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L’erba del vicino e’ sempre piu’ verde.

By 6 Settembre 2015 Marzo 29th, 2018 No Comments

L’erba del vicino è sempre più verde.Blog 3315L’invidia per quanto posseduto dagli altri non ci permette di apprezzare appieno quanto possediamo. (Wikipedia)

Viaggi studio, benchmark, conferenze, ricerche, riportano come in altre aziende (soprattutto all’estero) vi siano modi nuovi e diversi di gestione e/o per creare innovazione rispetto a quelli ottocenteschi tipici di molte aziende italiane.
E così, manager e imprenditori nostrani scoprono mondi nuovi.

L’ultima moda sembrano i viaggi studio nella Silicon Valley, per andare a vedere cosa sta succedendo là, in una delle zone con il livello più alto d’innovazione al mondo.
E’ un trend al quale assisto con piacere e divertimento, anche perché noi ci siamo stati già qualche tempo fa, in anticipo su molti altri.

All’epoca, ci era venuto il sospetto che le nostre idee su una gestione più moderna delle aziende potessero essere sbagliate e allora siamo andati a confrontarci con quello che a detta di molti sono le migliori aziende e a studiare realtà tra le più avanzate al mondo.
Abbiamo raccontato la nostra esperienza in diversi eventi che abbiamo organizzato proprio per portare a conoscenza di manager e imprenditori italiani, di tutta una serie di nuovi temi, processi e modi operativi e ne abbiamo anche scritto in “Re-Think!”, sebbene non abbiamo intenzionalmente voluto fare esplicito riferimento a nessuna azienda in particolare, proprio perché non crediamo che funzioni copiare soluzioni nate in contesti molto particolari come la Silicon Valley.

Che l’innovazione passi prima e soprattutto con la creazione di spazi, luoghi, esperienze e tecniche nuove, ne abbiamo scritto diffusamente; l’ultimo piccolo contributo è la prefazione che ho avuto l’onore e il piacere di scrivere per il libro di Bob Emiliani “Speed Leadership”, dove ho fatto riferimento a trend che stanno cambiando il business e tutta una serie di nuove competenze che dovranno essere padroneggiate da chi ha la responsabilità dell’azienda per operare con successo.

Ampie ricerche documentano come l’attenzione, lo sviluppo e la formazione delle persone in azienda siano elementi decisivi per la creazione di organizzazioni che possano operare nei mercati di oggi.
Rilevo, anche in questo caso con piacere e divertimento, come molti “esperti” abbiano finalmente preso consapevolezza di questi elementi fondamentali a lungo trascurati.
Emergono, così, tutta una serie di verità su una gestione davvero moderna delle organizzazioni e tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate; secondo: vengono violentemente contestate; terzo: vengono accettate dandole come evidenti (Arthur Schopenhauer).

In altri scritti, ho paragonato questi cosiddetti viaggi studio e le visite alle aziende di grido, alle “gite delle pentole” di vecchia memoria, con la differenza che in questo caso non compri le pentole.

In questi viaggi si vedono cose molto interessanti, affascinanti, c’è tanto “food for thought”, ma poi al rientro in azienda tutto prosegue come al solito e la gita viene relegata nell’angolo dei ricordi piacevoli da raccontare perché, così, “te la tiri un pò” e dai l’impressione di essere uno che sa come gira il mondo.
Non ho nulla ovviamente contro questi viaggi, servono certamente ad aprire la mente, ma e poi?
Innanzitutto dovrebbero portare a delle azioni, concrete, reali, alla convinzione e al coraggio di voler cambiare le cose, di fare.
Secondo, ci dovrebbe essere la consapevolezza che copiare tecniche e organizzazioni mutuandole da altre aziende, non funziona e non è sostenibile. Cultura aziendale, ambiente, business, sono diversi e quello che funziona a Palo Alto in California, non può essere preso e trasferito con un’operazione di “copia e incolla” in un contesto completamente diverso. Smettiamola con le “best practice” e cerchiamo invece le “next practice”!

