Non è facile volare senza ali. (Plauto)
Solo chi sogna impara a volare.
Jim Morrison
Nel post del 22 marzo – Se la tua azienda fosse un aereo, ci voleresti sopra? – citando un brano tratto da “Il Piccolo Principe”, nel quale si parla dell’uomo che accende il lampione ripetendo infinite volte quel gesto, senza capirne il significato, scrivevo: “trovo questo brano del Piccolo Principe molto triste, da qualcuno è citato come esempio di perseveranza, a me sembra solo una scioccante, disarmante stupidità: se la consegna non è cambiata ma il mondo sì, cambiamo la consegna”.
Come, allora, possiamo “cambiare la consegna”?
Potremmo immaginare un’azienda come un aeroplano, un biplano per ricordare la storia dell’aviazione dalle origini, tempi eroici in cui molto era lasciato all’abilità dell’uomo, guidato da un intrepido pilota, il quale fissata la direzione, la fa alzare in volo, portandola a un’altezza mai raggiunta prima.
L’aereo si muove in un’atmosfera a volte turbolenta e serve tutta l’abilità del pilota per mantenere la rotta e tenere in assetto il velivolo.
Il cielo sereno cambia improvvisamente e compare un versante tempestoso, il nostro piccolo aereo si trova così ad attraversare uno spesso strato di nuvole tra forti scrosci di pioggia e solo la grande esperienza e capacità del pilota riesce ad evitare il peggio.
L’areo ha una meccanica complessa e per mantenerlo in buone condizioni ed efficiente, il team a terra ha dovuto lavorare a lungo e con perizia, per svolgere le necessarie operazioni di manutenzione e cura.
E così, con le giuste cura e la necessaria competenza, il nostro biplano può compiere il viaggio e arrivare a destinazione.
Noi abbiamo paura di lavorare nelle organizzazioni. Noi abbiamo paura di prendere le decisioni “vere”, cioè quelle che vanno prese in un contesto di incertezza. Noi abbiamo paura ma non la sappiamo riconoscere, la neghiamo, non ne parliamo.
Nelle organizzazioni non udiamo la parola “paura”. Spesso pensiamo al leader come a un capitano che, in prua contro le onde, conduca la nave durante la tempesta, impavido e trascinatore.
“La paura non esiste” affermiamo con convinzione, E così la paura non riconosciuta (negata) ci impedisce di comprendere un meccanismo pericoloso e subdolo: le reazioni istintive al pericolo.
Volare non è naturale. Così molte delle attività, degli oggetti che utilizziamo e produciamo nelle imprese non sono naturali.
100 anni di volo non bastano. 100 anni d’impresa non bastano.
L’istinto, così come la paura che ne è il più importante precursore, deve ancora percorrere molta strada per evolversi in modo tale da aiutarci così come aiuta gli uccelli.
Esiste però un cammino che ciascuno di noi, come individuo, e ciascuna organizzazione, come insieme di individui orientati a un insieme di obiettivi, può compiere: apprendere come utilizzare la paura e l’istinto in modo positivo e utile. (Manager ad alta quota – storie di volo ad uso dei leader di domani – Andrea Montefusco)
I piloti devono avere molte ore di volo e molta esperienza per condurre un velivolo con sicurezza e padronanza. Non solo teoria, ma molta, molta pratica e non la imparano certo nei master, ma sul campo.
Basta una virata a “elevata inclinazione”, anche in condizioni di ottima visibilità, a creare sensazioni fallaci. Se poi non si conoscono bene i comportamenti dei comandi in quelle situazioni, l’istinto ci porterà in un circolo vizioso senza via d’uscita.
(…) Se un pilota non è addestrato e allenato, per di più senza gli opportuni strumenti, “entra in nube perdendo l’orizzonte”, probabilmente morirà in pochi minuti.
(…) Smitizzeremo anche l’idea dell’aviatore come “Barone Rosso”: “esistono i piloti audaci e i piloti anziani. Non esistono i piloti audaci e anziani”. Il mondo del volo è l’unione tra la creatività e l’umiltà, dove un insieme di piccole cose e il tenace desiderio di “metterle in fila” permettono a tutti, dal pilota del grande liner sino all’ultimo rampista, di governare una complessità non facilmente immaginabile, tanto che oggi i processi operativi del sistema aeronautico, visti nel loro insieme, sono considerati i meno difettosi del mondo del business. (Manager ad alta quota –Andrea Montefusco)
Interessante analogia tra il mondo del business e il mondo aeronautico, tra il pilota e il leader.
Ora, guardiamo al biplano:
- un motore (obiettivi) che funziona con un carburante (motivazione) e fornisce la spinta per potersi muovere;
- un’elica che trasforma la spinta del motore in movimento (azione);
- sul velivolo agisce una forza – la portanza che lo sostiene in aria (valori e scopo dell’azienda) e la gravità che lo vorrebbe riportare a terra (le abitudini e i modelli mentali esistenti).
Ancora più interessante, al comando del nostro biplano c’è un pilota (leader) che ha una direzione (visione) e che con la sua esperienza e competenza (cuore e mente) può guidare con successo verso la destinazione scelta.
A terra c’è un team (persone) indispensabili per la buona riuscita del viaggio e il successo del pilota è il successo delle capacità del suo team di mantenere efficiente e curato l’aereo.
L’aereo ha anche due ali (creatività e immaginazione) uniti da aste (metodi e processi) che ne assicurano sia la struttura, che la flessibilità. Senza ali non è possibile volare. Le galline hanno le ali, ma sono poco sviluppate e in realtà possono solo saltellare qua e là senza la possibilità di spiccare il volo.
Chi ha progettato il biplano ne era consapevole, sapeva che per volare servono tutta una serie di dispositivi e sono tutti importanti. Dal loro funzionamento integrato, sincronizzato e corretto dipende la buona riuscita del volo.
A te caro lettore la scelta se vuoi un biplano o un pollaio, ma se scegli il primo devi dotarlo di ali, altrimenti …
Cambiare la consegna vuol dire allora avere il coraggio e la volontà di costruire un biplano dotato di tutti i necessari elementi per spiccare il volo. Le aziende di domani sono già oltre al biplano e sono al jet e tu?
Buona settimana
Massimo