeta. Energia per la vita.
In inglese Feeding the Planet. Energy for Life.
Mi piace parafrasarlo in Feeding the Mind. Energy for Change.

Il tema dell’esposizione è l’alimentazione e la nutrizione; anche noi ci addentreremo in qualche riflessione con l’obiettivo di nutrire la mente e alimentare pensieri che possano essere originali. E l’originalità è proprio la base dell’innovazione.

Non essendo particolarmente interessato al tema dell’Expo, l’obiettivo della mia visita era di vivere l’esperienza come visitatore per capire com’è stata concepita da chi ha progettato l’esposizione e cogliere l’opportunità di riflettere sulle interazioni dei visitatori con gli stand e tra i visitatori stessi.

Naturalmente la gestione di un numero così elevato di visitatori attesi rappresenta una sfida di proporzioni ciclopiche per chiunque, ero quindi molto interessato a vedere come avrebbero gestito l’evento, anche perché, come abitante dell’hinterland milanese, insieme a qualche milione di altri, abbiamo con pazienza tollerato tutti i disagi di traffico legati alla costruzione di strade, edifici, etc., con la convinzione che l’Expo fosse una grande occasione per un paese come l’Italia e anche, per onestà intellettuale da assiduo utilizzatore delle varie autostrade e tangenziali, un’opportunità per risolvere problemi di traffico congestionato, ormai endemici.

Forse la scelta del tema è stata un po’ scontata e un po’ banale per un’esposizione mondiale: alimentazione e nutrizione. E pensando a cosa gli stranieri s’immaginano quando si parla di Italia (spaghetti, pizza, vino, etc), mi sarebbe piaciuto qualcosa di più originale.

Ecco i temi delle precedenti esposizioni universali:

Spagna; Siviglia 1992 – L’era delle scoperte– 42 milioni di visitatori
Germania; Hannover 2000 – Umanità, Natura, Tecnologia – 19 milioni di visitatori
Giappone; Aichi 2005 – La saggezza della Natura – 22 milioni di visitatori
Cina; Shanghai 2010 – Una città migliore, una vita migliore – 73 milioni visitatori
Italia; Milano 2015 – Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita – Attesi 20 milioni di visitatori.
Emirati; Dubai 2020 – Collegare le menti, creare il futuro – Attesi 25 milioni di visitatori.

Capisco le necessità del “made in Italy”, sebbene, forse, un tema dalla cornice più ampia sarebbe stato più adeguato, ad esempio legato al design e all’innovazione, argomenti che avrebbero potuto trasmettere molto di più delle capacità stilistiche, di originalità e artistiche dell’Italia, oltre a un’immagine che avrebbero potuto utilizzare molte imprese italiane che operano in mercati esteri.

In ogni caso l’Expo è una bella scommessa e una grande opportunità.

Il futuro è già qui. Solo che non è ancora del tutto equamente distribuito. (William Gibson)
Una visita ai padiglioni delle varie nazioni colpisce soprattutto per la varietà di media utilizzati per comunicare messaggi, informazioni e notizie. La comunicazione non è più, ormai da qualche tempo, solo, parola scritta, ma diventa immagine, filmato, esperienza, ambiente.
La frase di Gibson ricorda che molti segnali “deboli” di quello che sarà il futuro, sono in realtà già presenti, sono dispersi nel “rumore di fondo” e non sono facilmente identificabili; ma, la caratteristica degli innovatori è proprio di avere un sistema percettivo “allenato” alla decifrazione di questi indizi, unita alla capacità di trasformarli in opportunità per produrre prodotti o servizi nuovi e a volte “dirompenti”.

The VUCA world (Volatility, Uncertainty, Complexity and Ambiguity).
Il mondo e quindi il business sono oramai caratterizzati da Volatilità, Incertezza, Complessità e Ambiguità. 

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Nel 2050 saremo più di 9 miliardi!
Nel 2015 la popolazione mondiale ha raggiunto i 7,3 miliardi di persone.

Secondo il Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite l’evoluzione della popolazione mondiale avrà il seguente andamento:

Population (millions)
Major Area 2015 2030 2050 2100
World 7.349 8.501 9.725 11.213
Africa 1.186 1.679 2.478 4.387
Asia 4.393 4.923 5.267 4.889
Europe 738 734 707 646
Latina American and Caribbean 634 721 784 721
Northern America 358 396 433 500
Oceania 39 47 57 71

Source: United Nations, Department Of Economic and Social Affairs,

World Population Prospects: the 2015 Revision

Quali saranno i trend che caratterizzeranno un’economia sempre più complessa e globalizzata e con una popolazione in aumento?