Amiamo la ricerca delle ricette, da sempre operiamo così, le ricette sono belle, semplici ed eleganti e sarebbe bello, come si fa con un piatto di alta cucina, poterle copiare e replicare così l’originale, ma la realtà è ben diversa. Ne abbiamo ampia evidenza, dal Six Sigma, al WCM, al Lean Manufacturing e via dicendo, ne ho parlato ampiamente in uno dei post qualche mese fa: Ricette per catastrofi (29 marzo 2015).

Dobbiamo smetterla con la “sindrome di Calimero” e cominciare a pensare che anche in Italia abbiamo persone che valgono e che sanno fare, solo che non riusciamo a tenerle, a motivarle, a stimolarle e che, per riuscire a fare qualcosa di veramente nuovo, devono andare all’estero.

Dobbiamo essere aperti al cambiamento ed essere consapevoli che ogni uomo confonde i limiti del proprio campo visivo con i confini del mondo, come diceva Arthur Schopenhauer, e quindi dobbiamo allargare i limiti del nostro campo visivo e imparare a vedere, trovando il coraggio di sfidare l’esistente per migliorarlo.

Filosofia, wishful thinking, metafisica? No, azioni reali e concrete.
Sostengo che possiamo creare ambienti aperti, creativi, dove le idee possono emergere, dove le persone sono motivate e stimolate a fare, a proporre, a migliorare, a innovare.
Chi ha l’autorità e il potere ha il diritto-dovere di cambiare le cose per realizzare queste possibilità e cogliere tante opportunità nuove.

Non posso non citare qui un tema sul quale torno spesso, cioè la formazione.
Molte delle competenze di oggi sono già obsolete o lo diventeranno in breve tempo.
Bisogna dunque individuare le nuove competenze e attuare programmi di formazione continua portati avanti con serietà e che portino poi all’attuazione pratica nell’operatività aziendale delle nuove metodologie, tecniche e competenze apprese.
La formazione è diventata oramai un grosso business che attrae tanto soggetti poco qualificati che fanno, appunto, un bel business e poca formazione, offrendola, come al mercato, a prezzi stracciati; chi ha la responsabilità di decidere in quest’ambito deve essere consapevole che la formazione seria è un investimento e come tale va trattato.

In Italia la formazione o è gratuita, o è finanziata, deve costare poco e non deve sottrarre tempo all’operatività dei dipendenti; con questa logica miope assistiamo a un continuo e progressivo impoverimento delle competenze e a un abbassamento generale della professionalità, a tutti i livelli.
Non è proprio la filosofia delle aziende della Silicon Valley che hanno capito quanto la motivazione, la competenza e l’esperienza delle persone siano invece la causa del successo delle aziende e fanno di tutto per prendersi cura di questo “asset strategico”.

E’ dunque, cosa buona e giusta andare in pellegrinaggio alla Silicon Valley, purché poi si abbia il coraggio, la determinazione e la voglia di fare quello che va fatto, sperimentando ed esplorando nuove strade e abbandonando criteri di gestione medioevali.

E’ necessario ritrovare il piacere di fare azienda, di essere imprenditori per costruire, seppur nel mezzo delle tante difficoltà che questa Italia un po’ sgangherata crea.
Ci sono molti casi di successo tutti italiani di cui si parla sempre poco, mentre grande spazio viene dato a imprenditori o manager che lo sono solo di nome e non di fatto, che, incapaci di trovare nuove soluzioni o bloccati nei proprio schemi rigidi, sanno solo proporre tagli di costi, tagli di stipendi, outsourcing, delocalizzazioni o che vendono ad aziende estere. Soluzioni buone per tutte le stagioni, vecchie e logore, ma sempre efficaci quando le motivazioni sono solo fare soldi facili e pensare alla carriera.
Forse abbiamo bisogno qualcosa di meglio.

E quel meglio, lo possiamo costruire con l’obiettivo di diventare anche noi quel vicino la cui erba è più verde.

Possiamo creare la nostra Silicon Valley, tutta italiana.
Non è un bel progetto?

Buona settimana
Massimo

 

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