Una tendenza che ha tutta una serie di conseguenze è l’invecchiamento della popolazione.
Nel 1950 e 1980 l’Italia non compariva tra le dieci nazioni con la popolazione più vecchia; nel 2015 siamo al quarto posto con un’età media di 45.9 anni (1° Giappone con 46.5 anni; 2° Germania con 46.2 anni; 3° Martinica con 46.1 anni); nel 2030 la proiezione porta l’Italia al secondo posto, dopo il Giappone, con 50.8 anni.
Da un punto di vista professionale, questo porterà a un arco di vita lavorativo più lungo con la necessità di fare dell’apprendimento continuo un’area sulla quale ci si dovrà impegnare per non correre il rischio di diventare presto obsoleti.

Lo sviluppo tecnologico proseguirà inarrestabile con una curva di crescita esponenziale, qualche esempio per riflettere.
Linkedin è nato nel 2003, Facebook nel 2004 e Twitter nel 2006.
Il 24 agosto Facebook ha raggiunto un miliardo di utenti.
In 15 anni siamo passati da 400 milioni a 3,2 miliardi di individui connessi al web e 3,2 miliardi significa la metà degli abitanti della Terra. Nel 2005 le quattro aziende leader (Amazon, Apple, Google, Facebook) fatturavano 28,7 miliardi di dollari. L’anno scorso hanno messo insieme 350 miliardi.(Sportlife – La Gazzetta dello sport – 28 agosto 2015)
Solo qualche anno fa, Eastman Kodak, Blockbuster e Nokia erano aziende di riferimento con una capitalizzazione di mercato importante, oggi sono scomparse.
L’iPhone è stato presentato nel 2007 e ha cambiato il mondo e interi mercati.
Wearable technology: I dati parlano chiaro. Nel 2014 sono stati circa 19 milioni i dispositivi di wearable technology venduti nel mondo. Oltre 600 mila solo in Italia. Un numero destinato ad aumentare, almeno secondo l’indagine di mercato condotta da IDC (International Data Corporation), che ha previsto 112 milioni di pezzi acquistati nel 2018, anche se sono molti di più quanti vorrebbero farlo, tre dei quali nel nostro Paese. (Wired, 16 gennaio 2015, Wearable Technology, cosa succede in Italia).
E ancora: realtà aumentata, droni, stampanti 3D, macchine elettriche performanti, “app” per praticamente ogni cosa, biomateriali, etc. E la lista è molto corta e incompleta.

Interessante da visitare all’Expo è il “supermercato del futuro”, l’utilizzo di nuove tecnologie cambierà profondamente il modo con cui faremo gli acquisti.

Non credo che il supermercato del futuro sarà esattamente come appare nel padiglione che ho visitato, tuttavia è certamente un concept interessante sul quale riflettere.

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Un mondo che sta cambiando alla velocità della luce e noi ci siamo dentro. Riusciremo a padroneggiare tutti questi cambiamenti? Quale sarà l’impatto sul business? Cos’è necessario cambiare?

Molte aziende non riescono nel tempo. Che cosa fanno di fondamentalmente sbagliato? Di solito ignorano il futuro. (Larry Page, CEO Google)
Imprenditori e manager dovranno allora sviluppare la capacità di individuare e riconoscere i cambiamenti che avverranno, interpretando i “segnali deboli” e immaginando nuove risposte. Dovranno superare l’inerzia mentale che li costringe nello status quo ed esplorare nuove strade, nuove idee e nuovi progetti.

Il pericolo non viene da quello che non conosciamo, ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è. (Mark twain) E’ un pericolo sempre presente e che agisce in modo subdolo quando non sviluppiamo la capacità di cambiare i nostri schemi mentali, non tutti ovviamente, ma quelli che sono diventati disfunzionali, che generano risposte non più adeguate e che bloccano la capacità di produrre alternative valide e veramente innovative.

Nutrire la mente (per costruire il futuro) ed energia per cambiare, in sintesi è quello che mi ha lasciato la visita all’EXPO.

Il futuro è già qui!

Buona settimana
Massimo

 

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